28 marzo 2021
BRAMO LA TUA VOCE, O DIO - Rabindranath Tagore
PREGHIERA A UN DIO EVENTUALE - Franco Marcoaldi
PREGHIERA A UN DIO EVENTUALE
La vedi lì in fondo quella
piccola gazza che indugia
beata sulla siepe di alloro?
Paff, le basta un semplice colpo
dell'ala per lasciarsi alle spalle
tutto il peso del mondo.
Sollevata da vincoli e obblighi
finalmente adesso è nuda, libera,
sola: la piccola gazza che vola.
Ti chiedo, eventuale Signore
e Creatore: non potresti una volta
soltanto cercare di fare altrettanto
con me, liberando il mio gracile corpo
dal peso dei suoi mille fantasmi?
In fondo ti piace creare, innovare.
E allora, pensa che bello:
vedere un mattino di maggio,
del tutto inattesa, un'umana
creatura che vola. Sollevata
da vincoli e obblighi - finalmente
anch'essa nuda libera sola.
Franco Marcoaldi
DOMENICA DELLE PALME - G. Titta Rosa
DOMENICA DELLE PALME
La Domenica delle Palme s'annunziava
con una gran festa di campane.
Cominciava il campanone della parrocchia,
che suonava in tre riprese lasciando
ogni volta nell'aria un vasto ronzio bronzeo
che si sperdeva sulle case e sugli orti
Fra l'una e l'altra ripresa tintinnava ilare egentile
la campana d'argento della chiesetta di Santa Maria.
Squillava con un suono petulante e gioioso,
in quell'asciutto mezzogiorno che intiepidiva
l'aria col primo fiato di primavera...
Ogni cosa pareva ascoltasse immota;
gli alberi e le case, nella luce,
stavano come in una vuota attesa.
G. Titta Rosa
L' ASINELLO CHE PORTO' GESU' - dal web

L' ASINELLO CHE PORTO' GESU'
Era stato svezzato da poco e talvolta, quando si metteva nei guai, cercava ancora il conforto della sua mamma.
Il suo nome era Lollo e aveva grandi orecchie appuntite e occhioni scuri, intelligenti e furbi.
Come tutti i cuccioli era birbaccione, chiassoso, prepotente.
Appena poteva si allontanava verso i confini del campo cercando di sconfinare e, quando il padrone andava a riprenderlo, puntava le zampe sul terreno e non c’era modo di smuoverlo.
Bisognava trascinarlo e quanto erano acuti i suoi ragli di protesta!
Il padrone ancora non si decideva a metterlo al lavoro: era talmente giovane e testone!
Una bella mattina di primavera giungono nel campo degli uomini, parlottano un po’ col padrone e poi cominciano a guardare verso Lollo.
Erano venuti infatti a fare una richiesta curiosa che riguardava proprio lui.
Questi uomini erano servi di un tale, un certo Nazareno e, mandati da questo, volevano in prestito proprio Lollo.
Serviva al loro Maestro per entrare in Gerusalemme.
Il padrone era perplesso: “Macché Lollo!
Per il vostro Maestro ci vuole un cavallo.
Io non ce l’ho, ma il mio vicino è un soldato e certamente sarà contento di prestarvi il suo bel cavallo bianco”.
Ma quelli insistevano, si erano proprio fissati!
Volevano un asino che fosse giovane che non avesse mai lavorato. “È il Maestro che lo chiede”, dicevano.
“Ma non temere te lo restituiremo”.
Il padrone alzava gli occhi al cielo: “Ma allora proprio non capite, quest’asino non è adatto!
È prepotente, testone e farà fare a me e al vostro Maestro una brutta figura.
È capace di fermarsi in mezzo alla strada e di non voler più camminare, se gli gira, incomincia a ragliare così forte e non la finisce più, e poi, morde!”.
E i servi a lui: “Così come è, lo vuole il Maestro, e Lui non sbaglia! Se ha chiesto quest’asino avrà i suoi buoni motivi!”.
Il padrone allora, avvilito, prende un pezzo di corda, lo butta intorno al collo di Lollo e lo consegna ai servi.
