Giovanni Melchiorre Bosco, meglio noto come don Bosco, santo
protettore di educatori, giovani, editori, scolari e studenti, nacque il 16
agosto 1815 a Castelnuovo d’ Asti, paese poi rinominato Castelnuovo Don Bosco
in suo onore.
Il 31 gennaio, giorno della sua morte, è quello scelto dalla Chiesa per commemorarlo.
Figlio di una pia coppia di contadini, a due anni Giovanni perse
il padre Francesco a causa di una polmonite.
La vedova Margherita Occhiena rimase con due figli da accudire, Giuseppe
e Giovanni, oltre al figliastro Antonio, che Francesco aveva avuto dalla
precedente moglie, e alla suocera anziana e inferma.
Furono anni molto difficili e la famiglia Bosco crebbe conoscendo
la fame e la miseria.
Col fratellastro Antonio
i rapporti furono sempre conflittuali tanto che, nel 1826, Giovanni dovette
andarsene da casa e procurarsi il pane lavorando come garzone.
Giovanni prese la decisione di farsi prete dopo un sogno
profetico che mai si stancava di raccontare ai suoi protetti in oratorio:
«A nove anni ho fatto un sogno. Mi pareva di essere vicino a
casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una gran quantità di
ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire
le bestemmie mi slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e
parole.
In quel momento apparve un uomo maestoso, vestito nobilmente. Un
manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così luminosa che
non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo
di quei ragazzi. Aggiunse: «Dovrai farteli amici non con le percosse, ma con la
mansuetudine e la carità. Su, parla, spiegagli che il peccato è una cosa
cattiva e che l'amicizia con il Signore è un bene prezioso». Confuso e
spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante, che non ero capace
di parlare di religione a quei monelli.
In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e
le bestemmie e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza
sapere cosa facessi gli domandai: «Chi siete voi, che mi comandate cose
impossibili?» «Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili – rispose –
dovrai renderle possibili con l'obbedienza e acquistando la scienza». «Come
potrò acquistare la scienza?». «Io ti darò la maestra. Sotto la sua guida si
diventa sapienti, ma senza di lei anche chi è sapiente diventa un povero
ignorante». «Ma chi siete voi?». «Io sono il figlio di colei che tua madre ti
insegnò a salutare tre volte al giorno». «La mamma mi dice sempre di non stare
con quelli che non conosco, senza il suo permesso. Perciò ditemi il vostro
nome». «Il mio nome domandalo a mia madre».
In quel momento ho visto vicino a lui una donna maestosa,
vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in ogni punto ci
fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di
andarle vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse: «Guarda». Guardai e mi
accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c'era una
moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali. La donna
maestosa mi disse: «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile,
forte e robusto e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo
dovrai fare per i miei figli». Guardai ancora ed ecco che al posto di animali
feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti che saltellavano, correvano,
belavano, facevano festa attorno a quell'uomo e a quella signora. A quel punto
nel sogno mi misi a piangere. Dissi a quella signora che non capivo tutte
quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi disse: «A suo tempo, tutto
comprenderai».
Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò. Ogni
cosa era scomparsa. Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che
facevano male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli
schiaffi ricevuti. Al mattino ho subito raccontato il sogno, prima ai fratelli
che si misero a ridere, poi alla mamma e alla nonna. Ognuno diede la sua
interpretazione. Giuseppe disse: «Diventerai un pecoraio». Mia madre: «Chissà
che non abbia a diventare prete». Antonio malignò: «Sarai un capo di briganti».
L'ultima parola la disse la nonna, che non sapeva né leggere né scrivere: «Non
bisogna credere ai sogni». Io ero del parere della nonna. Tuttavia, quel sogno
non riuscii più a togliermelo dalla mente.»
