“L'orizzonte si piega in avanti, offrendoti spazio per fare nuovi passi di cambiamento.”
MAYA ANGELOU - UNA DONNA FENOMENALE
Grazie
a un doodle che le ha dedicato Google il 4 aprile per ricordare il giorno in
cui avrebbe compiuto 90 anni, scopro l'esistenza di una donna fenomenale, una
di quelle dalla forza trainante.
Non
potete immaginare l'ammirazione che provo quando leggo di donne così tenaci,
incrollabili e indomite, che con il solo desiderio di rivalsa e la forza delle
loro idee, riescono a ribaltare la propria vita.
Provo
quel tipo d'ammirazione che sfiora “l'invidia”, ma nel senso costruttivo del
termine.
Mi riferisco a quel tipo di ammirazione emulativa
che genera un forte desiderio di miglioramento e lo stimolo a lavorare su noi
stessi, pur consapevoli che mai raggiungeremo simili traguardi.
UNA DONNA FENOMENALE
Le belle donne si domandano dove si celi il mio
segreto.
Non sono appariscente, né disegnata per vestire
taglie da modella,
ma quando comincio a raccontarmi
credono stia raccontando storie.
Dico loro
Che è nello spazio del mio abbraccio,
è nell’ampiezza dei miei fianchi
è nell’andatura del mio passo,
è nella linea delle mie labbra.
Sono una donna,
intensamente.
Sono una donna fenomenale
Ecco io chi sono.
Quando entro in una stanza,
disinvolta, come piace a te
E cammino verso un uomo
tutti gli altri si alzano in piedi
O cadono sulle ginocchia,
poi si raccolgono intorno a me
Come le api intorno al miele.
Dico loro
Che è il fuoco del mio sguardo,
è lo splendore del mio sorriso
è l’ondeggiare della mia vita,
ed è la gioia nei miei piedi.
Sono una donna,
intensamente.
Una donna fenomenale
Ecco io chi sono.
Anche gli uomini si domandano
cosa vedano in me,
ci provano davvero,
ma non riescono a toccare
l’essenza del mio mistero.
Quando tento di mostrarlo
essi dicono che ancora non vedono.
Dico loro
Che è nell’arco della mia schiena,
è nella luce del mio sorriso,
è nel sentiero dei miei seni,
è nella grazia del mio stile.
Sono una donna,
intensamente.
Sono una donna fenomenale.
Ecco chi sono io.
Ora puoi comprendere
perché il mio capo non è chino.
Io non urlo o salto in giro
io non parlo con un grido.
E quando mi vedi passare provi un orgoglio glorioso.
Io dico
è nello scatto delle mie ginocchia,
è nell’onda dei miei capelli,
è nel palmo delle mie mani,
è nel bisogno delle mie attenzioni.
Perché io sono una donna,
intensamente.
Una donna fenomenale.
Ecco io chi sono.
Maya Angelou
Poco
conosciuta in Italia, in America Maya Angelou è diventata un vero mito, una
paladina dei diritti umani, portavoce del grido di dolore della popolazione
afroamericane, le donne in particolare.
Come
poetessa e scrittrice ha scritto sette autobiografie, tre libri di saggistica e
numerose raccolte di poesie, oltre a libri per bambini, drammi teatrali,
sceneggiature e programmi televisivi.
Ha
ricevuto dozzine di premi e collezionato una cinquantina di lauree honoris
causa, che la portarono a insegnare nelle università pur senza dottorato.
Prima
di arrivare agli allori, comunque, Marguerite Ann Johnson (questo il suo vero
nome), nata il 4 aprile 1928 a St Louis, nel Missouri, per mantenere sé stessa
e il figlio avuto a poco più di sedici anni, fu costretta a svolgere dai mestieri
più umili come la cameriera e la cuoca, a quelli più umilianti come la
spogliarellista e la prostituta.
Faticosamente risale
la china e il primo risultato positivo che ottiene è un posto come tranviera,
diventando di fatto la prima persona di colore a condurre un mezzo pubblico a
San Francisco, città nella quale si era trasferita con una borsa di studio per
danzare e recitare.
LA VITA NON MI SPAVENTA
La vita non mi spaventa per niente
Ombre sul muro,
rumori lungo il corridoio,
la vita non mi spaventa per niente.
Cani infuriati che latrano,
Enormi fantasmi in una nuvola:
la vita non mi spaventa per niente.
La vecchia cattiva Mamma Oca,
i leoni in liberta’
non mi spaventano per niente.
I draghi che sputano fiamme
sul mio copriletto
non mi spaventano per niente.
Io faccio –buh-,
dico -pussa via-,
mi diverto
a vederli correre;
non voglio piangere
così voleranno via.
Mi basta sorridere
per farli impazzire.
La vita non mi spaventa per niente.
Ragazzi violenti che fanno a botte
tutta sola di notte
la vita non mi spaventa per niente
pantere nel parco
estranei nel buio
no, non mi spaventano per niente.
