26 novembre 2016

AFORISMI AUTUNNO



AFORISMI SULL'AUTUNNO

L'autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore.
Albert Camus

L'autunno è un andante grazioso e malinconico che prepara mirabilmente il solenne adagio dell'inverno.
George Sand

L'autunno è la primavera dell'inverno.
Henri de Toulouse-Lautrec

Le foglie ingiallite rappresentano l'autunno con tutta l'incertezza e la malinconia delle creature che ci abbandonano per sempre.
Romano Battaglia



Nella stagione autunnale, sono le foglie che muoiono. Nell'autunno della vita, sono i nostri ricordi.
Flor Des Dunes

Tuoni di ottobre, verrà un inverno caldo
Proverbio abruzzese

Autunno. Il post-scriptum del sole.
Pierre Véron

L’autunno porta con sé il ricordo di una stagione generosa, colori, sensazioni, profumi, raccolto, tutto parla della bellezza della terra, della meraviglia della natura.
Stephen Littleword



Il cuore delle donne come il cielo d'autunno
 proverbio giapponese

Si sta come | d'autunno | sugli alberi | le foglie.
 Giuseppe Ungaretti

D'autunno l'infermità si addensa, come le nuvole in cielo, e molti mali che l'estate aveva assopito si risvegliano.
Theodore Francis Powys

In autunno tutto ci ricorda il crepuscolo - e tuttavia, mi sembra la stagione più bella; volesse il cielo allora, quando io vivrò il mio crepuscolo, che ci fosse qualcuno che mi ami come io ho amato l'autunno.
Soren Kierkegaard


Nessuno può gustare i frutti dell’autunno mentre si gode il profumo di fiori primaverili.
Samuel Johnson

L’amore è come la pioggerella d’autunno: cade piano ma fa straripare i fiumi!
proverbio africano

Penso che l'autunno sia più uno stato d'animo che una stagione. 
Friedrich Nietzsche


Ognuno dovrebbe trovare il tempo per sedersi e guardare la caduta delle foglie.
Elizabeth Lawrence


L'autunno della vita arriva in anticipo, se non sappiamo conservare le forze e l'entusiasmo per gli anni che verranno. 
Romano Battaglia

Nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all’apparire dell’autunno. 
Umberto Eco

L’autunno fa cader le foglie e la vecchiaia fa passar le voglie.
 Proverbio

Quando, in autunno, raccoglierete l'uva dalle vigne per il torchio, dite in cuor vostro: "Anch'io sono una vigna, e i miei frutti saranno raccolti per il torchio, e come vino nuovo sarò tenuto in botti eterne".
Kahlil Gibran

Incredibile come la natura sa stupire, allo sfiorire dei fiori estivi, ne nascono di nuovi, sono le foglie d’autunno. 
Stephen Littleword


Il mondo è stanco, l’anno è vecchio,
Le foglie sbiadite sono liete di morire …
Sara Teasdale

Nessun desiderio più nelle foglie.
I tronchi guardano nella polvere
e i passi ascoltano il tempo.
Ora è autunno.
Max Dauthendey

L’autunno è la stagione più dolce, e quello che perdiamo in fiori lo guadagniamo in frutti. 
Samuel Butler

Autunno chiaro e giocondo, anno fecondo.
 Proverbio


La memoria dell’albero: se la porta con sé l’ultimo uccello che vola via in autunno

Fabrizio Caramagna


L’autunno ha più oro in tasca rispetto a tutte le altre stagioni.
Jim Bishop

L’autunno piega il ramo, gli autunni piegano il tronco.
Nicolae Petrescu Redi

In autunno, la vigna vergine arrossisce di fronte agli alberi che si denudano.
Sylvain Tesson

A meno che un albero abbia mostrato i suoi fiori in primavera, sarà invano cercare i suoi frutti in autunno. 
Walter Scott



25 novembre 2016

STAVO ZITTA - Anna- Élisabeth De Noailles




Quante donne proveranno un sussulto e si riconosceranno in questa poesia? 
Soffocare parole o sentimenti, provoca un tale malessere che si finisce per morire dentro più e più volte...
Val la pena di subire questo tipo di violenza per qualcuno che assolutamente non ti ama?
Dimostra di amarti chi si prodiga la tua felicità, chi mostra istinto di protezione nei tuoi confronti e ti lascia la libertà, di espressione e opinione, necessaria per avere un rispettoso confronto senza dover poi temere ripercussioni di nessun tipo...


