31 dicembre 2020

NOTTE DI CAPODANNO - Rosarita De Martino



Una fine col botto a questo sciagurato anno e che sia un nuovo anno scoppiettante di gioia!

 NOTTE DI CAPODANNO


Scoppiettano,

rimbombano,

tumulto di spari

turbinio di fuochi,

ma urlano la gioia?

Confusa esco dal giardino

di mia vita.

Inciampo

in grovigli di egoismo,

scalo

monti d’orgoglio,

precipito

in valli d’insignificanza,

rumino

macigni di preghiera.

Ecco ritrovo

seme novello

di speranza

e cauta lo ricopro

con terra d’amore.

Mi riposo …

ai bordi del silenzio

e fiduciosa

attendo nuova fioritura.


Rosarita De Martino

 

L'ANNO VECCHIO SE NE VA - Arpalice Cuman Pertile



Penso che non siamo mai stati più felici di lasciarci alle spalle un anno così sventurato!


L'ANNO VECCHIO SE NE VA


 L’anno vecchio se ne va,

e mai più ritornerà.

Io gli ho dato una valigia

di capricci e impertinenze,

di lezioni fatte male,

di bugie e disubbidienze,

e gli ho detto: «Porta via!

Questa è tutta roba mia».

Anno nuovo, avanti avanti,

ti fan festa tutti quanti.

Tu la gioia e la salute

porta a nonni e genitori,

ai parenti e agli amici.

Rendi lieti tutti i cuori!

D’esser buono ti prometto

anno nuovo benedetto.


Arpalice Cuman Pertile

LA LEGGENDA DEL VISCHIO - L. Gatta


LA LEGGENDA DEL VISCHIO 

Era nato il Bambino Gesù. Le stelle, lassù nel cielo, splendevano di una luce meravigliosa. All'improvviso, tanti Angeli del Paradiso, tenendo in mano un cero acceso, si staccarono dalle stelle e volarono verso la capanna di Betlemme. Al loro passaggio, tutte le piante della terra fiorivano: SI vestivano a festa per il Bambinello appena nato.
Solo una pianticella sempreverde, per quanto si sforzasse, proprio non sapeva fiorire ...e se ne doleva.
Gli Angeli, volando, udirono il suo lamento. Ne provarono pietà e, per adornarla, lasciarono cadere su di lei tante tante piccole gocce di cera, trasparenti, graziose come perle.
Felice, la pianticina piegò le foglie, come manine in atto di ricevere un dono.
La pianticella sempreverde è il vischio. Tutti gli anni, durante le feste natalizie, se ne offrono delle ciocchettine in segno di augurio e di affettuoso ricordo.

 L. Gatta

30 dicembre 2020

NEVICA - Olindo Grossi Mercanti



"La neve non è solo un bianco carico, / è neve anche la quiete che ci assale." 
(Ingeborg Bachmann)


NEVICA

A larghi fiocchi
Cade la neve
Dal cielo in terra
Candida e lieve.
Bianco tappeto
Fa per le strade,
sui rossi tetti
morbida cade.
Tutto arrotonda,
tutto ammodella,
agguaglia tutto
la neve bella….
Silenzio e pace!
Cade la neve,
sui rossi tetti,
morbida e lieve

 Olindo Grossi Mercanti

25 dicembre 2020

UN NATALE SPECIALE - Germana Bruno



UN NATALE SPECIALE


Un augurio davvero speciale

voglio fare per questo Natale

a chi ha tutto, per fortuna,

ma pretende anche la luna.

Sotto il vostro bell’alberello

vorrei lasciare il dono più bello

che poi, quando lo scarterete,

vi renderà le persone più liete.

Non si tratta di un gioco speciale

né di un gioiello spettacolare,

ma di un dono davvero prezioso

che non finisce facendone uso

ed ancora più ricchi può fare

più di quanto si può immaginare.

Questo dono, che da bimbi avevate,

ora sta tra le cose scordate,

ma in un angolo è stato riposto

e adesso, ahimè, è lì nascosto.

