Martin Niemöller, teologo e pastore protestante tedesco, è diventato famoso soprattutto per questa poesia che mette l'accento sul comportamento indifferente, soprattutto degli intellettuali dell'epoca nazista, nei confronti dei deportati nei campi di concentramento.
Comandante di sommergibili durante la prima guerra mondiale, prima di iniziare gli studi teologici, anche Niemöller era un attivista favorevole al Partito Nazista, finché, presa coscienza dei crescenti orrori, nel 1934 cominciò a opporsi al nazismo e soprattutto alle intenzioni di Adolf Hitler di sottomettere tutte le chiese tedesche sotto il controllo dei nazisti e dei cosiddetti cristiani tedeschi .
Niemöller continuò a predicare in tutta la Germania, ma le sue influenti e ricche amicizie contribuirono a tenerlo fuori dai guai finché, a causa di un suo sermone particolarmente esplicito e veemente, non fu arrestato nel 1937 dalla Gestapo su ordine di un infuriato Hitler.
Rimase per otto anni prigioniero in vari campi di concentramento, tra cui di Sachsenhausen e Dachau.
Trasferito nel 1945 nel Tirolo in Austria, dove le forze alleate lo liberarono alla fine della seconda guerra mondiale.
La poesia, che vi propongo nel testo più conosciuto, ha diverse varianti ed è oggetto di molte citazioni, non di rado viene attribuita a Bertolt Brecht.
PRIMA VENNERO GLI EBREI
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi
. Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare".
Martin Niemoeller
(Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)
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