Lollo è troppo interessato alla faccenda per pensare a fare i capricci, e docile si lascia legare e condurre fuori del campo.
Fatta poca strada arrivano a un bivio, poco fuori Gerusalemme.
Ci sono uomini, donne e anche bambini che attorniano un giovane uomo.
I servi dirigono proprio verso di Lui: “Ecco, Maestro, questo è l’asino che avevi chiesto”.
Il Maestro si volta, si avvicina a Lollo, allunga una mano, lo accarezza sulla testa e lo guarda.
Anche Lollo alza gli occhi verso questo bizzarro Maestro che ha voluto a tutti i costi averlo come cavalcatura, e i suoi occhi si immergono nello sguardo del Maestro: “Mai nessuno mi aveva guardato così”, dirà poi Lollo.
“Neanche la mia mamma”.
È come se con un solo sguardo il Maestro mi dicesse: “Non temere, va bene così.
Sì sei un po’ un brigante, ma ce la puoi fare.
Io mi fido di te e ti voglio bene! Coraggio!
Cominciamo questo viaggio, sarai tu a portarmi a Gerusalemme”.
Mansueto si lascia mettere un mantello rosso sulla groppa, si lascia montare dal Maestro e, lentamente, incominciano il loro viaggio verso Gerusalemme.
Via via che si avvicinano alla città la gente diventa più numerosa. Stendono per terra dei mantelli rossi, hanno in mano dei rami di palma e di ulivo, li agitano e gridano: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.
Tutti fanno festa alla persona che lui sta portando in groppa, bardato con quel bel manto rosso!
Anche i bambini fanno festa e alcune bambine portano dei fiori.
Ad un tratto una voce si leva dalla folla e chiede: “Chi è quest’uomo?”.
Qualcuno risponde: “È Gesù, da Nazareth di Galilea!”.
“Che cosa ha fatto?”. “Io sono vedova, Gesù ha risuscitato il mio unico figlio. Eccolo!”.
“Io ero muto per colpa di un demonio e Gesù mi ha liberato”.
“Io avevo questa mano come morta e lui mi ha detto: “Stendila!”.
E la mia mano è tornata come nuova! Ha fatto bene ogni cosa!”. Lollo ascolta tutto quello che la gente dice sull’uomo che sta accompagnando a Gerusalemme.
“Ora capisco perché alcuni chiamano Gesù il Signore!”.
La folla è al colmo della gioia e della festa.
Gesù è pronto per entrare nel tempio.
Prima di allontanarsi, con la mano sfiora lentamente il muso dell’asinello.
Gesù e Lollo si guardano per un lungo istante.
Gesù capisce ciò che l’asinello gli vuol dire: “Grazie, Signore di avermi cercato.
Tu hai avuto bisogno di me e hai avuto fiducia in me!
D’ora in poi, anche se non credo che riuscirò ad essere sempre bravo, voglio provare ad essere come Tu mi vedi.
LA DOMENICA DELLE PALME - Marino Moretti
Con la stessa gioia con cui accolsero l'entrata trionfaledi Gesù a Gerusalemme, accogliamo il Salvatore nel nostro cuore!
LA DOMENICA DELLE PALME
Chinar la testa che vale?
E che val nova fermezza?
Io sento in me la stanchezza
del giorno domenicale,
mentre la madre mia buona
entra con passo furtivo
nella mia stanza e mi dona
un ramoscello d’ulivo…
E se’n va. Tutto quello
ch’ella vuol dirmi lo dice
a questo suo ramoscello
che adornerà una cornice:
adornerà la cornice
dorata a capo del letto
l’ulivo ch’è benedetto,
l’ulivo che benedice;
porterà pace e abbondanza
nelle casette più sole,
rallegrerà un po’ la stanza
dell’infermo, senza sole,
ricorderà poi con tanta
fede l’ingresso solenne
di Cristo a Gerusalemme
nella domenica santa!…
Ulivo, e a me che dirai?
Le stesse cose anche tu?
se una parola: giammai,
se due parole: mai più?
