EL DIA DE LOS MUERTOS IN MESSICO
Il
Giorno dei Morti, in spagnolo Día de Muertos, in Messico non si va nei cimiteri
per piangere, ma si fa grande festa e si celebra la vita.
Secondo
la tradizione messicana, infatti, i morti tornano a trovare parenti e amici tra
il 1° e il 2 novembre e tutti si preparano ad accoglierli indossando variopinti
vestiti e maschere.
La
festa viene celebrata con musica, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi,
combinati a numerose rappresentazioni caricaturali della morte.
Già
verso la fine di ottobre negozi, pasticcerie, piazze e mercati di tutto il
Messico si riempiono di calaveras, ovvero dolci e pane a forma di teschio di
ogni dimensione, ornati di fiori e frutta di zucchero dai colori pastello.
Los
novios, cioè i fidanzati, si giurano eterno amore davanti a bare di zucchero
contenenti piccoli scheletri che
portano il nome dell'amato o dell’amata.
Nei
paesi e nelle città vengono allestiti altari e composizioni di scheletri di cartapesta
rappresentati nelle situazioni normali della vita, cioè mentre suonano,
ballano, dormono, mangiano, scherzano.
La
morte, detta anche "La Pelona", è presente infatti in ogni momento
dell'esistenza, nelle canzoni e nelle poesie: il messicano anche sulla morte ha
battute mordaci, si burla di lei, ironizza, la corteggia, la nomina
"allegramente" e, soprattutto, la accetta.
Per
le strade sfilano le “Catrina”, personaggio inventato dal caricaturista José
Guadalupe Posada intorno al 1913.
La
Catrina, che rappresenta la morte, vestita in modo elegante e con un grande e
vistoso capello, ha anche un corrispettivo maschile, El Catrin, e spesso li si
vede passeggiare insieme sottobraccio.
La Catrina - dipinto di Diego Rivera
L'apice
della festa è raggiunto nella notte tra l'1 e il 2 novembre in molti cimiteri che,
agghindati di "cempasùchil", i fiori arancioni di stagione, si trasformano
in un allegro palcoscenico dove si esibiscono allegre orchestrine e si balla e
si canta.
Sulle
tombe dei cari estinti non si portano solamente fiori, ma soprattutto frutta,
dolci e bottiglie di tequila o cerveza.
In
pratica si cerca di riprodurre tutto ciò che in vita piaceva fare ai defunti.
Per
questa conciliazione unica tra la vita e la morte, il Dia de los muertos si è
guadagnato il titolo di Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale
dell’Umanità dall’UNESCO.
ATTACCAMENTI
La morte viene a mangiare quello che le piaceva,
e vuole anche bere quello che in vita la inebriava.
Quando qualcosa piace non finisce
i morti ce lo confermano,
perché ritornando riaffermano
che l'anima nel corpo stava.
©Julie Sopetrán
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