Quella nuova classe dove
tutti i ragazzi mi tirano i capelli
(ragazzine smorfiose
dai capelli ricci)
non mi spaventano per niente
Non mostratemi rane e serpenti
aspettandovi che urli,
se mi spavento
lo faccio solo nei miei sogni.
Ho un incantesimo,
lo tengo nascosto nella manica,
posso camminare sul fondo del mare
senza bisogno di respirare.
La vita non mi spaventa per niente
per niente
per niente
la vita non mi spaventa per niente.
Nel
1951, dopo aver sposato Tosh Angelos, musicista di origine greca, entrò nel
mondo dello spettacolo come ballerina e cantante con il nome di Maya Angelou.
Il
nome Maya lo sceglie come un affettuoso omaggio al fratello che da piccolo così
la chiamava.
La
vera svolta avviene dal 1959, quando inizia il suo coinvolgimento nella lotta
per i diritti civili, che la porta nelle zone più nevralgiche del mondo.
Nel
1961, la relazione con Vusumzi Make, un avvocato attivista sudafricano, le
permise di assistere in prima fila al processo di indipendenza degli stati
africani.
Con
lui si trasferisce al Cairo in Egitto, dove lavora come giornalista freelance,
ma fu una relazione di breve durata, infatti si separarono l'anno successivo.
Furono
per la Angelou anni intensi, in cui visse anche ad Accra, capitale del Ghana,
dove frequenta con assiduità il mondo universitario (lavorando come assistente amministrativa)
e quello dei mezzi di comunicazione, esperienze che si rivelarono fondamentali
al suo rientro negli USA.
Fu
all'università di Accra che entra in contatto con Malcom X, in visita in Africa
per una serie di conferenze nelle università.
Inizia così a collaborare attivamente con lui
per i diritti umani e le rivendicazioni afroamericane, fino al giorno della
morte del carismatico leader, avvenuta il 21 febbraio 1965, quando Malcolm
durante un discorso pubblico a New York, a 39 anni, fu ucciso con sette colpi
di arma da fuoco.
Successiva
è la collaborazione, e la grande amicizia, con l'altro leader attivista Martin
Luther King durata fino all' assassinio di King pochi anni dopo, il 4 aprile
1968, proprio nel giorno del compleanno di Maya Angelou che, per anni, rifiutò
di festeggiarlo e non dimenticò mai di mandare ogni anno, per la ricorrenza, un
mazzo di fiori a Coretta Scott, la vedova di King.
Al
suo rientro negli Stati Uniti, dopo aver realizzato una serie di documentari
per la National Educational Television, su consiglio dell'amico e scrittore James Baldwin, nel 1969 scrive il primo dei sette
libri autobiografici, "I Know Why the Caged Bird Sings" (in italiano “Io so perché canta l'uccello in gabbia", conosciuto anche come "Il canto del silenzio"), libro che le
regala fama immediata, diventando il primo best-seller scritto da
un'afroamericana.
IO SO PERCHE' CANTA L'UCCELLO IN GABBIA
So perché canta l’uccello chiuso in gabbia
Un uccello libero salta sulla schiena
del vento e fluttua fino a valle,
alla fine della corrente, e intinge un’ala
nell’arancione dei raggi del sole
e osa rivendicare il cielo.
Ma un uccello che si trova nella sua stretta gabbia
può vedere raramente attraverso le sue sbarre di rabbia
le sue ali sono tagliate e le sue zampe legate
così apre la gola per cantare.
L’uccello in gabbia canta con un temibile trillo
di cose sconosciute ma ancora sospirate
e la sua melodia si sente sulla collina distante perché
l’uccello in gabbia canta la libertà.
L’uccello libero pensa a un’altra brezza
e agli alisei delicati attraverso
i sospiri degli alberi
e ai vermi grassi che aspettano scintillante d’alba
un prato e lui nomina il cielo come suo.
Ma un uccello in gabbia si erge sulla tomba dei sogni
la sua ombra grida sopra un urlo da incubo
le sue ali sono tagliate e le sue zampe legate
così apre la gola per cantare.
L’uccello in gabbia canta con
un temibile trillo di cose sconosciute
ma ancora sospirate e la sua
melodia si sente sulla collina distante
perché l’uccello in gabbia
canta la libertà.
Maya Angelou
Nel
libro racconta con linguaggio estremamente schietto e aperto, la propria vita fino a
diciassette anni, iniziando dall'infanzia vissuta dalla nonna paterna in
Arkansas, dove arriva con il fratello dal Missouri quando si separano i
genitori.
La
nonna, una donna molto rispettabile e proprietaria di un emporio, garantisce ai
due bambini una vita tutto sommato tranquilla e decorosa, anche se
all'occasione non mancava di punirli severamente.
L'infanzia
di Maya viene bruscamente interrotta quando la madre si ripresenta con il nuovo
compagno a riprendersi i figli.
L'uomo,
infatti, senza alcun riguardo per la tenera età di Maya che ha solo otto anni,
la stupra.
Maya
non si lascia intimorire, non se ne sta zitta e denuncia l'abuso del patrigno
alla famiglia.
L'uomo
viene arrestato, ma presto rilasciato, scatenando la rabbia della comunità e
qualcuno, molto probabilmente uno degli zii di Maya, lo uccide.
