29 settembre 2020

A VOLTE - Angelo Gonzalez



A VOLTE


Quando nulla accade,

e l'estate è andata,

e le foglie iniziano a cadere dagli alberi,

e il freddo arrugginisce il bordo dei fiumi

e rallenta il corso delle acque;

quando il cielo sembra un mare violento,

e gli uccelli cambiano paesaggio,

e le parole si sentono sempre più lontane,

come sussurri che disperde il vento;

Allora,

già si sa,

è quello che succede:

quelle foglie, gli uccelli, le nuvole,

le parole sparse e i fiumi,

ci riempiono improvvisamente di inquietudine

e di disperazione.

Non cercate il motivo nei vostri cuori.

È solo quello che ho detto:

quello che succede. 


Angelo Gonzalez

I COMPAGNI - Giuseppe Giusti



In una società in cui sempre più si sente parlare di bullismo, parola orrenda anche solo da pronunciare, viene proprio utile ricordare ai nostri ragazzi come bisogna comportarsi con i  compagni di scuola...


I COMPAGNI

Ama i tuoi compagni, amali come ami te stesso.
Se ne vedi qualcuno o poco attento allo studio, o
poco disposto ad intendere, compatiscilo, aiutalo
se puoi; e sii sempre più grato alla natura, che ti
ha donato l'ingegno e la buona volontà. Guardati
dal godere dei castighi, guardati dal far osservare
ai superiori le mancanze degli altri. Tutti si sbaglia,
tutti possiamo trovarci nel caso di meritare un castigo.
Ricordati che gioire del male dei nostri
simili è crudeltà, accusarne i difetti è malignità,
riportare i fatti o i discorsi dell'amico per nuocergli
è perfidia.

Giuseppe Giusti





28 settembre 2020

RITORNO A SCUOLA - Giuseppe Risica

Painting by Fred Calleri


Che emozione era  ogni anno il primo giorno di scuola, quando c'era solo il piacere immenso di ritrovare i compagni di scuola senza ancora il timore di aver poco studiato le lezioni... 
Chi afferma che gli anni della scuola sono i più belli della nostra vita, afferma il vero a mio parere.
Son passati tanti anni da allora, eppure sento ancora acute fitte di nostalgia al pensiero e, con un pizzico di bonaria invidia, auguro un buon ritorno a scuola a tutti gli studenti!

RITORNO A SCUOLA

Svelto ora il sol tramonta
la giornata adesso vola,
la cartella ormai è pronta
si ritorna tosto a scuola.

Se l'autunno piange foglie
sul suo grigio e cupo viso,
la tristezza non ci coglie
siamo forti col sorriso.

Invadiamo lieti i banchi
non pensiamo più a giocare,
di riposo siamo stanchi:
c'è bisogno di studiare.

Qui il tempo scorre lento
e talvolta il cielo è scuro
ma in fondo son contento
diverrò presto maturo.

Le maestre ci daranno
le risposte che vorremo,
nei ricordi resteranno
quando il mondo affronteremo!

Giuseppe Risica

Painting by Fred Calleri

26 settembre 2020

NON SO BALLARE SULLE PUNTE - Emily Dickinson


Non tutti hanno preso lezioni di danza, ma ciò non deve impedirci di ballare a corpo libero!


 NON SO BALLARE SULLE PUNTE


Non so ballare sulle punte –

nessuno mi istruì –

ma spesso, dentro la testa,

una tale gioia mi possiede,


che se avessi nozioni di balletto –

mi esprimerei in piroette

da fare impallidire una troupe –

e ammattire una prima donna,


e anche se non ho gonna di tulle –

o riccioli nei capelli,

né saltello per il pubblico – come un uccellino,

le zampette contro l’aria,


né tuffo il corpo in palle di piuma,

né scorro su ruote di neve

fino a uscire di scena fra gli applausi

e le richieste di bis del pubblico –


e nessuno sa che so quest’arte

che cito – agile – qui –

e nessun manifesto mi vanta –

è tutto esaurito come all’Opera –


Emily Dickinson

21 settembre 2020

MESSER AUTUNNO - Chiara Jommetti

 MESSER AUTUNNO


È arrivato un pittore triste,

la sua tavolozza

usa i toni marron bruciato,

giallo, rosso cupo,

con questi toni dipinge

le foglie degli alberi e al contempo

fa fiorire dei fiori con gli stessi colori,

che noi portiamo ai nostri defunti.