STAVO ZITTA

Stavo zitta, avevo fatto voto
di non rimproverarti mai
il tuo spirito squadrato, vuoto, negato
a ogni slancio, a ogni sfogo;
ma questa sera che il cielo d’autunno
sfoglia un sole struggente,
lascia che la mia voce si abbandoni
a tradire i segreti del sangue:
– Lo sai tu, caro cuore senza dolcezza,
cara anima insensibile e ostinata,
in questo giorno che io ti confesso
la mia nativa e fiera tristezza,
quante volte mi sono ammazzata?

Anna- Élisabeth De Noailles


TACI CASALINGA - Graziella Cappelli


La categoria femminile che più spesso subisce maltrattamenti di vario genere, è quella della casalinga, anche se spesso ha sacrificato la carriera per la famiglia e poi, come riconoscimento, si ritrova un compagno che trova poco interessanti le sue "chiacchiere" e preferisce ascoltare la tv...

TACI CASALINGA

Taci
Casalinga.
Non parlare
ora
che la tavola
è pronta
e la TV
emana
sortilegi.
Stacchi la spina
robot
dal grembiule sgualcito
Cenerentola
cerchi la scarpetta
ma già
ai saldi
l’han venduta.

Graziella Cappelli

LIVIDI - Maria Cavallaro


Con la speranza che tutte e ferite guariscano e che neanche un solo livido venga mai più provocato in nessuna donna, affinché torni la luce nei loro occhi e le uniche lacrime versate siano di gioia...

LIVIDI

Riaffiorano
sotto la pelle del cuore,
quei lividi,
ormai scomparsi,
ma ancora dolorosi,
necrosi dell’animo,
marchio infame
di donna abusata,
che ha scordato
carezze di mimose.
L’anima mia ferita
si rotola
nel sale dei ricordi,
dove tutto si allontana
sotto la coltre del tempo,
bucata
dai miei silenzi,
bagnata
dalle mie  lacrime,
graffiata
da unghie impotenti,
affondate
in uno sguardo senza luce.

Maria Cavallaro


DIO CONTA LE LACRIME DELLE DONNE - Talmud





Le lacrime di una donna non lasciano indifferente Dio, e chi la fa piangere non resterà certo impunito... così ammonisce il Talmud!


DIO CONTA LE LACRIME DELLE DONNE


State molto attenti a far piangere una
donna,
che poi Dio conta le sue lacrime!
La donna e' uscita dalla costola
dell'uomo,
non dai piedi perche' dovesse essere
pestata,
non dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale....
un po piu' in basso del braccio per essere
protetta,
e dal lato del cuore per essere Amata.

(dal Talmud)


Contro la violenza sulle donne- NADIA ANJUMAN - Poesie



Il 25 novembre è la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne“: giornata istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare i governi di tutto il mondo a questo drammatico problema.
Impressionanti sono, infatti, i dati che riguardano le donne che subiscono abusi e maltrattamenti: nella sola Italia una donna su tre tra i sedici e i settanta anni è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat e ogni anno sono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex.




