SANTA GIULIA DI CORSICA
Santa Giulia di Corsica, patrona della Corsica e di Livorno, nacque a Cartagine nel 420 e morì il 22 maggio 448.
Di questa santa vergine si hanno poche informazioni attendibili tutte provenienti da una Passio del VII secolo, scritta secoli dopo la sua morte e intrecciata a miti e leggende.
Secondo questa Passio, quando i Vandali di Genserico arrivarono a impadronirsi di Cartagine, Giulia era tra le fanciulle fatte prigioniere dai vincitori.
La giovane apparteneva a una aristocratica famiglia romana, la gens Iulia, ed era di fede cristiana.
Venduta come schiava, fu acquistata dal mercante Eusebio di Siria.
Il mercante, nonostante fosse pagano, apprezzò subito le doti umane e spirituali di Giulia così docile, capace e devota da conquistare in breve tutta la sua fiducia.
Il mercante, in età avanzata le si affezionò come un padre tanto da portarla con sé nei suoi viaggi .
Durante uno di questi
viaggi, mentre si dirigevano verso la Francia, la nave di Eusebio naufragò a Capo Corso (Nonza) in
Corsica, dove regnava Felice, un ambiguo tiranno che si faceva chiamare “governatore’”.
Qui tutti i naufraghi, compreso Eusebio, fecero sacrifici agli dei, per essere scampati alla morte, solo Giulia rifiutò per non ripudiare la sua fede cristiana.
Il governatore Felice aveva subito puntato gli occhi su quella dolce e bella schiava e chiese al mercante Eusebio di vendergliela.
Al rifiuto del mercante, Felice si adirò non poco, così una sera, approfittando dell’ubriachezza del mercante siriano, si fece portare dinnanzi a Giulia, promettendole la libertà dalla condizione di schiava se avesse fatto un sacrificio agli dei. La risposta di Giulia fu negativa: «io sono già libera servendo Gesù Cristo mio Signore, mentre non potrei mai esserlo se servissi i vostri idoli pagani».
Felice, indignato, tentò in vari modi di far abiurare la giovane dalla propria fede. Tutti i suoi sforzi, ciononostante, si rivelarono inutili. Per questo, non esitò a ricorrere a violenze, facendola percuotere e flagellare. Da ultimo, ordinò che le fossero strappati i capelli e che, come il Maestro che lei amava, fosse crocifissa e gettata in mare.
Avvertiti misteriosamente in sogno dagli angeli di quanto accaduto, alcuni monaci della vicina isola di Gorgona (Livorno), si affrettarono al risveglio a raggiungere il luogo del martirio con le loro barche . Giunti a poche centinaia di metri dalla costa della Corsica, avvistarono la croce a cui Giulia era stata inchiodata mani e piedi. Attaccato alla croce vi era anche un cartiglio, recante il nome della ragazza e la storia del martirio che, a detta dei monaci, era stato scritto da "mani angeliche" .
Recuperato il corpo e trasportatolo nella loro isola, dopo averlo ripulito ed unto con aromi, lo deposero in un sepolcro.
Nel 762, la regina Ansa moglie di Desiderio, l'ultimo re dei Longobardi, volle che le reliquie della santa fossero traslate da Gorgona nella città di Brixia, oggi Brescia, dove tuttora sono custoditi, nella chiesa a lei dedicata, gran parte dei suoi resti.
Altre reliquie della santa riconosciute dalla Chiesa si trovano a Nonza (Corsica), che possiede due vertebre e una parte del cranio e a Livorno, dove sono conservati un dito e pochi frammenti ossei.
Di questa santa vergine si hanno poche informazioni attendibili tutte provenienti da una Passio del VII secolo, scritta secoli dopo la sua morte e intrecciata a miti e leggende.
Secondo questa Passio, quando i Vandali di Genserico arrivarono a impadronirsi di Cartagine, Giulia era tra le fanciulle fatte prigioniere dai vincitori.
La giovane apparteneva a una aristocratica famiglia romana, la gens Iulia, ed era di fede cristiana.
Venduta come schiava, fu acquistata dal mercante Eusebio di Siria.
Il mercante, nonostante fosse pagano, apprezzò subito le doti umane e spirituali di Giulia così docile, capace e devota da conquistare in breve tutta la sua fiducia.
Il mercante, in età avanzata le si affezionò come un padre tanto da portarla con sé nei suoi viaggi .
Hieronymus Bosch - Trittico de il martirio di Santa Giulia di Corsica
Palazzo ducale, Venezia
Qui tutti i naufraghi, compreso Eusebio, fecero sacrifici agli dei, per essere scampati alla morte, solo Giulia rifiutò per non ripudiare la sua fede cristiana.