Il
trauma per la piccola Maya fu devastante e nonostante la violenza subita,
l’uccisione del patrigno la sconvolge profondamente.
Capisce che le sue parole ne hanno causato la
morte e il senso di colpa provato fu talmente schiacciante che smise di
parlare.
Aveva
duramente imparato quanto possono essere potenti le parole.
Per
cinque lunghi anni Maya rimase in silenzio.
Per
superare il trauma e uscire dal mutismo, ci vollero tutto l’amore e il sostegno
della madre e del fratello, ma determinante fu anche l’aiuto di un’amica di
famiglia che la incoraggiò a leggere autori come Dickens, Shakespeare, Allan
Poe, così come libri di autrici di colore come Frances Harper e Anne Spencer.
Dopo
il primo libro non smise più di scrivere e i suoi libri sono diventati letture
obbligate per le femministe americane e anche per molti studenti, nonostante
l’opposizione di diverse associazioni di genitori, che li trovavano letture
poco convenienti a causa della loro brutale franchezza, la carica di sessualità
e l’irriverenza religiosa.
Nel
frattempo, insegnava all'università e teneva conferenze in tutto il paese,
attività che ha continuato a svolgere anche da ottantenne.
In
occasione di un’intervista, due anni prima della sua morte, ebbe a dire:
«Probabilmente starò scrivendo quando il Signore dirà “Maya, Maya Angelou, è
ora”»
Scrisse
il suo ultimo libro Mom & Me & Mom, nel 2012, due anni prima di morire.
Il
libro, incentrato sulla figura della madre Vivian Baxter, racconta del loro
complicato legame, interrotto dall’abbandono, e di come sono riuscite a
riallacciarlo e a farlo diventare un solido rapporto di amore e supporto.
Nel
1993 Bill Clinton scelse proprio la Angelou per recitare, nel giorno del suo
primo insediamento alla Casa Bianca, "On the Pulse of Morning", una
veemente poesia da lei scritta, che incita a non tirarsi indietro e a imparare
dagli errori del passato evitando di ripeterli.
Era
un avvenimento straordinario che non accadeva dal 1961, anno in cui Robert
Frost lesse i propri versi per l’insediamento di John F. Kennedy.
Questo
diede maggior lustro culturale alla Angelou, aprendole una stagione ricca di
premi e onorificenze culminate nel 2011 con il prestigioso riconoscimento della
Medaglia Presidenziale della Libertà, consegnatale dal presidente Barack Obama.
La
ragazzina che per cinque anni si era costretta al silenzio, era riuscita a diventare
una delle voci più influenti d'America.
ANCORA IO MI SOLLEVERO’
Tu puoi scrivere di me nella storia,
con le tue bugie amare e contorte.
Puoi calpestarmi nella sporcizia
ma io, come la polvere, mi solleverò.
La mia sfacciataggine ti irrita?
Perché sei assediato dalla malinconia?
Perché io cammino come se avessi pozzi di petrolio
che sgorgano nel mio salotto.
Proprio come le lune e i soli,
con la certezza delle maree,
proprio come la speranza che alta si slancia,
ancora io mi solleverò.
Volevi vedermi spezzata?
Con la testa china e gli occhi bassi?
Le spalle cadenti come lacrime.
Indebolita dal mio pianto, che viene dall’anima.
La mia superbia ti offende?
Non prenderla così male.
Perché io rido come se avessi miniere d’oro
scavate nel mio cortile.
Puoi spararmi con le tue parole.
Puoi ferirmi con i tuoi occhi.
Puoi uccidermi con il tuo odio,
ma io, come l’aria, mi solleverò.
È la mia sensualità a disturbarti?
Ti arriva come una sorpresa,
il fatto ch’io danzi come se avessi diamanti
all’incrocio delle mie cosce?
Fuori dalle capanne della vergogna della storia,
mi sollevo.
Su, da un passato che ha le radici nel dolore,
mi sollevo.
Sono un oceano nero, ampio, che balza,
zampillando e gonfiandomi, genero nella marea.
Lasciando alle spalle notti di terrore e paura,
mi sollevo.
In un’alba che è meravigliosamente chiara,
mi sollevo.
Portando i doni che i miei antenati mi diedero,
io sono il sogno e la speranza dello schiavo.
Mi sollevo.
Mi sollevo.
Mi sollevo.
Maya Angelou
La morte la colse serenamente il 28 maggio 2014 nella sua casa a Winston-Salem, nella Carolina del Nord e il suo corpo è stato cremato.
Solo pochi giorni prima nel suo ultimo twitter aveva scritto: «Ascoltatevi dentro, nella quiete forse udirete la voce di Dio».
La famiglia ne annunciò così la scomparsa: "Ha vissuto una vita come maestra, attivista, artista ed essere umano. È stata una guerriera per l'uguaglianza, la tolleranza e la pace".
“Ama la vita, fatti coinvolgere da essa, dalle tutto quello che hai. Amala con passione, perché la vita davvero ti rende, molte volte di più, ciò che hai messo in essa!”
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