25 novembre 2020

PER LA DONNA – (non violenza) - dal web


PER LA DONNA – (non violenza)

 

Vengono alcuni giorni in cui parole

sono grumi di lacrime, di lutto,

s’illividisce il cielo perché spezza

ogni dolcezza il segno di violenza,

che brucia contro il ventre.

La casa era tutta tua, è tutta tua ancora,

anche nella tua assenza inaspettata,

ed io disperdo le mie mani

tra i ninnoli che non hanno più valore.

Timidamente il polso, per quelle aritmie

che hanno sospeso a tratti il mio affanno,

quelle aritmie improvvise che hanno atterrito

tutta la poesia della nostra vita,

scardina il pianto di promesse

e sventure,

tra lamento e disperati agganci.

Forse l’orizzonte offre la stella mattutina

dai falsi contorni per ricattare la carne,

modulando le ore che lasciammo

per approdi del flauto,

o a raccattare le più che povere stagioni

tremando per le mani indispettite.

Nessuna epifania conosce il gioco

inciso nella tua verginità.

Ti lascerò distribuire il sangue

rifiutando pensieri,

doglianze del tuo piccolo ventre,

ormai più avvezzo allo scherno che ai riflessi.

Anche il trillo del vuoto è un’illusione

di altri tempi e guizzi, ultima frattura

a scaglie di ripetizioni,

belva semiaperta a mutamenti,

rincorre lampeggi segregati nell’agguato.

Il mio strappo ha l’intreccio

delle tinte roventi, delle attese,

ed ecco che le arterie inceppano

disperate filiere

secondo impasti che fan conto del sempre,

nel crepitio dei fiotti d’ombra,

ed insistono gli abbracci per fondere il cerchio,

là dove ancora sembra intatta

la punta del pensiero,

dove era scritto che la carne in discesa

maliziosamente rimetteva il verso giusto

condividendo il medesimo guizzo

delle incisioni.

Scontro per le inflessioni della voce

e nel piegarti ogni infame figura tinge il rosso.

 

(dal wweb)

 

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