Se dovessimo sentire nostalgia dei colori autunnali, possiamo sempre ritrovarli in queste splendide opere...
LEONID AFREMOV
storia di un impressionista contemporaneo
Monet, Manet, Degas, Renoir, Morisot. Tutti conoscono questi importanti artisti che durante l’800 diedero vita ad una delle correnti più famose del panorama artistico mondiale: l’ Impressionismo. Inizialmente malgiudicati e snobbati dalla critica troppo classicista per opere che venivano definite “incompiute”, divennero presto promotori e innovatori, stravolgendo l’idea d’arte del popolo e del mondo.
Oggi, neanche a dirlo, l’Impressionismo è amato ed elogiato come uno degli stili più importanti della storia, basti pensare ai diversi musei parigini che ne accolgono le opere (Louvre, Marmottan, Musèe d’Orsay, Orangerie). Ma quello che in pochi sanno è che in quest’epoca, tra artisti che dipingono virtualmente e opere astratte piuttosto bizzarre, c’è chi continua a preferire questo stile al progresso che indubbiamente li porterebbe a dipingere su una tavoletta grafica piuttosto che con tempere e colori ad olio. E il bielorusso Leonid Afremov è uno di questi nostalgici, ma con un tocco decisamente particolare.
Nato a Vitebsk (stessa città natia del pittore Marc Chagall) nel 1955 da genitori ebrei, Afremov ebbe un’infanzia particolarmente travagliata a causa della sua religione, all’epoca ancora malvista sotto il dominio russo. Studiò nella scuola d’arte di Vitebsk, uscendone come uno dei membri più importanti che l’università avesse mai avuto.
Lavorò in diversi campi, da designer di loghi a scenografo presso un teatro locale, finché intraprese la strada del free lance, lavorando spesso nella creazione di poster per fattorie e scuole, e a casa cominciò a realizzare i suoi primi lavori nella speranza di poterli vendere. Tuttavia le sue opere non riscontrarono un gran successo, e i suoi dipinti vennero consegnati e perlopiù regalati ad amici e parenti.
Dopo il disastro di Chernobyl, nel 1986, e i continui problemi dovuti all’antisemitismo bielorusso, Leonid Afremov decise di emigrare all’inizio degli anni ’90 con la sua famiglia verso Israele, in seguito alle leggi di Gorbaciov che permettevano l’emigrazione ai cittadini sovietici.
Nonostante nella nuova patria riuscì ad allestire qualche mostra, anche qui il pittore venne disprezzato e ghettizzato: la famiglia si trovò quindi immersa in una situazione economica piuttosto delicata, costringendo il figlio sedicenne di Afremov a vendere i quadri del padre porta a porta. Sorprendentemente quest’azione si rivelò fruttuosa: la vendita porta a porta divenne piuttosto redditizia, tanto che permise ad Afremov di aprire dopo pochi anni una sua galleria d’arte.
Ma l’odio antisemita non gli diede pace, e nonostante i diversi tentativi di farsi conoscere, nel 2002 Afremov si vide costretto a ripartire, stavolta verso gli Stati Uniti, nella speranza di essere riconosciuto per la sua bravura artistica.Sul suolo americano le gallerie d’arte richiesero all’artista solo e soltanto dipinti a tema ebraici o musicali, limitando di molto le idee e la creatività del pittore.
Nel 2004 la svolta: il figlio di Afremov fu iniziato ad eBay, il famoso sito di compravendita online, dove i quadri del padre andarono a ruba per centinaia e a volte migliaia di dollari. L’artista venne invitato a diversi talk show locali, dove la sua arte venne definita calma e rilassante da diversi psicologi e psichiatri, i quali pubblicarono i suoi quadri presso diverse riviste.
Più tardi aprì un suo sito per la compravendita online delle sue opere, ma che per problemi di salute venne diretto e gestito dai figli. Nel 2010 Afremov decise di trasferirsi in Messico, a Playa del Carmen, dove tuttora risiede con sua moglie ed i suoi figli che continuano a gestire per lui il suo sito. I suoi dipinti sono pregni di colori accesi, e spesso rappresentano paesaggi notturni sotto la pioggia: ma nessuno comunica solitudine o tristezza.
Sono paesaggi reali, impregnati di luci, persone, danze, musica che sembra trapelare dalle sue opere. Certo, il suo modo di pitturare non è così innovativo (usa prettamente colori ad olio spalmati sulla tela con la spatola), ma è dietro l’idea che si nasconde la vera bellezza.
Un sogno, un’utopia più reale che mai, per un artista che non ha avuto vita facile, ma nonostante ciò si aggrappa fortemente alla vita, mai spenta e sempre colorata di mille luci. Come una persona che vaga, nella notte, con il suo ombrello, circondato dal conforto che dopo la tempesta vale sempre la pena guardare attorno a sé le luci che lo circondano.
(articolo di Martina Marotta)
Leonid Afremov