Vittima rappresentativa di violenza cosiddetta domestica, che oggi voglio ricordare, la poetessa afghana Nadia Anjuman,massacrata a bastonate, a Heratil 4 novembre 2005 dal marito, Farid Anjuman, per aver pubblicato e declamato in pubblico poesie con cui descrive la repressa condizione di donna, tratte dal suo libro Fiore rosso scuro, scritto prima del matrimonio.
 Durante il regime dei talebani, quando alle donne era proibito studiare e lavorare, Nadia faceva parte del cosiddetto "circolo del cucito" della città, che tre volte a settimana si riuniva presso la finta "Scuola di cucito ago d'oro" dove un professore dell'università insegnava quello che alla luce del sole poteva fare in quel periodo solo agli uomini: la letteratura.
Il marito, ricercatore universitario della facoltà di lettere, fu regolarmente processato e assolto un anno dopo tornando al suo incarico universitario e riabilitato a tutti gli effetti.
Per le autorità afgane Nadia è morta d’infarto o si è suicidata… a libera scelta!
Nadia, autrice anche di un’altra raccolta di versi, intitolata “
Fiori di fumo”, aveva appena venticinque anni.
Herat, chiamata “Città dei poeti, ha il deplorevole primato della più alta percentuale di suicidi femminili: le donne non avendo a loro disposizione né armi, né farmaci e nemmeno case a più piani, per sfuggire al matrimonio cui sono costrette in giovanissima età, usano il petrolio delle stufe per darsi fuoco, pur di sottrarsi alle violenze maschili e la morte di Nadia, almeno è servita ad attirare l’attenzione su tali inconcepibili condizioni…ma le ali di troppe donne sono ancora tarpate, e purtroppo in ogni luogo del mondo.




Ecco alcune delle poesie di Nadia, tutte egualmente intrise di profonda tristezza.


IL CANTO PIU' TRISTE

Divento fumo nello spazio del mio credo
Lentamente mi avvolgo e mi anniento
Finché vengo allevata dalle mani dell’ansia
Nell’abisso del cuore i miei battiti aumentano
E quel battito intende conoscere la terra della fossa del tardi
Mi preparo al momento trascorso
A volte dall’amore arido e dal buon miraggio di una nuvola
Mi trasformo nel più arido deserto salato
Ma l’immaginazione dei miei occhi mi trasforma in acqua
Nel letto della morte per sete, mi trasformo in ruscello
Se arriva a me il capo di uno dei fili della speranza
Divento l’ordito nella sottile trama del cuore
Questo se n’è andato senza commiato, l’immaginazione mi porta via
Sono ancora io che mi riempio di ricordi
Anche la notte un po’ alla volta va per la sua strada e io
Divento il più triste canto d’addio





 
NESSUN DESIDERIO


Nessun desiderio per aprire la mia
bocca.
Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza
tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra
parlare, ridere,
morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere
sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la
sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le
canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in
cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona
malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la mia sensibilità mi porta a
lamentarmi.




 
VERDI PASSI DELLA PIOGGIA


Verdi passi della pioggia
lungo il cammino, qui
vita assetata, come un lungo deserto di sale e polvere
il loro respiro, riflesso dell’acqua, bruciante
gole secche e polverose
lungo il cammino, qui
fanciulle, avvezze al dolore, corpi scoiati
i volti defraudati della gioia
cuori vecchi e spaccati
nessun sorriso sulle labbra
nessuna lacrima dal fiume prosciugato dei loro occhi
dio!!
non so, raggiungerà il loro grido senza suono le nuvole
fino all’universo?
sono i verdi passi della pioggia




 CATENE  D’ ACCIAIO

Quante volte è stata tolta dalle labbra
la mia canzone e quante volte è stato
azzittito il sussurro del mio spirito poetico!
Il significato della gioia è stato
sepolto dalla febbre della tristezza.

Se con i miei versi tu notassi una luce:
questa sarebbe il frutto
delle mie profonde immaginazioni.
Le mie lacrime non sono servite a niente
e non mi rimane altro che la speranza.

Nonostante io sia figlia della città della poesia,
i miei versi furono mediocri.
La mia opera è come una pianta priva di cure,
da cui non si può pretendere molto.

Nell’archivio della storia,
questo è tutto ciò che mi rappresenta
.






Con questa concludo, augurando a tutte le donne di riuscire a spiccare il volo!


SONO IMPRIGIONATA IN QUESTO ANGOLO

Sono imprigionata in questo angolo
Piena di malinconia e di dispiacere.
Le mie ali sono chiuse e non posso volare.


