Per chi aspettava sospirando l'inverno, eccolo arrivato!
SOSPIRI ALL'INVERNO
Stanco son io di splendidi
cieli e fronzute piante;
mi annoia lo spettacolo
di una beltà costante;
venga il dicembre, ed operi
un cambiamento a vista:
un grazie al macchinista
dal petto esalerò.
Venga il gennaio, il placido
mese di pioggie e nevi,
venga, ed io chiuda il guscio:
oh giorni inerti e brevi,
vetri appannati, e amabili
grilli del focolare!
Voglio l'uscio inchiodare,
cantar l'inverno io vo'!
Come cadenze tremule
di cori in lontananza,
belle, ridenti, tiepide,
nella tranquilla stanza
tornano le memorie
del luglio e dell'aprile,
a colorir lo stile
del pallido pittor.
E accosciata in un angolo
al muro crepitante,
sospirosa e pettegola
come una vecchia amante,
la stufa mi consiglia
a non varcar la soglia,
e alle dolcezze invoglia
del solingo lavor.
Quando la nebbia intorbida
l'ampia campagna rasa,
è pur dolce l'immagine
delle donne di casa:
le muse son, son gli angeli
del domestico cielo
cui della pioggia il velo
imperla la beltà!
Le gonne allor bisbigliano
come selvette in maggio,
e se il capo ti aggravano
nuvole di passaggio,
ascolta... erra uno strascico
nella vicina stanza?
Ascolta; e la speranza,
la fede tornerà.
Venga il febbraio: ho un piccolo
vaso di sempre-vivi
che i vezzi non invidiano
dei fiorellini estivi;
ho un uccellino in gabbia,
un canerin gentile...
febbraio, marzo, aprile...
ecco l'estate ancor!
L'estate ancor!...Fantastico
mio cor di pellegrino,
né avran cessato i cantici
il bardo e il canerino:
giacché siam quattro in gabbia,
ed all'amor si beve,
il mandorlo è una neve,
la stalattite è un fior!
Emilio Praga (Da "Penombre"1884)
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