25 dicembre 2017

IL PICCOLO ALBERO DI NATALE - G. Gavino



Storie carine da raccontare ai bambini per rendere il Natale ancora più speciale... ma che piacciono anche a noi!


IL PICCOLO ALBERO DI NATALE

C'era una volta un piccolo albero di Natale che, quando parlava con mamma
albero di Natale e papà albero di Natale, non vedeva l'ora di poter mettersi
addosso le palline colorate, i festoni argentati e le lampadine. Sognava
ogni notte il suo momento, entrare nel salotto buono, gustarsi i sorrisi gli
auguri in famiglia, lasciarsi sfuggire una lacrima di resina dalla
contentezza.

E venne finalmente il giorno del piccolo albero di Natale. Venne scelto
quasi per caso tra tanti amici alberi di Natale anche loro. Pensava: "Adesso
è venuto il mio momento, adesso sono diventato grande". Il viaggio fu lungo,
incappucciato di stoffa bagnata per non perdere il verde luminoso dei rami
ancora giovani. Tornata la luce, il piccolo albero di Natale si trovò nella
casa di una famiglia povera. Niente palline, niente festoni, solo il suo
verde scintillante faceva la felicità dei bambini che lo stavano a guardare
con gli occhi all'insù, affascinati. Era il loro primo albero di Natale.
Subito fu deluso, sperava di poter dominare una sala ricca di regali e di
addobbi eleganti.

Ma passarono i giorni e si abituò a quella casa povera ma ricca di amore.
Nessuno aveva l'ardire di toccarlo. Venne la sera di natale e furono pochi i
regali ai suoi piedi ma tanti i sorrisi di gioia dei bambini che per giorni
erano rimasti a guardarli sotto il suo sguardo severo per cercare di
indovinare che cosa ci fosse dentro. Venne il pranzo di Natale, niente di
speciale. Venne Capodanno, con un brindisi discreto, ma auguri sinceri.

E venne anche l'Epifania e il momento di andare via. Questa volta non lo
incappucciarono. Lo tolsero dal vaso, gli bagnarono le radici e tutta la
famiglia lo accompagnò verso il bosco. Era felice di ritornare con mamma
albero di Natale e papà albero di Natale. Passando per la strada vide tanti
suoi amici, ancora con le palline colorate e i fili d'oro e d'argento, che
lo salutavano. Ma c'era qualcosa di strano, erano tutti nei cassonetti della
spazzatura, ricchi e sventurati, piangevano anche loro resina, ma non per la
contentezza. Chissà dove sarebbero finiti!

Ora il piccolo albero di Natale è diventato un abete grande e possente, ha
visto tanti figli andare in vacanza per le feste. Qualcuno è ritornato, sano
o con un ramo spezzato. Lui guarda da lontano la città dove i bambini del
suo Natale lo hanno amato e rispettato. Perché è un albero di Natale, albero
di Natale tutto l'anno, perché Natale non vuol dire essere buoni e bravi
solo il 25 dicembre, perché Natale può essere ogni giorno. Basta volerlo
come quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna,
anche se lontano, anche se non lo vediamo.

E c'era una volta e c'è ancora oggi, un albero di Natale. Sempre diverso e
sempre uguale, quasi un caro amico di famiglia che si presenta ogni anno per
le vacanze, le sue vacanze, da Santa Lucia all'Epifania. Grande, piccolo,
verde o dorato, testimone di ogni Natale, un amico con il quale aspettare
l'apertura
dei regali e l'occasione buona per scambiarsi gli auguri, per fare la pace,
per dirsi anche una parola d'amore.

E tutti vogliamo bene all'albero di Natale, ogni anno disposti ad arricchire
il suo abbigliamento con nuove palline colorate, un puntale illuminato e
addobbi d'oro e d'argento. È cresciuto con noi, cambiato ogni anno, sempre
più bello agli occhi di chi guarda, occhi di bambino, ma anche occhi di
adulto che vuole tornare bambino. Per quei giorni di festa è lui a fare la
guardia al focolare, a salutare quando si rientra a casa, a tenere compagnia
a chi è solo. Una presenza che conforta, non solo nell'anima. È meglio se
l'albero
è di quelli con le radici, pronto a dismettere l'albero della festa e a
compiere il suo dovere in mezzo ai boschi, a diventare grande, libero e
felice.