L’ho scovato per voi in fondo al cuore,

fermo lì in attesa di uscire,

per poter farvi ancora gustare

della vita il suo vero sapore.

L’innocenza di ogni bambino,

questo è ciò che vorrei regalarvi

perché, ad ogni nuovo mattino,

sia già il dono più bello svegliarvi. 

 Germana Bruno



L' UCCELLINO SCONOSCIUTO - Enzo Ottaviani


L' UCCELLINO SCONOSCIUTO


 Quando gli angeli dissero: - E'  venuto!

un uccelletto sconosciuto,

un cosino da niente,

prese a cantare allegramente

e si mise in cammino..

I pastori seguiva da vicino

e dopo l'ultimo agnello

gorgheggiava l'uccello.

Giunsero alfine alla grotta santa.

La gente diceva: - Perchè più non canta?

E' divenuto muto

l'uccello sconosciuto?

Ma non un trillo emise l'uccellino

per non svegliare Gesù Bambino.

Enzo Ottaviani

SOGNO DI NATALE - Luigi Pirandello

 


SOGNO DI NATALE


Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa:

intorno al ceppo,

lassù; innanzi a un Presepe,

laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena;

eran canti sacri, suoni di zampogne,

gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori...

E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi,

dei borghi alpestri o marini,

eran deserte nella rigida notte.

E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie,

da questa casa a quella,

per godere della raccolta festa degli altri;

mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:

Buon Natale


Luigi Pirandello

NATALE - Mariella Russo





Oggi, dilettissimi, è nato il nostro Salvatore: rallegriamoci! Non è bene che vi sia tristezza nel giorno in cui si nasce alla vita, che, avendo distrutto il timore della morte, ci presenta la gioiosa promessa dell'eternità. Nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia, perché il motivo del gaudio è unico e a tutti comune: il nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, è venuto per liberare tutti, senza eccezione, non avendo trovato alcuno libero dal peccato.
(San Leone Magno)


NATALE

Un’eco lontana si ode nel vento
e scintille di luce si posan pian piano.
Annuncia il  cielo un grande evento
che incanta e  illumina  il genere umano:
un Salvatore che si fa piccino
e nel presepe ha la sua culla,
un Dio da tener vicino
che annienti il timore del nulla,
un Dio che vegli sull’uomo
che ancora ignora la legge del bene,
un Dio che non è tuono
ma brezza leggera che lenisce le pene.

“O divin Salvatore
che in umil giaciglio trovasti riparo
riaccendi  l’amore,
sii per noi come un faro.

Tendi la mano a chi ogni giorno
inizia un viaggio senza ritorno
e il mal di vivere che oggi impera
trovi conforto nella preghiera.

A te chiediamo di ritrovare
nel nostro mondo ciò che più vale,
perché il Natale torni davvero
ad esser luce per il mondo intero.”


Mariella Russo

24 dicembre 2020

IL MIO ALBERO DI NATALE - Flory Brown


Buon Natale con un  abete che, essendo un sempreverde,  rappresenta la vita eterna, così come le lucine con cui lo addobbiamo  rappresentano la vittoria della luce sulle tenebre.


 IL MIO ALBERO DI NATALE


Com'è bello il mio alberino

pieno di luci e di stelline

con tanti nastri colorati

e i pacchettini infiocchettati.

Rischiara la notte con allegria

perché se arriva Babbo Natale

non ha più voglia di andare via!

Ripone i doni, mangia i biscotti

e guarda l'albero tutto contento

così mi alzo, piano pianino

per dare un bacio al caro Babbino


(Flory Brown)


IL MIO NATALE - Sandra Greggio



Caldi auguri a tutti!


 Il MIO NATALE


Avrei voluto essere una stella

per vederti dall’alto,

in quella divina notte

di incomparabile incanto.

Avrei voluto scaldarti

con l’amore del mio cuore.

Cullarti tra le mie braccia

al canto degli angeli.

Placare il tuo pianto di bimbo.

Ma la tua Luce

mi avrebbe abbagliato,

la tua umiltà

avrebbe abbassato

il mio sguardo,

indegno perfino

di posarsi sul tuo splendido volto.

