18 aprile 2021

FANTASIA - John Keats



Lasciando vagare la fantasia entriamo nel mondo dei sogni!

Dolce notte...


FANTASIA


Lascia sempre vagare la fantasia,

È sempre altrove il piacere:

E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,

Come le bolle quando la pioggia picchia;

Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,

Per il pensiero che davanti ancor le si stende;

Spalanca la porta alla gabbia della mente,

E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.

Dolce fantasia! Libera sii per sempre!

Son rovinate dall’uso le gioie dell’estate,

E appassisce il godimento della primavera

Come i suoi fiori. Anche le bocche rosse

Dei frutti autunnali quando tra le nebbie

E la rugiada ardono come fanali

Saziano a gustarle: e dunque, che fare?

Siediti vicino al fuoco, quando

L’arido ceppo vampeggia lucente

Come lo spirito stesso dell’inverno,

Quando la terra silenziosa è imbacuccata,

E la neve rappresa è scompigliata

Dallo zoccolo pesante del contadino,

Quando la notte in oscura cospirazione

S’incontra col mezzogiorno

Per bandire la sera dal suo cielo.

Sì, siediti qui, e con la mente

Intimidita dall’immaginazione,

Invia la fantasia ad un’alta missione.

Ha vassalli al suo servizio,

E ti porterà a scapito del gelo,

La bellezza che la terra ha perso,

Ti porterà accumulate

Con quieto e misterioso furto,

Le gioie dell’estate e i boccioli

E le campanule di Maggio,

L’erba rugiadosa e la frasca spinosa,

L’opulenza doviziosa, infine dell’autunno.

E questi piaceri mescolerà

Con tre acconci vini in una tazza

Che tu berrai: – e udrai

I lontani canti dei mietitori chiari,

Il fruscio del grano tagliato,

I dolci uccelli inneggianti al mattino:

E insieme, – ascolta!

È l’allodola di Aprile, mattutina,

Sono i corvi, con affannoso gracchiare,

Alla ricerca di pagliuzze e fuscelli.

Con un solo sguardo coglierai

La margherita e il ranuncolo,

I gigli dalle bianche piume e la prima

Primula che sboccia sulla siepe,

Il giacinto ombreggiato, eterno

Re di zaffiro della metà di Maggio,

E ogni foglia, ogni fiore

Imperlato dallo stesso scroscio.

Vedrai il topo di campo sbucare

Magro dal suo sonno nella cella,

E il serpente, sottile per l’inverno,

Deporre su una sponda assolata la sua pelle,

Vedrai uova di nido screziate

Pronte ad aprirsi tra il biancospino,

Quando l’ala della femmina riposa

Quieta nel suo nido muschioso;

Vedrai il tumulto e l’allarme,

Quando l’alveare riversa fuori il suo sciame,

E le ghiande mature tambureggiare

Quando le brezze d’autunno cominciano a cantare.


Dolce Fantasia! Libera sii per sempre!

Ogni cosa è rovinata dall’uso:

Dov’è la gota che troppo guardata

Non sia appassita? O la fanciulla

La cui bocca matura non sia intristita?

C’è forse un occhio, sia pur color del cielo,

Che a lungo andare non stanchi? C’è forse un volto

Che in ogni luogo vorremmo incontrare?

Una voce, sia pur dolce, che sempre

Sia dolce udire? Si scioglie

Solo a toccarlo, dolce, il piacere,

Come la piaggia quando la bolla picchia.

Lasciala vagare, lei, l’alata,

Che alla tua mente trovi un’amata

Dagli occhi dolci come la figlia di Cerere

Prima che il dio del tormento

Le insegnasse il rimprovero e lo sgomento,

Con una vita e dei fianchi

Come quelli D’Ebe bianchi, quando

Sfuggendo al fermaglio d’oro si sciolse la cintura

E giù le cadde la tunica ai suoi piedi,

Mentre una dolce coppa lei teneva in mano –

E Giove si sentì illanguidire – Spezza le maglie

del serico guinzaglio, libera la fantasia,

Rapida rompi la corda che l’avvince,

E gioie simili ti farà avere.


Lascia sempre vagare la fantasia,

È sempre altrove il piacere.


John  Keats 




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