Nadia Anjuman




L'AMORE E' CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE



Quante donne maltrattate, abusate in ogni lembo del corpo e dell'anima, donne lasciate senza voglia di vivere o addirittura senza vita e sovente per mano dell'uomo che aveva promesso amore, rispetto e protezione, diventando invece il loro peggior nemico, il loro uomo nero!
Il numero delle vittime di femminicidio ogni anno è impressionante e devono essere le donne le prime a contrastarlo non tollerando da subito ogni maltrattamento, allontanandosi al primo sentore di violenza, senza tentennamenti. 
Non si deve avere la speranza o presunzione di riuscire a cambiare un uomo violento che pretende di amarci, invece vuole solo possederci per sentirsi forte, per sentirsi un dio...un dio del male!
Estirpiamo sul nascere il seme della violenza, non diamogli il tempo di crescere e sfociare in tragedia!
Dobbiamo avere il coraggio di denunciare i nostri aguzzini, per noi stesse e per tutte le donne più deboli di noi.
Imprimiamo bene nella mente che: 

" L'amore accarezza,non schiaffeggia,
 impugna un fiore,non un'arma.

L'amore ti riempie di baci,non di botte
e sussurra promesse,non urla minacce.

Soprattutto l'amore è contro la violenza!
Rifiutiamo qualsiasi altro tipo di amore."

(Anna Maria Spadafora)




11 novembre 2016

SAN MARTINO DI TOURS - 11 novembre




SAN MARTINO DI TOURS

San Martino di Tours è uno dei Santi più amati e popolari, a lui sono dedicate nella sola  Francia quattromila chiese e sono  migliaia i paesi in Italia, in Europa e nelle Americhe che portano il suo nome.
È uno tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa.
Nato in Pannonia, l’attuale Ungheria, tra il 316 e il 317, si trasferì con la sua famiglia a Pavia dove intraprese, per volere del padre,militare dell'esercito romano. la carriera militare. 
Secondo la legge vigente al tempo, si arruola, a circa 15 anni, nell'esercito romano nella cavalleria imperiale, prestando servizio in Gallia. Sembra potersi collocare in quest'epoca il conosciutissimo episodio del mantello.



Era l'11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c'è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. 
Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. "Poveretto, - pensa - morirà per il gelo!" E pensa come fare per dargli un po' di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo. 
E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un'idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto.
"Dio ve ne renda merito!", balbetta il mendicante e sparisce. 
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano , l'aria si fa mite e  apparve il sole a riscaldare la città.
Quella notte Martino sognò  Gesù che si recava da lui,lo ringraziava per il suo atto di bontà e gli restituiva la parte del mantello che aveva condiviso col poveretto. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi.
Dopo il sogno Martino si fece battezzare, diventando cristiano e lasciò  l'esercito, per il quale non aveva mai avuto propensione.

Da allora l'estate di San Martino,  si rinnova ogni anno per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. 

"L’estate di san Martino  dura due giorni e un pochino" 



Lasciato l'esercito  viene ordinato sacerdote dal Vescovo Ilario,  nel 360 circa.

Un anno dopo fonda a Ligugé (vicino a Poitiers) una comunità di asceti che è da considerarsi il primo monastero di data certa in Europa.
Nel 371 viene eletto Vescovo di Tours e intraprende la sua ultraventennale missione di cristianizzazione delle campagne .
Martino si fa protettore dei poveri contro il gravoso fisco romano e promuove la giustizia tra deboli e potenti: col suo aiuto le plebi rurali migliorano le loro condizioni di vita.
Questo spiega la sua enorme popolarità in vita e la grande venerazione successiva.


Quando muore a Candes,  l' 8 novembre del 397, gli abitanti di Poiteirs e quelli di Tours se ne disputano il corpo e  quelli di Tours, una notte, lo portano nella loro città tramite barca viaggiando sui fiumi Vienne e Loire.
La sua festa si celebra l'11 novembre nell'anniversario della sepoltura-
San Martino è patrono dei mendicanti, dei sarti per il gesto del mantello e dei conciatori di pelli e dei lavoratori del cuoio per la cinghia sulla quale era sospesa la sua  spada. Patrono  anche degli osti, dei fabbricanti di brocche e dei bevitori perché ha trasformato l’acqua in vino.
San Martino simboleggia, nella tradizione, anche il cambiare casa quindi è pure considerato il patrono dei viaggiatori.  Una volta l’11 novembre era per i contadini una data molto importante perché era la data del “rinnovo del contratto”:  in quel giorno i loro padroni decidevano se tenere ancora per un altro anno i propri contadini o mandarli via. Da questa storia è nata così la dicitura “fare San Martino” che significa appunto trasferirsi, traslocare.

