Buonasera
con una bella poesia di Nazik al-Mala’ika, poetessa irachena tra le prime a
introdurre l'uso del verso libero nella rigida struttura poetica araba.
Nata
a Baghdad il 23 agosto 1922 da genitori entrambi poeti, prima di sette figli, sin
da piccola dimostra la sua propensione all'arte poetica componendo la sua prima
poesia in arabo classico a 10 anni.
Si
laurea a Baghdad in letteratura nel 1944
e pubblica la sua prima raccolta di poesie, A'shiqat Al-Layl (L'amante
della notte), nel 1947.
Grazie
alla buona conoscenza dell’inglese vince una borsa di studio presso
l'università di Princeton nel New Jersey e prosegue quindi gli studi in America,
ottenendo il master in Letterature Comparate e poco dopo una cattedra
universitaria di letteratura.
Nel
1961 sposa Abdel-Hadi Mahbouba, professore di arabo presso il College di
Baghdad e insieme fondano l'Università di Basra, nel sud dell'Iraq.
Nel
1970 lascia il suo paese con il marito marito e vivono in Kuwait fino al 1990,
quando Saddam Hussein lo invade.
Trascorre
il resto della sua vita al Cairo, dove si spegne il 20 giugno 2007, a 85 anni, a
causa di una serie di problemi di salute, tra cui il morbo di Parkinson.
IL CONVITATO ASSENTE
Già
trascorsa la sera
volge
la luna al tramonto
ed
eccoci a contare
le
ore di un’altra notte,
guardando
la luna
scivolare
nell’abisso
e
con lei l’allegria
senza
che tu sia venuto
perso
con le mie speranze,
fissando
la tua sedia vuota
in
compagnia della tristezza
dopo
aver chiesto invocato
in
silenzio la tua venuta.
Mai
avrei immaginato
dopo
tutti questi anni
la
tua ombra ancora
in
grado di sovrastare
ogni
pensiero ogni parola,
ogni
passo ogni sguardo,
né
potevo sapere che tu
saresti
stato più forte
di
ogni altra presenza
e
che l’unico assente
fra
tutti i convitati
eclissasse
ogni altro
in
un mare di nostalgia.
Certo
se tu fossi venuto
ci
saremmo intrattenuti
a
conversare con gli amici
finché
fossero partiti
e
allora anche tu forse
saresti
parso come gli altri,
ma
la sera è già passata
e
il mio sguardo gridando
interrogava
ogni sedia vuota
cercando
fra gli astanti
sino
alla fine della sera
l’unico
che non è venuto.
Che
tu arrivi un giorno
ormai
non lo desidero:
dai
miei ricordi all’istante
svanirebbero
il profumo
e
i colori di quest’assenza,
rotta
l’ala alla fantasia
languirebbero
le mie canzoni.
Stringendo
le dita
intorno
ai frantumi
dell’ingenua
mia speranza
ho
scoperto di amarti
nelle
sembianze del sogno,
e
se anche tu fossi qui
adesso
in carne ed ossa
io
seguiterei a sognare
quell’invitato
assente.
Nazik al-Mala’ika
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