Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zuffolando, così,
fino a che gli altri dicano: è pazzo!
E mi fermerò soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque incontrerò per via,
inchinandomi fino a terra.
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre,
a più riprese
finché non sarò esausto.
E a chiunque venga
- anche al ricco - dirò:
”Siedi pure alla mia mensa”,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
”Avete visto il Signore?”.
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Tutto è Suo dono,
eccetto il nostro peccato.
Ecco, gli darò un’icona
dove Lui - bambino - guarda
agli occhi di Sua Madre:
così dimenticherà ogni cosa.
Gli raccoglierò dal prato
una goccia di rugiada
- è già primavera,
ancora primavera,
una cosa insperata,
non meritata,
una cosa che non ha parole;
e poi gli dirò d’indovinare
se sia una lacrima
o una perla di sole
o una goccia di rugiada.
E dirò alla gente:
”Avete visto il Signore?”.
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle mie lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone,
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell’usignolo,
quell’usignolo che canta sempre solo,
da mezzanotte all’alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all’alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: “Pace!”,
e poi cospargerò la terra
d’Acqua Benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell’altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
E non piangerò più,
non piangerò più inutilmente;
dirò solo: “Avete visto il Signore?”.
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso
poi non dirò più niente.
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