Giulio Gavino



NOTTE NATALIZIA - Silvana Pagella




A tutti voi, una magica notte di Natale!

NOTTE NATALIZIA

Ora, in questa notte di magia,
fragili sospiri spezzano il silenzio,
dal camino scricchiolano scintille chiare.
Sono aliti del buio luminoso di Natale.
Tutti i desideri degli uomini viventi sono accesi.
Persino il cane ed il gatto diventano amici…

Silvana Pagella

24 dicembre 2017

L'ALBERO DI QUEST'ANNO - Giovanni Pascoli



Quest' anno un albero di Natale veramente molto speciale, non si poteva non accogliere l'idea!
Un albero per celebrare la nostra amicizia e augurare buone feste!


L'ALBERO DI QUEST'ANNO
Tu che ne dici o Signore, se in questo Natale
faccio un bell'albero dentro il mio cuore e ci attacco,
invece dei regali, i nomi di tutti i miei amici?
Gli amici lontani e vicini. Gli antichi e i nuovi.
Quelli che vedo tutti i giorni e quelli che vedo di rado.
Quelli che ricordo sempre
e quelli che, alle volte, restano dimenticati.
Quelli costanti e intermittenti.
Quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre.
Quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire.
Quelli che conosco profondamente
e quelli dei quali conosco solo le apparenze.
Quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto.
I miei amici semplici ed i miei amici importanti.
I nomi di tutti quelli che sono già passati nella mia vita.
Un albero con radici molto profonde
perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore.
Un albero dai rami molto grandi,
perché nuovi nomi venuti da tutto il mondo
si uniscano ai già esistenti.
Un albero con un'ombra molto gradevole,
la nostra amicizia sia un momento di riposo
durante le lotte della vita.
 
Giovanni Pascoli

LA LEGGENDA DEL GELSOMINO - M. Tibaldi Chiesa


Buon Natale con il soave profumo del gelsomino...

LA LEGGENDA DEL GELSOMINO 


Il gelsomino simboleggia l’Amore divino, ed è per questo che secondo una credenza araba il paradiso è profumato di gelsomino.
I fiori del gelsomino sono così belli, coi loro petali delicati e col loro profumo incantevole, che gli uomini hanno sempre pensato a una loro origine prodigiosa. Una leggenda racconta come sia nato il gelsomino.

La notte in cui il Bambino Gesù nacque a Betlemme, nevicava e faceva un freddo terribile. Sapete che nella stalla dove il Bambino giaceva sulla paglia, l'asinello e il bue lo riscaldavano con il loro fiato dolcemente...
Ed egli si era addormentato in un soave sonno. Vicino vegliavano la Madonna e San Giuseppe.
Ad un tratto, una raffica di vento impetuoso investì la capanna, e la porta mal connessa si spalancò all'improvviso. Una folata d'aria gelida e di neve candida entrò nella stalla. Presto San Giuseppe corse a chiudere la porta, ma un fiocco di neve si era posato sulla fronte del Bambino Gesù. Te­mendo che egli si destasse, la Madonna si chinò su di lui, e con un bacio rimosse dalla fronte il bianco fiocco.
Miracolo! Esso si disciolse al calore delle labbra ma si trasformò in un piccolo fiore dal profumo intenso e dai petali candidi come neve.
Il gelsomino era sbocciato dal bacio della Madonna sulla fronte del Bambino Gesù.


M. Tibaldi Chiesa

LA LEGGENDA DEL RAGNO


Dopo aver letto questa leggenda,son sicura che i ragni smetteranno di essere tra gli animaletti più detestati sulla faccia della terra!

