14 agosto 2018

IO PENSO A TE - Johann Wolfgang Goethe


Un pensiero dal mare...

IO PENSO A TE

Io penso a te quando dal seno del mare
il sole sorge e i suoi raggi dardeggia;
io penso a te quando al chiarore lunare
l'onda serena biancheggia.

Io penso a te quando sale la polvere
lungo il lontano sentiero,
e nella notte oscura, quando al passeggero
sul ponte il cuore balza di paura.

Johann Wolfgang Goethe
(Francoforte 28 agosto 1749 Weimar, 22 marzo 1832)

13 agosto 2018

ATTRAVERSO - Patrizia Mezzogori


Un morbido sorriso, per augurarvi una splendida giornata!

ATTRAVERSO

Attraverso una finestra
scivola ancora,
come rugiada mattutina
tra gli spazi sottili
e malinconici del tempo,
un morbido sorriso
che si stende come vela
in mezzo al mare
dove la mia essenza
riflette tra note suadenti
nel sublime splendore
di gabbiani che volteggiano
trasportati da correnti,
come i minuti
che scorrono nella notte
inesorabili e sordi
al richiamo dei sensi

Patrizia Mezzogori

6 agosto 2018

ODE A UN USIGNOLO - John Keats


Buonanotte con il canto di un usignolo, considerato tra i più melodiosi e complessi di tutti gli uccelli canori.
All'inizio della primavera gli usignoli cantano prevalentemente di notte fino al mattino, sia per la delimitazione del territorio che per richiamare le femmine con cui riprodursi.
Passato questo periodo, gli usignoli si possono sentire cantare anche durante il giorno.
In tempi antichi il canto dell'usignolo veniva considerato una sorta di antidolorifico, in grado di portare al malato una pronta guarigione e al morente una morte dolce.

ODE A UN USIGNOLO

Il cuore si strugge e un'ottusità plumbea
Affligge i miei sensi, quasi, pieno di cicuta,
O d'un sonnifero pesante trangugiato
Pochi istanti fa, fossi affondato nel Lete:
E non certo per invidia della tua razza felice,
Ma troppo felice nella tua felicità -
Tu, arborea driade dalle lievi ali,
Che in una macchia melodiosa
Di faggi verdi e sparsa d'ombre innumeri
Canti l'estate con la felicità della gola spiegata.

Avere un sorso di vino! E ghiacciato
Da secoli nelle profondità della terra,
Saporoso di Flora e della campagne verde,
Dei balli. dei canti provenzali. d’allegria solare!
Oh, si, bere una coppa piena di caldo meridione,
Colma di rosso, vero Ippocrene,
Con rosari di bolle che s’affacciano all’orlo
E la bocca macchiata di porpora;
Si poter, bere e inosservato lasciare il mondo
Per svanire, infine, con te, nelle foreste oscure:

Sparire, lontano, dissolvermi, e dimenticare poi
Ciò che tu, tra le foglie, non hai mai conosciuto:
La stanchezza, la malattia, l'ansia
Degli uomini, qui, che si sentono soffrire,
Qui, dove il tremito scuote gli ultimi, scarsi capelli grigi,
Dove la gioventù impallidisce, si consuma e simile a un fantasma muore,
Dove il pensare stesso è riempirsi di dolore,
E la disperazione regna, dalle ciglia di piombo,
Dove la bellezza vede spenta la luce dei suoi occhi
E l'amore nuovo non riesce a piangerla oltre il domani.

Andarsene, andarsene. E arrivare da te,
Non portato da Bacco e dai suoi leopardi,
Ma sulle ali della poesia, invisibili,
Anche se la mente, lenta, ha perplessità e indugi:
E il, con te, subito la notte è tenera
Con la sua luna regina sul trono
E le fate stellate tutt’intorno:
Qui, invece, adesso, non ce n’è più di luce, niente,
Se non quella che dal cielo è soffiata
Giù dal vento, nel buio verde e tortuoso di muschio

I fiori che ho intorno, non il vedo,
E neppure l’incenso dolce che impende sui rami,
Ma nell’oscurità profumata intuisco ogni dolcezza
Con cui il mese propizio rende ricca
L’erba, il bosco e il selvaggio albero da frutta,
Il biancospino e l’arcadica eglantina,
Le viole, presto appassite, sepolte tra le foglie,
E la figlia più grande del maggio maturo:
La rosa in boccio, muschiata, piena di vino di rugiada,
Casa sussurrante d’insetti nelle sere estive.

Nel buio ascolto io che spesso
Ho quasi fatto l’amore con la facile morte,
L’ho chiamata coi versi più teneri della mia poesia,
L’ho pregata perché nell’aria via si portasse il mio respiro—
E mai come adesso m’è sembrato ricco il morire:
Spegnersi a mezzanotte, senza dolore,
Mentre tu butti fuori l’anima
In un’estasi stupenda!
Tu canteresti ancora: per le mie orecchie inutili
Per me, una semplice zolla davanti al tuo requiem altissimo.

Non sei mica nato per morire, tu, uccello immortale:
Generazioni di affamati non ti calpestano,
E la tua voce, che ascolta in questa notte fuggente,
Fu ascoltata già de re e da villani:
forse è lo stesso canto che il sentiero trovò
Del cuore di Ruth, quando malata di nostalgia
Pianse in mezzo ai campi stranieri;
Lo stesso, forse, che tante volte ha affascinato
Magiche finestre aperte sulle schiume
Di mari pericolosi in incantate terre deserte.