Ogni anno il mistero.

Il miracolo.

Ogni anno il dono d’amore.

Per noi.

Per me.

Per chi dimentica

di dirti un semplice “grazie”.

Un augurio di serenità e pace a tutti.


Sandra Greggio


IL MAGO DEL NATALE - Gianni Rodari

   


 IL MAGO DEL NATALE


S'io fossi il mago di Natale

farei spuntare un albero di Natale 

in ogni casa, in ogni appartamento

dalle piastrelle del pavimento, 

ma non l'alberello finto, 

di plastica, dipinto

che vendono adesso all'Upim:

un vero abete, un pino di montagna, 

con un po' di vento vero

impigliato tra i rami,

che mandi profumo di resina

in tutte le camere, 

e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

 

Poi con la mia bacchetta me ne andrei

a fare magie

per tutte le vie.

 

In via Nazionale

farei crescere un albero di Natale

carico di bambole

d'ogni qualità, 

che chiudono gli occhi 

e chiamano papà, 

camminano da sole, 

ballano il rock an'roll

e fanno le capriole.

 

Chi le vuole, le prende:

gratis, s'intende. 

 

In piazza San Cosimato

faccio crescere l'albero 

del cioccolato; 

in via del Tritone

l'albero del panettone

in viale Buozzi

l'albero dei maritozzi,

e in largo di Santa Susanna

quello dei maritozzi con la panna.

 

Continuiamo la passeggiata?

La magia è appena cominciata:

dobbiamo scegliere il posto 

all'albero dei trenini:

va bene piazza Mazzini?

 

Quello degli aeroplani

lo faccio in via dei Campani.

 

Ogni strada avrà un albero speciale

e il giorno di Natale

i bimbi faranno 

il giro di Roma

a prendersi quel che vorranno. 

 

Per ogni giocattolo

colto dal suo ramo

ne spunterà un altro

dello stesso modello 

o anche più bello.

 

Per i grandi invece ci sarà

magari in via Condotti

l'albero delle scarpe e dei cappotti.

 

Tutto questo farei se fossi un mago. 

Però non lo sono

che posso fare? 

 

Non ho che auguri da regalare:

di auguri ne ho tanti,

scegliete quelli che volete,

prendeteli tutti quanti.


 Gianni Rodari

 

LETTERA DI UNA BAMBINA A BABBO NATALE - Ada Firino

 


Una letterina natalizia triste triste,  che colpisce dritto al cuore…

 
LETTERA DI UNA BAMBINA A BABBO NATALE

 
Babbo Natale, non ti avevo scritto
mai: sotto l'albero trovavo giochi
e doni a volontà, barbie bionde
puffi e caramelle scoppiettanti
tra i libri regalati dalla nonna
e con papà ridevo a crepapelle.

Poi, un giorno in tivù ho visto  i bimbi
con la pance tanto gonfie, le mosche
sulla faccia " c'era uno senza denti -
i corpi tutti nudi, le ossa fuori, 
stesi a terra in mezzo al fango.

Poi la guerra, tanto sangue e una bimba
senza gamba. Come fanno i bambini 
senza gamba a giocare a nascondino?
(Ho provato a salire i gradini della scala
con un piede, sono caduta, ho rotto 
un dente, ma corro ancora senza il dente 
e col ginocchio un po' sbucciato).

Ora senti, Babbo Natale, ascolta
bene: sul mio tetto non passare! 
Vola dritto, non mi offendo. Ti perdono!
Ma se la trovi, nel tuo viaggio,
puoi portare quella gamba 
alla bimba che ho visto alla tivù?

E anche una di scorta, se ce l'hai,
così sempre correrà, come l'auto di papà.
Poi posa quelle mosche sulla neve:
sai, la neve a pois non l'ho mai vista!
Solo i vetri della nonna, se sta male.

Una cosa per me, per me sola veramente 
la vorrei. Soltanto questo io ti chiedo! 
Tu forse non lo sai, ma a due anni, 
o non ancora, con la fiaba della sera, 
la nonna mi disse che la mamma, 
la mia mamma, nel cielo, tra le stelle, era volata.
E io neppure ricordo il suo sorriso, sai.