IL DONO DEL RAGNO


Non tutti erano felici, quando nacque Gesù. Un uomo era furioso e sconvolto. Il re Erode, che governava la Palestina per conto dei Romani, era morso da una díssennata gelosia. Aveva sentito dai Magi che a Betlemme era nato un re. Immaginò un piano feroce: uccidere tutti i bambini della città.
I soldati di Erode portarono terrore e dolore in molte case felici. Giuseppe e Maria presero il Bambino Gesù e si incammi­narono in fretta verso l'Egítto.
La sera del primo giorno di fuga, stanchi e affamati, cercarono rifugio in una grotta. Faceva freddo, tanto freddo che la terra era bianca di brina.
La famigliola si sistemò come poté in un angolo. Stavano stretti stretti, per scaldarsi un po'. Di accendere un fuoco non si parlava nemmeno. Si sentivano in lontananza galoppare i cavalli dei soldati.
Giuseppe e Maria credevano che nessuno li avesse visti. In realtà un testimone c'era. Un piccolo ragno che si dondolava attaccato ad un filo proprio all'entrata della grotta. Quando il ragno vide il bambino Gesù, desiderò molto fare qualcosa per lui. Sapeva che tanti animali fortunati avevano potuto fargli a loro dono.
Decise di fare la sola cosa che poteva fare un ragno: tessere la sua tela di fronte all'entrata della caverna, per fare una bella e delicata tendina.
Improvvisamente, lungo il sentiero, venne un drappello di soldati di Erode. Cercavano il bambino per ucciderlo. Quando giunsero alla grotta, stavano per entrare e perquisirla, ma il comandante notò la ragnatela. La brina bianca l'aveva ricoperta e sembrava una serie di trine stese a chiudere l'entrata della grotta.
«Lasciate stare» disse il comandante. «Non vedete che c'è una grossa ragnatela intatta? Se qualcuno fosse entrato nella grotta l'avrebbe certamente rotta!».
I soldati passarono oltre. Così un piccolo ragno salvò la vita a Gesù facendo l'unica cosa che sapeva veramente fare: tessere la sua ragnatela.
Per questo, ancora oggi, mettiamo «baffi» e frange scintillanti sugli alberi di Natale e nelle case. I nastri scintillanti rappresen­tano i fili della ragnatela, bianca per la brina, indorati dai raggi della luna, che stavano all'entrata della grotta sulla via dell'E­gitto.
E ricordiamo il dono del piccolo ragno che salvò la vita a Gesù. 
 (Don Bruno Ferrero, Tutte storie, LDC)

LA LEGGENDA DELLA STELLA DI NATALE



Come nacquero le stelle di Natale?
Per amore, naturalmente...

LA LEGGENDA DELLA STELLA DI NATALE

In Messico, nella lontana America, il Natale è una grande occasione di festa. Tutti ne approfittano per sfoggiare vestiti nuovi, imbandire le tavole con cibi e bevande abbondanti e diversi dal solito, scambiarsi regali costosi e raffinati. Che è poi quello che succede in gran parte del mondo. Ma anche a Città del Messico ci sono persone che non possono permettersi di far festa neppure la vigilia di Natale.Una di queste, forse la più povera di tutte, si chiamava Ines. Era una piccola e graziosa bambina indiana, grandi occhi neri nel visetto scuro, che vagava per il mercato a piedi nudi, guardando ogni cosa che c’era sulle bancarelle. Tutte cose per lei proibite, ricca solo del suo sorriso con cui cercava di intenerire i venditori, che le regalavano sempre qualcosa.
Tutto quello che riceveva lo metteva nella tasca del suo grembiule. Il contenuto di quella tasca era preziosissimo: quello era il cibo per i suoi fratellini e la mamma ammalata che aspettavano a casa.
La sera della Vigilia di Natale, la tasca era colma più del solito. Ines però non era del tutto felice, aveva un piccolo ma insistente, segreto cruccio.
Ines desiderava portare un fiore a Gesù Bambino come era tradizione a Città del Messico. C’era un specie di gara a chi portava il fiore più bello e lei immaginava che fosse il suo.
Ma come faceva a procurarsi un fiore? Avrebbe voluto cogliere qualche fiore dai balconi più ricchi, ma come faceva a portare un fiore rubato a Gesù Bambino?
La piccola vagava inquieta, alla ricerca di un fiore. Cautamente si inoltrò in una stradina tortuosa piena di ruderi in cerca di un fiore, ma anche lì non trovò niente. Era tardi e la mamma stava certamente aspettando il suo ritorno. Gettò un ultimo sguardo e vide in un angolo un ciuffo di piantine che avevano foglie verdi, lucide, disposte come i petali di un fiore.
Raccolse alcuni rametti e formò un piccolo mazzo. Mancava ancora qualcosa. La bambina si tolse la cosa più preziosa che aveva: il nastro rosso che serviva a legare i capelli. Con il nastro fece una coccarda intorno alle foglie verdi. Ormai doveva tornare a casa; Ines passò davanti alla chiesa ed entrò. Vide la statua di Gesù Bambino e gli disse:” Te li lascio adesso, mi vergogno troppo a venire dopo con gli altri bambini”. Un “oh” di meraviglia la fece trasalire, intorno a lei c’era un gruppo di gente che fissava meravigliata il suo mazzo di fiori. “ Che bei fiori……dove li hai trovati? Non ho mai visto dei fiori così belli…..” Ines guardò il suo mazzo di foglie e rimase senza parole. Le foglie erano diventate rosse, al centro le bacche avevano formato come un cuore d’oro. La bambina depose il suo prezioso mazzo di stelle rosso oro ai piedi della statua di Gesù Bambino.
Ora sapeva che Gesù aveva gradito il suo dono e aveva trasformato delle semplici foglie nel fiore più bello del Messico: La Stella di Natale.
Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate " Flores de la Noce Buena ", fiori della Santa Notte. Nel 1825, Joël Poinsett, ambasciatore Americano in Messico, portò negli Stati Uniti i semi delle stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo.