Nulla tu doni al mio cuore
che lo consoli un istante,
ed il mio sguardo tremante
non vede in te che un colore:
il color triste di tutto
il mondo che non à sole
e piange tacito e vuole
vestirsi di mezzo lutto;
il colore della noia
e dei fiori di bugia,
il colore della mia
giovinezza senza gioia;
il colore del passato
che ritorna ben vestito,
il color dell’infinito
e di ciò che non è stato;
il color triste dell’ore
così lente a venir giù
dai lor numeri, il colore
che non è colore più.
VOLA COLOMBA - Michela Salzillo
La colomba, da sempre simbolo di pace e gioia, è anche un importante simbolo pasquale che si ricollega al diluvio universale narrato nella Genesi dove , a tornare da Noè fu proprio una colomba che portava nel becco un ramoscello d’ulivo, a testimonianza dell’avvenuta riconciliazione fra Dio e il mondo...
VOLA COLOMBA
Vola colomba sugl'alberi in fiore,
vola sui tetti e porta l'amore,
vola sul mondo e regala la pace.
Vola colomba tra paure e smarrimenti,
tra guerre e turbamenti,
nei cuori, ti prego!, Serenità accendi.
Vola colomba e annuncia speranza,
nel ramo d'ulivo racchiudi fratellanza,
donaci la fede e non l'incertezza,
mostraci la gioia di una Santa carezza.
Che la Pasqua non sia vuota tradizione,
ma il giorno della nostra resurrezione.
Benedici Signore ognuno di noi,
Tu lo sai, non siamo degl'eroi ma figli tuoi.
Vola colomba lassù nel cielo,
vola più in alto là dov' è sereno!
Michela Salzillo
DOMANI INCERTO - Luciano Postogna
Buona domenica con una poesia e un'immagine dal "sapore" mesto e antico...
DOMANI INCERTO
Quando gli organi delle bianche chiese
al vespro si smorzano
e nelle strade le ultime canzoni
tacciono, quasi per timore
dell’ombra già incombente.
La gente nel cuore serba,
con tanta forza,
quella breve allegria domenicale
e taciturna cammina sul viale
per rincontrar la solita tristezza.
Toglie la maschera il sorriso
e la mestizia svela con aria disinvolta
la gioia resta sol per l’abito da festa.
Si spengono le luci
nelle case e cimiteri,
solo in cielo ogni giorno sarà festa.
È l’ora piena dei notturni lidi
dove le giovani si danno
ai famelici acquirenti
per qualche coppa di Moët&Chandon.
Ora dorme la città
e coatta sogna
poiché non vuol pensare
cosa sarà il domani.
Luciano Postogna
26 marzo 2021
PESCHE DOLCI ALL' ALCHERMES E CREMA PASTICCERA
PESCHE ALL' ALCHERMES E CREMA PASTICCERA
Ingredienti per circa 15 pesche
500 g farina 00 di grano tenero
200 g zucchero semolato
100 g burro
2 uova intere grandi
6 cucchiai di latte intero
1 bustina di lievito
Cannella in polvere q.b.
Alcermes q.b.
Limone grattugiato
Ingredienti per la crema pasticcera
500 ml di latte intero
4 tuorli d’uovo grandi
2 cucchiai di farina
2 cucchiai di fecola di patate o amido di riso
4 cucchiai di zucchero a velo
4 cucchiai di zucchero semolato
Buccia di limone
1 bustina di vanillina o un cucchiaino di estratto di vaniglia
SE NON AVESSI FRETTA - Maria Wine
“La vita è rinchiusa negli attimi di tenerezza che dedichiamo agli altri. Attimi che spontaneamente si avvalgono della facolta' di colmarsi d' amore. Un amore incondizionato che nulla vuole, che nulla pretende, che nulla chiede... ma che dà tutto se stesso, senza niente in cambio.”
(Raffaella Frese)
SE NON AVESSI FRETTA
Se non avessi fretta
Se non avessi tanta fretta
potresti renderti conto di molte più cose.
Se fossi un uomo
scopriresti
che la donna che porti dentro sogna
di poter mettersi a piangere
e se sei una donna
che l’uomo che porti dentro sogna
di poter rendere conto
della tua fragilità sprecata.
Scopriresti
che quasi tutto quello che rimproveri agli altri
è un rimprovero che hai evitato di farti.