San Martino è finito per diventare anche patrono dei cornuti e si pensa che questa tradizione abbia avuto origine dal fatto che in questo giorno si svolgevano feste e fiere di bestiami con corna .

Altra tradizione di questi giorni è aprire  le botti per il primo assaggio del vino nuovo ,da qui il proverbio:

"A San Martino ogni mosto diventa vino"!

El Greco - San Martino e il mendicante

L'estate di San Martino - Giuseppe Risica



In pieno autunno, grazie alla generosità del cavaliere Martino di Tours che nonostante il freddo divise il suo mantello con dei mendicanti, la natura ci regala dei tiepidi giorni di sole, che nella nostra cultura definiamo "estate di San Martino".
Nei paesi anglosassoni, il fenomeno meteorologico viene chiamato Indian Summer ("estate indiana"), termine che deriva dalle abitudini delle tribù indiane del Nord America, che aspettavano e approfittavano di questo lasso di bel tempo autunnale per abbandonare le rive dei fiumi e dei laghi, assai pescose in estate, e spostarsi con le canoe, verso i territori di caccia nell’interno delle foreste ove trascorrevano tutto l’Inverno.
In alcune lingue slave, tra cui il russo, l'equivalente dell'estate di San Martino, è chiamato Bab'e Leto, cioè "estate delle nonne".

L'ESTATE DI SAN MARTINO

Nell'autunno freddo andava
un meschino poverello,
silenzioso egli tremava
ricordando il tempo bello.

Un cavaliere avanzava baldo
tra le nebbie del mattino,
nel mantello stava caldo:
il suo nome era Martino.

O signore carità
a chi mesto te la chiede,
egli mosso da pietà
mezzo manto tosto diede.

E Iddio ne fu contento
tra le ultime viole,
sorridendo fermò il vento
e improvviso tornò il sole.

Giuseppe Risica

3 novembre 2016

LA LEGGENDA DEL CRISANTEMO - dal web




LA LEGGENDA DEL CRISANTEMO

Di leggende sul crisantemo ce n'è più di una, ma tutte abbastanza simili tra loro, allora ho scelto quelle più belle...

Crisantemo era una dolce giovinetta, che viveva umilmente in una modesta capanna solitaria e protetta dal vecchissimo nonno.  Le due creature non domandavano alla vita che il profumo della loro reciproca tenerezza, un poco di pane e una gioiosa fiammata nei giorni più freddi. 
I beni semplici ma favolosi, che riempivano di estasi le loro anime, erano le albe, i tramonti, le stelle: la bellezza della natura, a esser brevi. 
Una triste sera l'incanto si spezzò poiché il vecchissimo nonno chiuse gli occhi per sempre. Grande come il cielo fu la disperazione di Crisantemo.La fanciulla pianse e pianse. Quando il suo caro fu seppellito, non volle più allontanarsi dalla sua tomba. Vani furono i consigli, gli incitamenti dei pietosi. La giovinetta infelice, in ginocchio sul tumulo, pareva la statua del dolore. Quando alcune persone risolute vollero andare a strapparla dal sepolcro, trovarono sulle zolle, non più la ragazza piangente, ma un bellissimo fiore. Il buon Dio aveva mutato la fanciulla tenera e fedele in poesia floreale. Nacque così il crisantemo, il malinconico fiore delle tombe. 