Sono i crisantemi

che nell'oriente

sono dei fiori molto considerati.


Chiara Jommetti

20 settembre 2020

GIORNATA DI FINE ESTATE - dal web

 



GIORNATA DI FINE ESTATE


Parvenza di tranquillità. 

Oggi .. come ieri come i giorni che verranno.

E dentro al cuore  mare in burrasca dove

naufragano pensieri.

Parole crude, violente 

frecce infuocate hanno squarciato le vele 

offerte al vento e al nuovo sole 

restituiscono dolore e domande senza risposte

aggrappate a brandelli di ricordi, non c’è terra

intorno.. solo il dondolare senza senso di un 

cuore solo in mezzo al mare della solitudine.

(dal web)


12 settembre 2020

GIORNO DI FINE ESTATE - Nigel Davemport



GIORNO DI FINE ESTATE


Giorno di fine estate
Vibrazioni di luce
Cielo azzurro-cobalto
Raggi d'oro sull'acqua.
Scuote le foglie il vento
Corre più svelto il tempo
E presto si fa sera.
L'ombra adesso distende
IL suo discreto manto
Sui tetti, sopra I muri,
Sulle strade affollate
Di grandi e di piccini.
Un soffio e cala il buio.
Cessano i giochi
Si fa silenzio intorno.
Nella morbida coltre
La mente si abbandona
A lei che sta lontana.
Mi manca la sua voce
L'incanto del suo viso
Le gemme dei suoi occhi.
Se lei ora apparisse
Porterebbe la musica
E renderebbe dolce
Questa notte.

Nigel Davemport

5 settembre 2020

IL GATTO CON GLI STIVALI - Charles Perrault




Il Gatto con gli Stivali è una popolare fiaba europea, le cui prime attestazioni scritte risalgono al 1550, ad opera di Giovanni Francesco Straparola.
Successivamente ne vennero scritte varie versioni, le più famose sono quelle di Tieck, dei fratelli Grimm e, ovviamente, quella di Perrault.


IL GATTO CON GLI STIVALI

 C’era una volta un vecchio mugnaio con tre figli, un asino, un gatto soriano e nemmeno un becco d’un quattrino. Vecchiaia e fatiche avevano logorato il corpo e la mente del mugnaio, tanto è vero che, giunto alla fine dei suoi giorni, divise i suoi averi tra i figlioli: – Al primo Arduino, lascio il mulino; al secondo, Alvaro, il somaro; e per te, Germano, non ho che il gatto.- Arduino ed Alvaro erano felici: – Io con il mio mulino e tu con il tuo somaro faremo società con servizio di consegna del macinato al domicilio dei clienti. Ci arricchiremo in pochi anni! – Rimasto solo, Germano, diede un’occhiata al gatto e si grattò la testa: – Io – gli disse – lo so che sei un buon gatto e ti voglio bene. Ma se davvero sei furbo come dicono, taglia subito la corda e lasciami solo con la mia miseria. Con quel che so fare io posso garantirti soltanto tre cose: freddo d’inverno, caldo d’estate e fame tutto l’anno. – Il gatto che fino a quel momento non aveva mai detto una parola a nessuno, gli strizzò l’occhio e cominciò a parlare: – Tu caro mio, devi solo fare due cose, procurarmi un paio di stivali ed affidarti al mio ingegno; altro che fame! Fra tre mesi saremo a Corte! – Il giovanotto, tutt’altro che convinto, fece spallucce e gli diede una lisciatina sulla groppa: – E bravo gatto! – esclamò – Allora sai anche parlare! – Il bisogno aguzza l’ingegno e scioglie la lingua anche ai gatti – rispose la bestiola. Faceva abbastanza caldo e Germano, senza ribattere parola, portò il suo mantello di panno al monte di pietà e col ricavato comprò gli stivali al gatto e si sdraiò all’ombra, con le dita intrecciate dietro la nuca ad aspettare gli eventi. Il gatto, grande cacciatore, si mise subito al lavoro e meno di un’ora dopo stringeva tra le grinfie un bel leprone.