Se tu passi lì vicino, io ti chiedo, per favore,
accanto a te, sulla slitta, falle posto, piccolino
(non era tanto grande la mia mamma, come me)
ed il  giorno di Natale, tra le luci colorate,
anche senza caramelle, sotto l'albero, ti prego,
fammela trovare. Sarò buona tutto l'anno! 

Ada Firino

LA BUONA NOVELLA - Giuseppe Fanciulli


LA BUONA NOVELLA

 

  Ascoltate la novella

che portiamo a tutto il mondo:

è di tutte la più bella,

è fiorita dal profondo.

 Nella stalla, ecco, ora è nato

un dolcissimo bambino.

 La Madonna l’ha posato

sulla paglia: poverino!

 Ma dal misero giaciglio

già la luce si diffonde,

già sorride il divin Figlio

ed il cielo gli risponde.

 Quel sorriso benedetto

porti gioia ad ogni tetto!


Giuseppe Fanciulli  

STILLE NACHT

 



STILLE NACHT


Stille Nacht, heilige Nacht o, più semplicemente Stille Nacht, uno fra i più celebri canti di Natale al mondo è di origine austriaca.
Il testo fu  scritto nel 1816 dal prete salisburghese Joseph Mohr, subito dopo le guerre napoleoniche, quindi devastazioni a miseria erano ovunque, mentre fu Franz Xaver Gruber, allora maestro elementare e organista originario dell'Alta Austria a comporre la musica.
La prima esecuzione pubblica avvenne nella notte del 24 dicembre 1818 durante la Messa di Natale nella chiesa di San Nicola a Oberndorf, presso Salisburgo.
Tradotto in più di 300 lingue e dialetti e ormai cantata dai migliori cantanti del mondo, la versione inglese è Silent Night, mentre la versione italiana, dal titolo Astro del ciel non è una traduzione del testo tedesco, ma un testo originale scritto dal prete bergamasco Angelo Meli e pubblicata nel 1937.

NOTTE SILENZIOSA

Notte silenziosa, notte santa!
tutto è calmo, tutto è luminoso
intorno alla Vergine, alla madre e al bambino
bambino santo così tenero e mite.
dormi nella pace divina
dormi nella pace divina

notte silenziosa, notte santa!
i pastori tremano alla vista!
la gloria scende dal lontano Paradisogli ospiti del paradiso cantano alleluia.
è nato Cristo il Salvatore
è nato Cristo il Salvatore

notte silenziosa, notte santa!
stella straordinaria, dacci la luce!
con gli angeli lasciaci cantare
alleluia al nostro Re!
Cristo il Salvatore è qui
Gesù il Salvatore è qui

notte silenziosa, notte santa!
figlio di Dio, luce pura dell'amore
raggi brillanti dal viso santo
con la grazia di salvezza dell'alba
è nato Gesù nostro Signore
è nato Gesù nostro Signore

IL SEGRETO DEL NULLA - Don Angelo Saporiti



IL SEGRETO DEL NULLA

"Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio. Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un viaggio di mille miglia ha inizio sotto la pianta dei tuoi piedi".
Questa frase di Lao Tzu, filosofo cinese del sesto secolo prima di Cristo, mi fa pensare al segreto nascosto nella festa del Natale: nasce un bambino in un paesello minuscolo e pressoché sconosciuto, nasce e ha inizio una nuova storia per tutta l'umanità. 
Una storia di liberazione, di gioia, di meraviglia, di luce. 
Una storia così travolgente e affascinante da coinvolgere uomini e donne di ogni epoca. Una storia così irresistibile, da attirare anche noi, oggi. 
Tutto inizia da un bimbo fragile e inerme. 
Eppure questa inconsistente "nullità" di un neonato è diventata albero robusto, torre di pietra alta millenni, viaggio di popoli verso Dio e dimora stabile di Dio dentro l'umanità. 
Ogni cosa, anche la più grande, ha inizio da un "nulla" da uno "zero". Nella lingua ebraica "zerà" vuol dire sia "zero", sia "seme". 
In altre parole: noi siamo zero, ma nel nostro niente è nascosto il nostro tutto, proprio come in un seme. 
Che questo Natale sia segnato dalla disponibilità del sentirci "nulla", per essere invasi dal "tutto" di Dio.