Una giovane s’innamorò perdutamente di un soldato in partenza per la guerra. Passavano i giorni e le notti e nostalgia ed amore crescevano sempre più. Un giorno il giovane tornò ferito a morte. La ragazza era disperata; il destino non la voleva vedere felice accanto a lui! Si rivolse pertanto alla Dea del Sole, alla quale tutti, si rivolgevano per i casi disperati. Raggiunto il tempio sulla montagna si prostrò ai piedi del simulacro della dea chiedendole aiuto. Voleva sapere a quale rimedio doveva ricorrere per salvare il suo innamorato.
Mossa a pietà la dea rispose alla ragazza e scuotendo il capo le disse: “Torna alla tua casa povera ragazza. Il tuo amore guarirà, ma il Destino ha deciso che non vivrà a lungo. Vai nel tuo giardino e scegli un fiore. Contane i petali. Lui vivrà tanti anni quanti saranno i petali che conterai nella corolla ”.
La giovane trovò solo fiori con sette petali. Distrutta dalla tristezza cominciò a piangere. Avrebbe voluto vivere tutta una vita lunghissima al fianco del suo amore!
Poi, improvvisamente s’illuminò: le era venuta in mente una splendida idea.
Prese un paio di forbici e cominciò a tagliare ogni petalo in tante sottili striscioline che gonfiarono il bel fiore  rendendolo simile a un globo.
Era nato così il crisantemo,il fiore dell’amore puro e intenso di una giovane donna per il suo innamorato.




La leggenda narra di una bambina triste che, vegliando la mamma moribonda, ebbe la fortuna di essere ascoltata, in uno dei suoi momenti difficili, da uno spirito commosso per le sue lacrime.

Lo Spirito le porse un fiore dicendole: quando verrà la Morte per prendere la tua mamma, dalle questo e dille che gli spiriti ti hanno concesso di passare ancora con lei tanti giorni quanti sono i suoi petali. La bambina notò che i petali non erano molti e allora, scaltramente, li tagliò in tante striscioline in modo da aumentarne il numero. Inesorabilmente la Morte arrivò e la bimba le porse il fiore con gli infiniti petali che aveva ricavato. Stupefatta e pensando ad uno scherzo degli spiriti, la Morte decise di non portare con se l’adorata mamma della bimba, che così rimase con lei per tanti anni. 



Tanto tempo fa, c'era una mamma molto povera. Ella lavorava duramente tutto il giorno per provvedere il cibo e il vestiario per le sue tre bambine. Il papà era morto e benché ella lavorasse molto, non riusciva a guadagnare abbastanza e spesso rimanevano senza cibo e i vestiti delle bambine erano tanto logori e pieni di toppe .
Una fredda sera d'inverno, questa povera mamma aveva dovuto mettere a letto le sue bambine quasi senza cibo.
Era molto amareggiata e, in lacrime, aveva preso la decisione di andare a cercare qualche aiuto.
Era una notte gelida e appena aprì la porta udì una voce che diceva: "Aiutami, fammi entrare, ho freddo e fame".
Era un bambino magro e tremante.
Lo accolse, ma i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, poiché non aveva cibo sufficiente da offrirgli e la sua casa era fredda.
La donna gli diede quel poco che aveva ancora nella dispensa, pur sapendo che non avrebbe avuto più nulla da dare alle sue bambine quando si sarebbero svegliate il mattino dopo; poi avvolse il bambino nella sua coperta e lo mise nel suo letto.
La donna decise di recarsi al santuario per pregare e con la speranza di poter elemosinare qualcosa. 
Ma era così debole  che svenne per strada.
Quando finalmente riaprì gli occhi, barcollando, ritornò a casa e constatò con sorpresa che il bambino non c'era più, era scomparso! Ritornò alla porta per vedere se era nelle vicinanze e sulla neve vide le tracce lasciate dal bambino e in ognuna di esse era spuntata una pianticella che aveva dei fiori bellissimi di crisantemo .
La povera mamma s'inginocchiò davanti a quei meravigliosi fiori, realizzando di non avere ospitato un bambino, ma di essere stata visitata da un angelo!
La storia della meravigliosa pianta fu raccontata in tutto il paese . L'imperatore, udita la notizia, mandò uno dei suoi servitori a comprare dalla vedova una piccola pianta, così da poterla far crescere nel suo giardino.
L'Imperatore fu così entusiasta della fioritura di questo crisantemo che mandò doni speciali alla donna e la sua famiglia
Da quel giorno, narra la leggenda, ella non conobbe più né fame né povertà, perché poteva vendere le pianticelle di crisantemo che crescevano davanti alla sua porta.. Il cuore della vedova traboccò di gioia e di riconoscenza e la sua felicità fu completa nel vedere che le sue figliole crescevano con sentimenti di amore e di gentilezza verso il prossimo.

(dal web)




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