27 gennaio 2021

PRIMO LEVI - SE QUESTO E' UN UOMO

 


SE QUESTO E' UN UOMO

Per capire, riflettere, non dimenticare ciò che successe a tanti ebrei, tra cui l’illustre scrittore italiano Primo Michele Levi, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi, vincitore di ambitissimi premi letterari tra cui il Premio Strega e il Premio Campiello.

Partigiano antifascista, fu catturato il 13 dicembre 1943 dai nazifascisti in Valle d'Aosta e, giacché ebreo, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, nel febbraio dell'anno successivo.


"Questo non è un sanatorio. Questo è un Lager tedesco, si chiama Auschwitz, e non se ne esce che per il camino. Se ti piace è così; se non ti piace, non hai che da andare a toccare il filo elettrico."

Primo Levi


Primo Levi trascorse un anno nel tremendo lager di Auschwitz, dove le persone non avevano più nemmeno un nome, ma solo un numero marchiato nel braccio sinistro. Un luogo dove uomini, donne e persino bambini venivano avviati alla morte in nudi cortei macabramente accolti dal cemento delle camere a gas,  macchiato di sangue e graffiato da unghie e mani selvaggiamente disperate e troppo lontano  perché il mondo potesse ascoltare le loro urla finali.


 Un anno orribilmente interminabile di degradazioni in cui l'autore trovava la forza ogni mattina di radersi, solo per continuare a sentirsi un essere umano e che raccontò, attraverso raccapriccianti scene di vita quotidiane, nel suo romanzo d'esordio pubblicato nel 1947"Se questo è un uomo", per l'appunto, considerato un capolavoro della letteratura mondiale neorealista.

" Per mia fortuna sono stato deportato ad Auschwitz   dopo il 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopora, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminare, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio  dei singoli.Perciò questo mio libro in fatto di particolari atroci non aggiunge nulla a quanto ormai è noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato dell'animo umano."

( Tratto da  "Se questo è un uomo" Primo Levi)

Primo Levi , già ateista convinto, dopo il vissuto di Auschwitz rafforzò le sue convinzioni:  "C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo".

La speranza, il ritrovato piacere della libertà, la paura e l'entusiasmo della rinascita fisica e morale rivivono  invece nel suo secondo romanzo "La tregua", scritto quattordici anni dopo, dove narra ancora del dolore della prigionia, ma soprattutto della sofferta e lunga odissea del suo rientro in patria attraversando  Polonia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Ungheria, Germania e Austria. 


Entrambi sono romanzi indimenticabili, che non possono lasciare indifferenti e che contengono un profondo messaggio a favore della dignità umana, espresso attraverso una prosa piacevolissima e scorrevole.
Primo Levi scrisse anche altri romanzi, alcuni attingendo alle sue competenze di chimica, materia in cui era laureato, ma lo scopo principale della sua esistenza restò impedire che si dimenticassero gli orrori perpetrati al popolo ebreo, partecipando per questo a numerosi incontri pubblici e recandosi soprattutto nelle scuole, per testimoniarli ai giovani.


La vita di Primo Levi si terminò l’11 aprile 1987 quando, senza conoscerne le dinamiche, fu trovato morto alla base della tromba delle scale di casa.Molti furono propensi a credere nella volontaria decisione di porre fine alla propria vita con un clamoroso atto finale, altri invece che la caduta potesse essere stata provocata dalle vertigini di cui lo scrittore soffriva. Le spoglie dello scrittore riposano presso il campo israelitico del cimitero monumentale di Torino e sulla sua tomba ha voluto che fosse inciso, oltre al suo nome, il numero 174517, il numero che lo identificava nel lager.



Concludo con la poesia, fortemente ammonitiva, che apre il romanzo...

SE QUESTO E’ UN UOMO
 

Voi che vivete sicuri
nelle vostre case calde,
voi che tornando a casa la sera
trovate un piatto caldo e facce amichevoli:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per un pezzo di pane,
che muore per un sì o per un no di qualcun altro.
Considerate se questa è una donna,senza capelli né nome,
senza più la forza per ricordare,
con gli occhi vuoti e il grembo freddo,
proprio come una rana durante l’inverno.
Meditate sul fatto che tutto ciò è accaduto davvero
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore 
ricordatele rimanendo a casa o camminando per strada,
andando a dormire e alzandovi la mattina;
ripetetele ai vostri figli.
Possa, altrimenti, la vostra casa cadere a pezzi,
possa la malattia rendervi infermi,
possano i vostri figli voltarvi le spalle provando odio.

Primo Levi
(Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) 



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