(Don Angelo Saporiti)

NASCITA DEL PRESEPE - PERCHE' SONO NATO





L'usanza di allestire il presepe per commemorare il Santo Natale ebbe origine da San Francesco d'Assisi che, tornato di recente dalla Palestina, dopo aver ottenuto l'autorizzazione da papa Onorio III nel 1223 decise di realizzare la prima rappresentazione della Natività così come descritta nella Bibbia in una grotta a Greccio, un paesino del reatino che tanto trovava simile a Betlemme.
Egli amava il Signore con tutto il suo essere e voleva ricordare agli uomini la nascita di Gesù avvenuta nella povertà e nei disagi e intagliò la figura di un bambino che pose nella mangiatoia tra un bue e un asinello veri. 
La notizia dell'umile presepe si sparse rapidamente e una gran folla si avviò con le torce verso la grotta, dove Francesco parlò con gran commozione a quella gente e, secondo le agiografie, durante la Messa, la statuina raffigurante il Bambinello avrebbe preso vita più volte tra le braccia di Francesco. 



Il successo dell'idea del presepe, diffusa prima dai francescani, poi dai domenicani, e infine dai gesuiti, crebbe fino a espandersi in tutto il mondo, trasmettendo il messaggio di pace e amore recepito da tutti, ricchi e poveri. 
Con il tempo la celebrazione con personaggi in carne ed ossa, si trasformò via via in presepio immobile, fatto di statuine di vari materiali più o meno pregiati. 
Nella Napoli del '700, addirittura divenne un simbolo di ricchezza e i nobili facevano a gara a commissionare agli artigiani il presepio più bello e costoso, vanificando, di fatto, il messaggio del Santo Poverello.




PERCHE' SONO NATO
 
Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato in una stalla perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte perché tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà.
Sono nato persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato uomo perché tu possa essere "dio".
Sono nato perseguitato perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio, per portare tutti alla casa del Padre.

 
(Lambert Noben)



L'ALBERO DI GUBBIO




L'ALBERO DI NATALE  PIU' GRANDE DEL MONDO

E' nella splendida Gubbio, la cittadina in provincia di Perugia dove avvenne il famoso episodio dell'incontro tra San Francesco d'Assisi e il feroce lupo, che dal 1981 ogni 7 dicembre ,vigilia dell'Immacolata, sulle pendici del monte Ingino si accende l'albero di Natale più grande del mondo. 
L’albero viene acceso con una cerimonia presieduta da personaggi del mondo delle istituzioni, della cultura, della scienza, del volontariato che meglio interpretano le nostre secolari tradizioni: nel 2011 l'albero è stato acceso dal Santo Padre Benedetto XVI, nel 2012 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e nel 2014 da Papa Francesco.



Ideato da Enzo Grilli e Pietrangelo Farneti aiutati da un folto gruppo di volontari , l'Albero di Natale di Gubbio è costituito da oltre 800 luci di vario colore alimentate da fonti rinnovabili e si distende con una base di 450 metri per oltre 750 metri di altezza, partendo dalle mura della città medioevale per arrivare con la stella alla basilica di Sant’Ubaldo, patrono di Gubbio, posta in cima alla montagna.

Per la sua realizzazione sono necessari circa 7.500 metri di cavi elettrici di vario tipo e circa 4 mesi di lavoro per montare tutti i punti luce, stendere i cavi e provvedere ai loro collegamenti.
L’albero, diventato ormai un vero e proprio simbolo della città, è stato sancito dal Guinnes World Record nel 1991 come l'albero natalizio più grande del mondo  e da allora è l’unico che può fregiarsi di tale titolo.


