Il 10 aprile del
1950 Cesare Pavese scrisse "The cats will know", una poesia che denota
il grande apprezzamento che Pavese doveva avere per i gatti, gli unici secondo
lui capaci di capire ogni nostro stato d'animo.
La illustro con le
bellissime foto dei gattini nati la scorsa primavera a una micia randagia che
me li ha lasciati in un angolo appartato del giardino e naturalmente non potevo
che adottarli.
Li ho chiamati Foxy,
Reddy e Goldy... nomi d'obbligo visto il colore rossiccio del loro pelo!
Ormai son tre grossi micioni fieri dall'indole indomita... difficili da fotografare e non si lasciano neanche accarezzare!
Ormai son tre grossi micioni fieri dall'indole indomita... difficili da fotografare e non si lasciano neanche accarezzare!
THE CATS WILL
KNOW
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci
selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un
passo.
Ancora la brezza e
l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri
giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto
che dilaniano il cuore
di chi più non ti
spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri
giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.
(10 aprile 1950)
Cesare
Pavese
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