Se ti dessi il tempo di contemplare
il tappeto del paesaggio che hai tessuto con la tua vita
potresti scoprire molti sentieri che hai saltato ai quali non potrai tornare…
E forse grazie alla tua scoperta
smetteresti di far correre il giorno
per raggiungere velocemente la notte,
smetteresti di scavalcare l’inverno
per arrivare in fretta all’estate
e con questo sapere
allungheresti in modo considerevole la tua vita.
Maria Wine
SEMPRE PIÙ DIFFICILE - Erich Fried
"Se potessi vederti tra un'ora, subito dopo vorrei rivederti ancora."
(PaolaFelice)
SEMPRE PIÙ DIFFICILE
Vederti una volta sola
e poi mai più
dev’essere più facile che vederti ancora una volta
e poi mai più.
Vederti ancora una volta
e poi mai più
dev’essere più facile che vederti ancora due volte
e poi mai più.
Vederti ancora due volte
e poi mai più
dev’essere più facile che vederti ancora tre volte
e poi mai più.
Ma io sono uno sciocco
e voglio vederti
ancora molte volte
prima di non poterti vedere mai più.
Erich Fried
25 marzo 2021
COLORE DI PRIMAVERA - Chiara Jommetti
COLORE DI PRIMAVERA
Sei una cascata di grappoli
profumati, di colore blu,
azzurro e lilla che a primavera
fiorisce.
Ti si pianta in ogni angolo,
hai un nome tanto dolce che è
Glicine.
(Chiara Jommetti)
23 marzo 2021
TU LA NOTTE IO IL GIORNO - Antonia Pozzi
Una romantica buonanotte...
TU LA NOTTE IO IL GIORNO
Tu la notte io il giorno
così distanti e immutevoli
nel tempo
così vicini come due alberi
posti uno di fronte all`altro
a creare lo stesso giardino
ma senza possibilità di
toccarsi
se non con i pensieri
Tu la notte io il giorno
tu con le tue stelle e la luna
silenziosa
io con le mie nuvole ed il
sole abbagliante
tu che conosci la brezza
della sera
ed io che rincorro il vento
caldo
fino a quando giunge il
tramonto
I rami divengono mani
tiepide
che si intrecciano
appassionate
le foglie sono sospiri
nascosti
le stelle diventano occhi di
brace
e le nuvole un lenzuolo che
scopre la nudità
La luna e il sole sono due
amanti rapidi e fugaci
e non siamo più io e te
siamo noi fusi insieme
nella completezza della luce
fioca
ondeggiante come la marea
in eterna corsa…
So cosa significa amore
quando il giorno muore.
Antonia Pozzi
LASCIO - Marisa Storgato
"Scoprirai che è necessario lasciare andare le cose; per il semplice motivo che sono pesanti. Lasciale andare, lasciale andare. Non attaccare pesi alle caviglie."
(C. JoyBell C)
LASCIO
Lascio che accada ciò che deve accadere.
Che la ferita guarisca.
Che il dolore passi.
Che la fame si sazi.
Che la sete si disseti.
Che la mente si calmi.
Che il respiro rallenti.
Che il silenzio sorrida.
Prima o poi tutto guarisce.
Ma più tengo stretto, più soffoco.
Più rilascio, più svanisce.
L’anima si attenua quando le poni l’orecchio per ascoltare e se fai silenzio cogli ogni sussurro, fragile, ironico, schietto.
Se invece i pensieri si addensano e fanno squadra con l’insicurezza, il rancore, il dispiacere, il senso di colpa, capita che l’anima sente che non è il tempo per smuovere le acque…potrebbe riemergere quel fango dal fondale che intorbidisce la bellezza della sua superficie.
L’anima sa attendere.
Anche il tempo di una vita intera.
Perchè ogni cosa ha un tempo per nascere, per cambiare, per trasformarsi.
Fino a quando finisce il tempo.
Lascio che accada ciò che deve accadere.
Che la speranza fiorisca.
Che la fiducia dimori.
Che la pace metta radici.
Che l’amore risplenda.
Che la gratitudine diventi abitudine.
Semplicemente essere così com’è.