23 dicembre 2020

NATALE - Ignazio Silone



 NATALE


Vi era in Abruzzo qualche antica usanza natalizia di cui non conoscevo l'origine.
Quando, dopo la messa di mezzanotte, si tornava a casa, nostro padre lasciava socchiusa la porta d'ingresso. La mamma ci spiegava che, da mezzanotte, la Santa Famiglia vagava per il mondo per sfuggire ai terribili soldati di Erode che avevano l'ordine di uccidere il Bambin Gesù.
Bisognava dunque che, in caso di pericolo, la Santa Famiglia potesse, senza perdere tempo, rifugiarsi nella casa più vicina. Per questo la porta doveva rimanere aperta, il camino acceso tutta la notte e la tavola apparecchiata, con buone provviste.
La nostra notte di Natale trascorreva di conseguenza nell'insonnia e nell'ascolto più ansioso.
Il minimo rumore ci faceva trasalire. Non era necessaria una grande sensibilità per commuoversi all'idea che Maria e Giuseppe col Neonato stessero per rifugiarsi in casa nostra.
 Se ne riceveva un'impressione che probabilmente avrebbe lasciato una traccia per tutto il resto della vita.

Ignazio Silone

22 dicembre 2020

VANILLEKIPFERL - Biscotti natalizi


 I vanillekipferl, che semplicemente significa "cornetti di vaniglia", sono deliziosi biscotti di pasta frolla,tradizionalmente preparati nel periodo natalizio soprattutto in  Austria e Germania, ma sono anche  tipici dell’Alto Adige che, come sappiamo, confina con l'Austria e fino al 1919  era sotto il suo  dominio e quasi totalmente di madrelingua tedesca: l' appartenza territoriale è nel frattempo cambiata, ma le tradizioni spesso restano!

VANILLEKIPFERL - Biscotti natalizi

Ingredienti per circa 25 biscotti

140 g  di farina 00
100 g burro
40 g farina di mandorle
40 g zucchero
1 tuorlo
1 pizzico sale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
zucchero a velo vanigliato q.b.

Setacciare la farina, versare in una ciotola e unire la farina di mandorle, lo zucchero, il sale, il burro freddo di frigorifero e tagliato a cubetti piccoli, il tuorlo e la vaniglia.
Impastare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo, quindi coprire con della pellicola trasparente e far riposare in frigo per almeno un’ ora, dopodiché infarinare leggermente il piano di lavoro e con l’impasto formare dei rotolini di circa 1 cm di spessore da suddividere in segmenti lunghi 5 cm, da sagomare a forma di mezza luna, assottigliando e arrotondando le estremità con la punta delle dita.
Disporre i biscotti sulla teglia rivestita con carta da forno e cuocere in forno statico preriscaldato a 170° per 13/15 minuti sulla griglia centrale: devono rimanere chiari.
Estrarre dal forno e fare intiepidire senza spostarli perché sono molto friabili e si rompono facilmente, quindi passarli nello zucchero vanigliato, uno alla volta, premendo leggermente per farlo aderire.

LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE







L’elleboro è un fiore invernale appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee, comunemente chiamato Rosa invernale o di Natale perché è proprio durante il periodo invernale che fiorisce.
Il nome Helleborus è formato da due parole greche che significano "far morire" e "nutrimento che uccide", infatti, tutta la pianta è molto velenosa quindi è buona precauzione lavarsi le mani dopo averla toccata .
Dolcissima la leggenda natalizia sulla sua nascita...


LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE


La figlia minore di un pastore era intenta ad accudire al gregge in un pascolo vicino a Betlemme, quando vide altri pastori incamminarsi velocemente verso la città.
Avvicinandosi chiese loro dove andassero così di fretta e i pastori risposero che quella notte era nato il Bambino Gesù e che loro andavano a rendergli omaggio portandogli piccoli doni.
La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere Gesù Bambino, ma non aveva niente da portare come regalo. 
I pastori andarono via e lei rimase sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo.
Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. 
Quando abbassò gli occhi, si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore bianco con sfumature rosa pallide. 
Felice le raccolse e subito si diresse verso Betlemme, dove porse il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato.
Da allora, ogni anno nel mese di dicembre, fiorisce questo tipo di rosa, l’elleboro, per ricordare al mondo intero il semplice regalo miracoloso, nato dalle lacrime della giovane figlia del pastore.