Il governatore Felice aveva subito puntato gli occhi su quella dolce e bella schiava e chiese al mercante Eusebio di vendergliela.
Al rifiuto del mercante, Felice si adirò non poco, così una sera, approfittando dell’ubriachezza del mercante siriano, si fece portare dinnanzi a Giulia, promettendole la libertà dalla condizione di schiava se avesse fatto un sacrificio agli dei. La risposta di Giulia fu negativa: «io sono già libera servendo Gesù Cristo mio Signore, mentre non potrei mai esserlo se servissi i vostri idoli pagani».
Felice, indignato, tentò in vari modi di far abiurare la giovane dalla propria fede. Tutti i suoi sforzi, ciononostante, si rivelarono inutili. Per questo, non esitò a ricorrere a violenze, facendola percuotere e flagellare. Da ultimo, ordinò che le fossero strappati i capelli e che, come il Maestro che lei amava, fosse crocifissa e gettata in mare.
Gabriel Max - La crocifissione di Santa Giulia, 1866
Avvertiti misteriosamente in sogno dagli angeli di quanto accaduto, alcuni monaci della vicina isola di Gorgona (Livorno), si affrettarono al risveglio a raggiungere il luogo del martirio con le loro barche . Giunti a poche centinaia di metri dalla costa della Corsica, avvistarono la croce a cui Giulia era stata inchiodata mani e piedi. Attaccato alla croce vi era anche un cartiglio, recante il nome della ragazza e la storia del martirio che, a detta dei monaci, era stato scritto da "mani angeliche" .
Recuperato il corpo e trasportatolo nella loro isola, dopo averlo ripulito ed unto con aromi, lo deposero in un sepolcro.
Nel 762, la regina Ansa moglie di Desiderio, l'ultimo re dei Longobardi, volle che le reliquie della santa fossero traslate da Gorgona nella città di Brixia, oggi Brescia, dove tuttora sono custoditi, nella chiesa a lei dedicata, gran parte dei suoi resti.
Altre reliquie della santa riconosciute dalla Chiesa si trovano a Nonza (Corsica), che possiede due vertebre e una parte del cranio e a Livorno, dove sono conservati un dito e pochi frammenti ossei.
Questa
la storia di Giulia secondo la Passio, poi c'è un'antica tradizione corsa
secondo cui Giulia nacque a Nonza, un piccolo paese sulla punta ovest di Capo
Corso, nel III secolo.
Erano
tempi davvero bui per i cristiani, vittime di feroci persecuzioni.
Il
decadente Impero Romano, nel tentativo di risollevare dalle ceneri le vecchie
divinità pagane, nel 303 organizzò grandiose feste costringendo a partecipare
tutta la popolazione che veniva invitata a inginocchiarsi di fronte alla statua
di Giove.
Giulia
rifiutò di farlo ed anzi andò ad inginocchiarsi a pregare davanti alle porte
chiuse di una chiesa.
Questo
fece infuriare i romani che la condannarono al supplizio della croce, non prima
di averle strappato i seni gettandoli davanti ad un masso. Ai piedi della
pietra lo stesso giorno cominciò a sgorgare una sorgente calda, dove venne
costruita una cappella che ancora oggi si può ammirare a Nonza, di cui Santa
Giulia è patrona.
Sorgente di Santa Giulia- Nonza,Corsica
Alcuni studiosi ritengono, però, che in verità, Giulia, di origine cartaginese, fosse morta martire in una delle persecuzioni sotto Decio (250 circa d.C.) o Diocleziano (304 d.C.) e che, a seguito dell’invasione dell’Africa da parte dei Vandali di Genserico, di fede ariana, alcuni cristiani fuggirono, portando con loro le reliquie della martire, riparando in Corsica.
Lì la Passio originaria fu arricchita di taluni particolari che fecero assomigliare sempre più il racconto del supplizio della giovane a quello della Passione del Signore.
La devozione alla Santa, umile e laboriosa, fedele imitatrice del suo Padrone Celeste fin nei particolari del supplizio, è legata alle piaghe che l’hanno contraddistinta e per questo, è invocata nelle patologie delle mani e dei piedi.
Emblemi della Santa: Palma, giglio e croce.
1 commento:
Bonjour,
pouvez vous me communiquer ou se trouve la peinture de la sainte Julia avec la robe blanche.
Ou je pourrai commander une copie ?
Salutations
Christa Duelli
christa.duelli @wanadoo.fr
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