Marisa Storgato
VENEZIA - Anna Achmàtova
Una magnifica poesia dedicata alla città tra le più belle e romantiche al mondo: letteralmente ti lascia senza fiato!
VENEZIA
Colombaia dorata sull'acqua,
tenera e verde struggente,
e una brezza marina che spazza
la scia sottile delle barche nere.
Che dolci, strani volti tra la folla,
nelle botteghe lucenti balocchi:
un leone col libro su un cuscino a ricami,
un leone col libro su una colonna di marmo.
Come su di un'antica tela scolorita,
il cielo azzurro fioco si rapprende...
ma non si è stretti in quest'angustia,
e non opprimono l'umido e l'afa.
Anna Achmàtova
DAL VIRTUALE AL REALE - Sergio Camellini
Tramite computer ho conosciuto tante persone : la maggior parte ha incrociato la mia strada senza particolare incisività, alcune sono diventate cortesi e simpatiche conoscenze... pochissime sono diventate affettuose amicizie, ma solo una ha fatto il "salto di qualità", diventando una preziosa amica!
DAL VIRTUALE AL REALE
Pensavo che
l’amicizia virtuale
fosse una banalizzazione
dell’amicizia reale,
non sempre è così;
hai azzerato
le paventate distanze,
con far gentile
e sublime poesia,
amico profondamente
reale: grazie!
Sergio Camellini
TORTA DI MELE ALL' AMARETTO
TORTA DI MELE ALL' AMARETTO
300 g farina 00
200 g zucchero
semolato
3 uova
100 ml olio semi
girasole
100 ml limone spremuto
100 ml liquore
amaretto
1 bustina lievito
2/3 mele
PIOGGIA - Nika Turbina
PIOGGIA
Siete capaci di ascoltare la pioggia con le dita?
È semplice!
Toccate con la mano la corteccia di un albero,
fremerà sotto le vostre dita,
come un cavallo bagnato.
Toccate con la mano
il vetro della finestra di notte.
Sentite?
Teme la pioggia,
ma dalle umide gocce
deve proteggermi
e io attraverso il vetro
le gocce accarezzerò con le dita.
Pioggia!
Porta!
Ascolta, porta,
lasciami uscire!
La strada risuona tutta di ruscelli.
Voglio sentire la pioggia con le dita
per poter dopo scrivere la musica.
Nika Turbina
22 marzo 2021
LA TUA NOTTE E IL TUO GIORNO - Joaquin Sabina
Con un delicato bacio, vi auguro una dolce notte...
LA TUA NOTTE E IL TUO GIORNO
Posso farmi delicato e dire
che le tue labbra hanno lo stesso sapore delle labbra
che bacio nei miei sogni,
posso diventare triste e dire
che mi basta essere il tuo nemico, il tuo tutto,
il tuo schiavo, la tua febbre, il tuo padrone.
E se vuoi posso essere
anche la tua stazione e il tuo treno,
il tuo male e il tuo bene,
il tuo pane e il tuo vino,
il tuo peccato, il tuo dio, il tuo assassino…
O forse quell’ombra
che si sdraia al tuo fianco sul tappeto
al bordo del caminetto
ad aspettare salga la marea.
Posso diventare umile e dire
che non sono il meglio,
che mi manca valore per legarti al mio letto,
posso farmi dignitoso e dire
“vieni da me quando ti stufi di amori
modesti di un momento… chiamami.”
E se vuoi posso essere
anche il tuo trapezio e la tua rete,
il tuo addio e tuo “ci si vede”,
la tua coperta ed il tuo freddo,
la tua risacca, il tuo lunedì, il tuo disgusto…
O forse quel vento
che ti viene dalla noia
e ti lascia abbracciata ad un dubbio,
in mezzo alla strada e nuda.
E se vuoi posso essere
anche il tuo avvocato e il tuo giudice,
la tua paura e la tua fede,
la tua notte ed il tuo giorno.
Il tuo rancore, il tuo perché, la tua agonia,
o forse quell’ombra,
che si sdraia al tuo fianco sul tappeto
al bordo del caminetto,
ad aspettare salga la marea.
e non so dove mi conduce
questa teoria di errori.
Joaquin Sabina
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