Deserte! Come una campana risuona questa parola
Che mi riporta alla mia solitudine.
Addio! L’immaginazione non può più illudermi,
Come si dice sia solito fare quest’elfo ingannevole.
Addio, addio. Il tuo canto doloroso svanisce
Oltre i prati vicini, oltre il fiume quieto,
Al di là del colle – ed è sepolto adesso
Tra i boschi della valle vicina.
E stato un sogno soltanto? o una visione?
La musica è svanita: - dormo? son sveglio?

John Keats

TRAMONTO - Mauro Pacella



Un tramonto intriso di tristezza...

TRAMONTO

Il cielo frastornato dai gabbiani
vanifica il tramonto.
E tu da me divisa
soffri ancora il mio pianto,
anima intrisa
d'imperdonabile amore.
Discende poi la sera,
quasi pietosa madre

Mauro Pacella


IL SOLE D' ESTATE - Robert Louis Stevenson


Una soleggiata giornata estiva, speriamo solo non troppo calda!

IL SOLE D'ESTATE 

Il sole è grande e viaggia imperioso 
nel cielo vuoto senza riposo, 
e quando il giorno è azzurro e radiante 
più della pioggia si effonde scrosciante. 

Nella soffitta ragnatelosa 
investe la polvere di luce radiosa, 
e dalle tegole un poco sbrecciate 
porta al fienile le sue fresche risate. 

E intanto mostra al giardino ammirato 
il volto rosso, pieno e dorato 
e sparge luce calda e brillante 
in ogni angolo e in mezzo alle piante. 
Sulle colline e nel blu del cielo, 
nell'aria tersa spazzando ogni velo, 
per divertirsi o piantare le rose, 
è il giardiniere di tutte le cose

Robert Louis Stevenson

5 agosto 2018

IL CANTO DEL MARE - Vincenzo Corsaro


Il canto del mare cullerà i nostri sogni... 

IL CANTO DEL MARE

Ho udito il canto del mare sussurrare il tuo nome,
ho visto le sue acque danzare fra gli scogli e
accarezzare la sabbia, ho visto la luna specchiarsi
nelle sue acque, ho sentito una leggera brezza
cavalcare le sue onde e portarmi il profumo del tuo
corpo, ho sentito le mie emozioni vacillare fra le
fiamme di un falò che non riesce a scaldarmi il
cuore sotto questo cielo rivestito di stelle. Le
guardo, nessuna brilla per me, ho solo il mare che
canta per me.

Vincenzo Corsaro

LO SCOGLIO - Diego Cocolo



Con gli occhi di un gabbiano che vola alto...

LO SCOGLIO

Seduto su di uno scoglio a meditare
Ho guardato l’immensità del cielo
 E del mare
Di fronte agli aridi monti
 Una vela bianca scivolava dolcemente
 Verso l’infinito orizzonte
 Guardavo il creato con gli occhi di un gabbiano.
 E con le sue ali
Ho librato lontano

 Diego Cocolo 

PAROLE - Mariella Buscemi


Chissà quante storie  nasceranno durante l'estate e chissà quante saranno le parole d'amore sincere...

PAROLE

Parole d'oltre mare,
come baci nei venti,
carezze nell'increspatura delle onde,
abbracci sulle rive.
Poesia e versi,
giochi eleganti
ti leggo ogni lettera del cuore,
firma anonima
che in me trova ogni legittima ragione d'essere.

 Mariella Buscemi

UNA COPERTA DI TRAMONTO - Bruno Amore


Un malinconico tramonto...

UNA COPERTA DI TRAMONTO

Mi ritrovo a pensare, mentre cammino
tra il chiacchiericcio
della ghiaia rotonda per l'usura
e il mare quando si ritrae dalla battigia,
che incatenando un passo all'altro,
mentre l'onda sciaborda tra i miei piedi nudi,
potrei raggiungere il sole che s'immerge in fondo
prima che si tiri dietro la coperta rossa del tramonto
nella quale avvolgerei la mia malinconia.

Bruno Amore

VEDENDO I TUOI PIEDI - Rabindranath Tagore


A piedi nudi sul cuore...

VEDENDO I TUOI PIEDI

Vedendo i tuoi piedi nudi e fragili
penso che i fiori siano le orme
dei passi dell'estate.

I tuoi tracciano leggermente sulla sabbia
la storia delle loro avventure,
una storia che, passando,
la brezza cancella.

Vieni, fai scivolare sul mio cuore
questi teneri piedi!
Lascia un'impronta duratura
sulla via del paese dei miei sogni.

Rabindranath Tagore

2 agosto 2018

AGOSTO - Federico Garcia Lorca

Agosto - Joachim von Sandrart 

Agosto, l’ottavo mese del calendario gregoriano, anticamente era chiamato sextilis e contava trenta giorni, finché il Senato romano, nell'anno 8 a.C., lo rinominò “augustus”, in onore dell’imperatore Augusto, dal quale prende il nome anche il ferragosto (feriae Augusti).
Il Senato, inoltre, tolse un giorno al mese di febbraio per aumentare quelli di agosto, rendendolo così della stessa durata di luglio, così chiamato in onore di Giulio Cesare.

 AGOSTO

Agosto,
 controluce a tramonti
 di pesca e zucchero
 e il sole dentro la sera
 come il nocciolo nel frutto.
 La pannocchia serba intatto
 il suo riso giallo e duro.
 Agosto.
 I bambini mangiano
 pane scuro e saporita luna.

(Federico Garcia Lorca)

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