21 dicembre 2020

SORRISO - Piero Colonna Romano


Finiamo la giornata con un  sorriso!


SORRISO


 Brillio di stelle è sceso a generarlo

quel tuo sorriso fresco di rugiada

e quando vai gentile per la strada

pare che a tutti tu voglia donarlo.


Lieve è il tuo andare ed è un piacer guardarlo,

la veste ondeggia ed il profumo aggrada

sembra prodigio che dal cielo cada,

regala incanto e si può solo amarlo.


Se nei miei sogni mi verrà a cercare

il tuo bel riso che cuori spalanca

e toglie ad ogni vivere tormento,


di certo mi darà l’incantamento

quel rivederlo (…il fiato già mi manca)

e d’amore un canto farà gemmare.


Piero Colonna Romano

DIARIO - Vittoria Aganoor

 


"C’è un certo Taglio di luce,

Nei Pomeriggi d’Inverno —

Che opprime come musica

D’austere cattedrali."

(Emily Dickinson)


DIARIO


Piove. Certo laggiù, povero morto, 

è freddo e buio, ma più freddo e buio 

è qui, qui sulla terra, ove le foglie 

son tutte gialle, e van col vento, e cadono, 

cadono, e il cielo copre una gramaglia 

fredda. È quassù l'algore, in questo immenso 

deserto, dove sola una smarrita 

anima va, senza più meta, incontro 

a un'infinita tenebra, sbattuta 

dalla tempesta che non posa, in questo 

inverno di dolore.


Vittoria Aganoor 

(Da "Leggenda eterna"1900)

SOSPIRI ALL'INVERNO - Emilio Praga



Per chi aspettava sospirando l'inverno, eccolo arrivato! 


SOSPIRI ALL'INVERNO 


Stanco son io di splendidi 

cieli e fronzute piante; 

mi annoia lo spettacolo 

di una beltà costante; 

venga il dicembre, ed operi 

un cambiamento a vista: 

un grazie al macchinista 

dal petto esalerò. 


Venga il gennaio, il placido 

mese di pioggie e nevi, 

venga, ed io chiuda il guscio: 

oh giorni inerti e brevi, 

vetri appannati, e amabili 

grilli del focolare! 

Voglio l'uscio inchiodare, 

cantar l'inverno io vo'! 


Come cadenze tremule 

di cori in lontananza, 

belle, ridenti, tiepide, 

nella tranquilla stanza 

tornano le memorie 

del luglio e dell'aprile, 

a colorir lo stile 

del pallido pittor. 


E accosciata in un angolo 

al muro crepitante, 

sospirosa e pettegola 

come una vecchia amante, 

la stufa mi consiglia 

a non varcar la soglia, 

e alle dolcezze invoglia 

del solingo lavor. 


Quando la nebbia intorbida 

l'ampia campagna rasa, 

è pur dolce l'immagine 

delle donne di casa: 

le muse son, son gli angeli 

del domestico cielo 

cui della pioggia il velo 

imperla la beltà! 


Le gonne allor bisbigliano 

come selvette in maggio, 

e se il capo ti aggravano 

nuvole di passaggio, 

ascolta... erra uno strascico 

nella vicina stanza? 

Ascolta; e la speranza, 

la fede tornerà. 


Venga il febbraio: ho un piccolo 

vaso di sempre-vivi 

che i vezzi non invidiano 

dei fiorellini estivi; 

ho un uccellino in gabbia, 

un canerin gentile... 

febbraio, marzo, aprile... 

ecco l'estate ancor! 


L'estate ancor!...Fantastico 

mio cor di pellegrino, 

né avran cessato i cantici 

il bardo e il canerino: 

giacché siam quattro in gabbia, 

ed all'amor si beve, 

il mandorlo è una neve, 

la stalattite è un fior! 


 Emilio Praga  (Da "Penombre"1884)

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