IL SOGNO DI MARIA - dal web



Per riflettere sul vero significato del Natale, diventato sempre più una festa commerciale e non invece una data scelta per ricordare con gioia che un Bambinello nacque nella più umili delle dimore, con l’unico scopo di dare all'umanità un'occasione di salvezza... occasione sprecata da troppi, ma possiamo ancora non sprecare la nostra!
Questo Natale insieme ai tanti regali, ricordiamoci di scartare anche Gesù nei nostri cuori...

IL SOGNO DI MARIA



Giuseppe, ho fatto un sogno che non riesco proprio a
comprendere, ma credo che riguardava la nascita di nostro figlio.
La gente stava facendo i preparativi con sei settimane d'anticipo:
decoravano le case, comperavano vestiti nuovi,uscivano spesso
a fare spese e compravano regali molto elaborati.
Era tutto molto strano, perché i regali non erano per nostro
figlio: li avvolgevano in fogli vistosi, li legavano con dei nastri
preziosi e poi li mettevano sotto un albero.
Sì, Giuseppe, un albero dentro le case; quella gente aveva
decorato un albero e i rami erano pieni di ciondoli brillanti
e in cima  all'albero c'era una figura - mi sembrò fosse
un angelo - veramente molto bella.
Dopo ho visto una tavola splendidamente imbandita con piatti
deliziosi e tanti vini: tutto sembrava squisito e tutti
erano contenti, ma noi non eravamo stati invitati.
Si vedeva che la gente era felice, sorridente e perfino
emozionata quando si scambiavano i regali ma...
Sai, Giuseppe? Non rimaneva alcun regalo per nostro figlio
e mi dava l'impressione che nessuno lo conoscesse perché
nessuno fece mai il suo nome.
Non ti sembra strano che la gente si dia tanto da fare
e spenda tanto nei preparativi per celebrare il
compleanno di qualcuno che non nominano mai e che forse
neppure conoscono ? Ebbi la strana sensazione che se
nostro figlio fosse entrato in quelle case si sarebbe
sentito un intruso.
Tutto era così bello e la gente così contenta, ma io avevo
una gran voglia di piangere perché nostro figlio
era completamente ignorato.
Che tristezza per Gesù non essere desiderato nella sua
festa di compleanno!
Sono contenta perché si è trattato solamente di un
sogno, ma che terribile sarebbe se ciò diventasse realtà!...

  (Dal web)

21 dicembre 2017

GLI UCCELLINI - dal web


Benvenuto inverno, ma cerca di non essere troppo rigido... abbi comprensione di chi non può stare al calduccio!

GLI UCCELLINI

Nella siepe tutta spini
son rimasti gli uccellini,
perchè il rovo e il biancospino,
il sambuco e l’agazzino
hanno bacche colorite,
nutrienti e saporite.
Ma lombrichi e chioccioline,
ricci, serpi e formichine,
la lucertola curiosa
(e il ramarro che riposa)
stan nascosti a sonnecchiare,
finchè il sol potrà tornare,
stan nascosti giorno e sera,
aspettando primavera.