Il gatto con gli stivali senza perdere tempo, con il suo leprone in sacco, andò alla Reggia e si presentò al Re. Si prosternò ai piedi del trono e tirò fuori la lepre gridando: – Ecco Maestà: mi invia il mio signore e padrone, il Marchese di Carabas, con questo piccolo omaggio destinato al reale salmì…- Al Re che era un buongustaio, non parve vero accettare il dono; ma chi era quel simpatico Marchese, mai sentito nominare? Boh! Anche sua figlia, la principessa Isabella era rimasta bene impressionata dalle parole del gatto. Il quale intanto, era già fuori a procurare un po’ di cena per sé e per il padrone. E la mattina dopo, all’ora giusta, eccolo di nuovo a Corte, stavolta con quattro favolosi fagiani dorati: – Ti porto, o Sire, un modesto omaggio del mio signore e padrone, il Marchese di Carabas, per i reali arrosti. E il Re, a sfogliare il libro della Nobiltà nella vana ricerca di quello sconosciuto Marchese. E la bella Isabella, a sognare a occhi aperti un possibile matrimonio con un così generoso e sollecito suddito. Insomma, per farla corta, tutte le mattine per più di un mese, si ripeté a Corte la medesima scena del gatto con gli stivali latore di gustosissimi messaggi da parte del Marchese di Carabas, suo signore e padrone. Venne luglio, gran calura e grano maturo nei campi. Una mattina il gatto sapendo che il Re sarebbe uscito con la figlia per fare un giro rinfrescante sulla carrozza dorata, svegliò presto il padrone che dormiva sotto un pino e , tutto eccitato, gli gridò: – Presto, presto, padroncino, spogliatevi dei vostri stracci e immergetevi nel laghetto tra poco passerà di qui la carrozza reale!


Ma io non so nuotare!- ribatté Germano allibito. – E via! – rispose il Gatto – Sapete bene che nel laghetto non c’è più di mezzo metro di acqua. Anzi dovete starvene seduto tenendo fuori solo la testa, perché nella vettura c’è anche la principessa Isabella. Poi corse incontro alla carrozza Reale e cominciò a gemere, a sbracciarsi, a chiedere aiuto: – Vi prego, Maestà, fate soccorrere il Marchese di Carabas, mio signore e padrone!… Alcuni malviventi lo hanno spogliato dei preziosi abiti e lo hanno buttato ad annegare nel lago. Il Re figurarsi, mandò subito paggi, coppieri, maggiordomi, ciambellani, consiglieri e tutta la cianfrusaglia del suo seguito al soccorso del suddito più generoso e nobile del regno, mentre due corrieri a cavallo, partivano verso la Reggia per prendere dal guardaroba reale il più sontuoso abito che potessero trovare. Isabella stava per svenire; ma quando le portarono dinanzi il pseudo Marchese tutto in ghingheri negli abiti reali, vedendolo così giovane, ben fatto e bello, se ne innamorò in un battibaleno e giurò a se stessa che ne avrebbe fatto il suo sposo. Il giovane salvato dalle acque, ringraziò Sua Maestà, rese omaggio alla regale figlia e prese posto nella carrozza dorata che proseguì il viaggio.

