14 gennaio 2018

GIULIO ANDREOTTI E LE SUE PIU' FAMOSE BATTUTE


GIULIO ANDREOTTI E LE SUE PIU' FAMOSE BATTUTE

Oggi 14 gennaio, il senatore a vita  Giulio Andreotti Giulio Andreotti  avrebbe compiuto  99 anni.
Ricordiamolo rispolverando una serie di  sue famose battute e storielle...

"Non basta avere ragione: bisogna avere anche qualcuno che te la dia."

Sarei rovinato...
Un giorno del 1927, Giulio era un bambino di otto anni che si trovava su un tram che percorreva rumorosamente le strade di Roma. 
D'improvviso, un uomo zoppicante, nel tentativo di portarsi verso l'uscita, gli montò sui piedi.
 Giulio fece una smorfia di dolore e l'uomo, imbarazzato, si scusò dicendo di essere un mutilato. Il piccolo Giulio alzò lo sguardo e replicò freddamente: "Se tutti i mutilati passassero sui miei piedi, sarei rovinato...". 
Da quel lontano 1927 a oggi, Andreotti ha partorito centinaia di motti di spirito e aforismi, freddure e definizioni fulminanti: alcune sono entrate nei dizionari e nelle enciclopedie, contribuendo ad alimentare la sua fama di politico freddo e cinico. 


ll potere logora...
Come la classicissima "il potere logora chi non ce l'ha", pronunciata nel 1951 durante un dibattito parlamentare. Il giovane parlamentare democristiano rispose così a un avversario di De Gasperi che chiedeva al presidente del consiglio di farsi da parte, visto che aveva raggiunto gli ottant'anni ed era ormai logorato dall'esercizio del potere. Da allora la frase è restata incollata al suo autore come il motto di una nobile casata su uno stemma araldico. A volte velenose, a volte bonariamente ironiche, le battute andreottiane, che gli appassionati del genere possono consultare nel libro "Il potere logora... ma è meglio non perderlo" uscito qualche anno fa da Rizzoli, non hanno risparmiato nessuno.

                     
Occhi bellissimi...
Politici, magistrati, generali, uomini di Chiesa, frequentatrici di salotti "à la page": Andreotti si é sempre divertito a gelare chi gli stava antipatico. "E' vero, la signora ha due occhi bellissimi, specialmente uno", disse l'allora sottosegretario allo Spettacolo (era il 1954) in un salotto romano, gelando una donna un po' troppo vanitosa.


Vizi minori...
 ''Non ho vizi minori'', amava dire per spiegare la sua avversione per il fumo, Andreotti ha sempre dato il meglio di sé quando si trattava di sfoderare una  corrosiva autoironia.

L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi.


A pensar male...
Mentre la celeberrima "a pensar male del prossimo si fa peccato , ma si indovina" , ha una sua storia: Andreotti la ascoltò nel 1939 dalla bocca del vicario di Roma Marchetti Selvaggiani, quando studiava Giurisprudenza all'Università Lateranense. Da allora l'ha ripetuta in varie occasioni e ,  a furia di sentirgliela dire,  hanno finito per  attribuirla a lui.



A parte le guerre puniche...
Quando cominciarono i guai politici e giudiziari, Andreotti  commentava con amaro sarcasmo: "A parte le guerre puniche , mi attribuiscono di tutto". Confidava nei giudici, ma gli tornava quello che aveva scritto molti anni prima sulla loro imparzialità: "Perché la bellissima frase 'La Giustizia e' uguale per tuttì è scritta alle spalle dei magistrati?"


 Meglio tirare...
A chi gli chiedeva un commento alla sua tendenza politica a "tirare a campare" senza prendere di petto le difficoltà, rispondeva sornione: "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia...". Anche perché Andreotti, consapevole delle sue debolezze e manchevolezze, sa che per l'aldilà dovrà affidarsi al perdono del Giudice Supremo: "Se mi salverò l'anima - ha scritto qualche anno fa - sarà solo per misericordia divina, una specie di amnistia ultraterrena".


Visita di leva...
 Quando affrontò la visita di leva il medico che lo respinse gli disse: “Lei con quel torace così non vivrà a lungo!”. Anni e anni dopo quando Giulio Andreotti divenne Ministro della Difesa cercò di rintracciare quell’ufficiale, ma scoprì che era morto.
Molte persone e fatti gli sono passati davanti ma lui era sempre lì, con la lucidità mentale di uno studente universitario.
Un personaggio del tutto mite, quasi timido a vedersi, fragile nella sua corporatura, eppure finito sotto processo  per concorso esterno in associazione mafiosa : ”c’era qualcuno che evidentemente mi voleva eliminare“.

Giulio Andreotti (Roma, 14 gennaio 1919 – Roma, 6 maggio 2013) 

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