(dal web)

L'ODORE DELL'INVERNO - Anton Checov



Che odore ha l'inverno?
Subito penso all’odore delle arance e dei mandarini, poi l’odore della legna che arde nel camino e quello della cioccolata calda da sorseggiare sotto il tepore di un morbido plaid che profuma di ammorbidente alla vaniglia... ecco, questi sono gli odori che io associo ai mesi invernali!

L' ODORE DELL' INVERNO

Il tempo dapprincipio fu bello,
calmo. Schiamazzavano i
tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
faceva un brusio, come se
soffiasse in una bottiglia vuota.
Passò a volo una beccaccia e
nell'aria con allegri rimbombi.
Ma quando nel bosco si fece
buio e soffiò da oriente un vento
freddo e penetrante, tutto tacque.
Sulle pozzanghere si allungarono
degli aghetti di ghiaccio.
Il bosco divenne squallido, solitario.
Si sentì l'odore dell'inverno.

Anton Checov

INVERNO - Giuseppe Risica




Un felice inverno a tutti!

INVERNO

Via l'autunno ecco l'inverno,
la stagione del tormento
che racchiuso al suo interno
tiene il seme del frumento.

Or la neve muta fiocca
in un modo assai perfetto,
lenta copre quel che tocca
con il bianco suo merletto.

Il laghetto s'è ghiacciato,
ci si può quasi specchiare,
sul suo viso levigato
vanno i bimbi a pattinare.

Freddo e triste urla il vento
calpestando forte il tetto
ma il fuoco arde contento
nel prezioso caminetto.

Sopra il mare i cavalloni
corron svelti e senza posa,
aspettando tempi buoni
quieto il pescator riposa.

Il tuo fiato fuori getta
se battendo i denti stai,
vedrai far la nuvoletta
ed allor sorriderai!

Giuseppe Risica


7 dicembre 2017

LA MIA PRINCIPESSA - Severino di Bernardino


Buonanotte ai sognatori...

LA MIA PRINCIPESSA


La mia principessa non ha un castello, ne una corona d'oro
non ha una carrozza, e neppure un meraviglioso tesoro.
I suoi piedi non meritano scarpette di cristallo,
ne il suo collo vale i gioielli di corallo.
Non ha il regno, il reame o un impero,
non ha il giardino di rose e nemmeno un bianco destriero.
Lei veste di bianca, pura e morbida pelle;
lei riposa così, sotto le stelle.
Il suo piccolo castello è il mio cuore,
il suo povero tesoro è il nostro amore.
La mia principessa non ha bisogno di niente per regnare:
solo di un cuore sincero, e di un rospo da baciare.

Severino Di Bernardino

DICEMBRE- A. Anglisani


Un dicembre carico di doni per tutti!

DICEMBRE

Finalmente, tutt'ornato
di finissimo ermellino,
ecco l'ultimo arrivato
al traguardo dicembrino:

Oh! buon giorno, benvenuto,
caro e candido vecchietto!
Cosa tieni nel sacchetto
che di mano t'è caduto?

Porto fiocchi, farfalline
e splendor di mille stelle;
porto pure pecorine,
zufoletti e ciaramelle!

Bene, bravo, oh, che diletto!
Vieni accanto al focolare;
lo bambino e tu vecchietto
penseremo a chiacchierare.

Ed Insiem diremo al mondo
che la fiaba bella e vera
è nel breve girotondo
d'ogni inverno e primavera!

 A. Anglisani

DICEMBRE - Roberto Piumini



Avvolto dalle sue opprimenti nebbie, novembre è andato via e ben accolto vien dicembre che, con le sue scintillanti feste natalizie, ci dispensa calore, letizia e allegria!

DICEMBRE

Quando Novembre va, Dicembre arriva :
è l’ultimo, ma ha una faccia viva.
In testa ha un gran cappuccio rosso fuoco,
in bocca un bel sorriso pronto al gioco,
intorno ha una barba tutta bianca,
però lui gioca, gioca, e non si stanca.

In una tasca ha un bue e un asinello,
nell’altra ha un abete molto bello,
sotto il cappuccio tiene una cometa,
dentro la borsa c’è una mamma quieta,
dentro il sacco un papà tranquillo,
negli stivali un angelo con squillo,
e in un taschino proprio sopra il cuore
ha un bambino che è un Redentore.

Dicembre, un mese che ci sembra antico,
e invece è sempre nuovo, e molto amico.

Roberto Piumini

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