Ma il gatto con gli stivali già la precedeva da parecchio. E lungo la strada ogni volta che incontrava dei contadini al lavoro nei campi, gridava loro, con voce insinuante: – Ehi buona gente, tra poco passerà la carrozza del Re; se vi domanderanno di chi è questa terra rispondete che è del Marchese di Carabas … Non avrete da pentirvene… – E infatti, arrivata la carrozza, il Re si affacciava a chiedere: – Ma di chi è questa bella terra! – e i contadini, con un inchino: – E’ del Marchese di Carabas, Sire. E il gatto avanti. Finalmente la bestiola arrivò al castello dell’Orco Ezechiele che era anche il padrone delle terre intorno, e chiese d’essere ricevuto. Eccolo dunque dinanzi all’Orco. Gran riverenza, destinato a solleticare la vanità del mostro. Infine l’ingenua domanda: – Ma è proprio vero Signor Orco, che lei è capace di trasformarsi in qualsiasi animale vivente?… C’è chi dice di si e chi dice di no. – L’Orco sbottò in una gran risata: – Vorrei proprio vedere chi dice di no! Guarda! – e dinanzi al misero gatto, mezzo morto di paura, ecco ergersi al posto dell’Orco un enorme leone. – Ba… Ba… basta! – gemé il Gatto – Son più che convinto e vedo benissimo che un orco grosso come lei può trasformarsi in un leone altrettanto grosso. Ma non avrebbe, nel suo catalogo di trasformazioni, qualcosa su scala ridotta?


Sarebbe, per esempio, capace di diventare un piccolo topo di campagna?.. Altra sonora risata dell’Orcaccio ed ecco sulla gran poltrona saltellare un topino. Il gatto che non aspettava altro, gli fu addosso in un lampo e … se lo divorò in due bocconi. Poi la nostra furbissima bestiola si volse a tutta la servitù con occhi dolci: – Tra poco – gridò – giungerà al castello la vettura dorata con il Re e il vostro nuovo padrone. Voglio che sian ricevuti con tutti gli onori e con un gran pranzo di gala. Insomma: quello stesso giorno furono anche decise le nozze tra Germano e Isabella. E il gatto con gli stivali? Oh, per se non volle quasi niente! Si tolse per sempre gli scomodi stivaloni, non rivolse mai più la parola a nessuno e tornò al suo mestiere di gatto di buona famiglia.


Charles Perrault






3 settembre 2020

SETTEMBRE - Cesare Angelini


Una dolcissima serata settembrina, odorosa di menta !

SETTEMBRE


 Settembre, l’aria è tutta odor di menta

e di luna nascente. Alla pastura

ultima ondeggian greggi nella pura

luce che d’un incanto si alimenta.


Ch’io veda ancora nella sera lenta

uomini santi chini all’aratura,

favola antica che si trasfigura

se un ricordo di Bibbia l’inargenta.


Nel chiarore mutevole è un indizio

d’autunno, ed un messaggio è nei colori:

chiama tutte le cose ad un giudizio.


Ed anch’io sento che s’incurvan l’ore

sui miei giorni che crollano. È l’inizio

del mio cammino verso Te, Signore.


Cesare Angelini

ORA CHE SALE IL GIORNO - S. Quasimodo



Comunque sia trascorsa la notte, ora  è  finita  e  speriamo sia un giorno sereno!

ORA CHE SALE IL GIORNO

Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.

È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.

Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!

Salvatore Quasimodo

1 settembre 2020

SETTEMBRE - Hermann Hesse



SETTEMBRE

Triste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l’estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d’oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l’estate dentro il suo morente sogno.
S’attarda fra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.

Hermann Hesse


POST PIU' POPOLARI

SANTA CHIARA D' ASSISI - 11 Agosto

SANTA CHIARA D' ASSISI "Per la grazia di Dio, l'anima dell'uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è...