Con questa poesia crepuscolare di Corrado Govoni,
ci piomba addosso tutta la proverbiale tristezza dell'autunno...
AUTUNNO
lo canto te, o grave autunno:
con la tua frutta squisita,
che pende dai rami brulla
come una felicità compìta;
le monotone piogge
che rigano le gote dei pallidi vetri
e intirizziscono l'anime;
le implacabili nebbie
che sfuman come un inodoro incenso
e restringono attorno a noi il mondo,
ed i nobili corvi
sempre vestiti a lutto stretto;
i poveri campo santi,
pieni di corone variopinte,
tristi girandole di fiori sulle tombe.
Senza rimpianti cadono le foglie.
Sonnecchia il sole
sulle deserte soglie.
Ma perché il cuore si duole?
Perché l'anima si rattrista?
Corrado Govoni
(Tàmara, 29 ottobre 1884 – Lido dei Pini, 20 ottobre 1965)
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