(tratto da “Memorie”, Don Bosco)
Con molti sacrifici e privazioni, svolgendo ogni lavoro possibile,
Giovanni riuscì a compiere gli studi ecclesiastici con l’aiuto del cappellano
don Giovanni Calosso che prese a cuore la sua situazione.
Dotato di un’intelligenza e una memoria fuori dal comune, a vent’anni
entra in seminario e nel 1841 finalmente diventa sacerdote e inizia il
ministero a Torino.
Vista la sua vicenda personale, da subito sente di doversi
prodigare per i tanti bambini e ragazzi poveri, spesso senza famiglia, che vagavano
esposti a ogni tipo di pericolo per le vie della città.
Purtroppo, però era privo di mezzi, finché, pregando e pensando,
la Vergine Maria gli ispira l'istituzione degli Oratori.
Dopo mille difficoltà e ostacoli, Don Bosco riuscì a comperare a
Valdocco (appena fuori Torino) un pezzetto di terreno con una casa ed una
tettoia a cui aggiunse una cappella: finalmente aveva un rifugio stabile e
sicuro dove accogliere i suoi birbanti e garantire loro alloggio, affetto,
istruzione e un’educazione cristiana che li facesse diventare “amici del
Signore”.
Don Bosco però vuole allargare il raggio d’azione e aiutare i
giovani bisognosi in tutto il mondo.
Nel 1854 fonda allo scopo
la Pia Società di San Francesco di Sales, detta comunemente dei Salesiani, una
congregazione composta di sacerdoti e laici.
La congregazione salesiana si occupa della formazione dei
ragazzi per inserirli nel mondo del lavoro e a oggi conta oltre
quattrocentomila congregazioni sparse in tutto il mondo.
Per le ragazze nelle stesse condizioni, nel 1872 Don Bosco fonda
invece le Suore di Maria Ausiliatrice, le quali, come i Salesiani, sono sparse
in tutto il mondo, ed affiancano l'opera dei sacerdoti.
Don Bosco morì a Torino il 31 gennaio 1888 per logoramento fisico,
come testimonia la trascrizione di un dialogo fra Don Bosco e il medico curante:
“Lei è un abito molto logoro. È stato indossato i giorni feriali e i giorni
festivi. Per conservarlo ancora, l’unico mezzo è metterlo in guardaroba. Le
consiglio il riposo assoluto”.
La risposta del santo fu: “La ringrazio, dottore, ma è l’unica
medicina che non posso prendere”.
San Giovanni Bosco -Jose Luis Castrillo, 2013
Fu papa Pio XI a proclamarlo santo nel 1934, ritenendo valide le
testimonianze che attribuivano a Don Bosco due miracolose guarigioni.
La prima avvenne a Castel San Giovanni, in provincia di
Piacenza, nel novembre 1918, quando la giovane Teresa Callegari, si ammalò di
polmonite.
Ricoverata in ospedale
guarì dalla polmonite ma, durante la convalescenza, si ammalò di poliartrite
infettiva al punto che non riusciva più neanche ad alimentarsi e i medici
disperavano di salvarla.
Su consiglio di un'amica cominciò una novena a don Bosco.
Era il 16 luglio, ottavo giorno della novena, quando le sue
condizioni si aggravano ulteriormente e i medici la davano per spacciata.
Teresa invece, alle 4 di mattina del 17 luglio, come raccontò in
seguito, vide avanzare verso il suo letto d'ospedale don Bosco che le ordinava
di alzarsi.
La ragazza scese dal letto senza più nessun malanno e gridando
di gioia corse in mezzo alle altre malate incredule.
I medici non poterono che constatare e testimoniare la
guarigione che, “istantanea, completa e definitiva”, appariva scientificamente inspiegabile.
Il processo di beatificazione di Don Bosco durò fino al 1929,
anno in cui, il 19 marzo, finalmente la Chiesa si decise a dichiarare
miracolosa questa guarigione.
Parallelamente fu
dichiarata miracolosa anche la guarigione di Provina Negro, una suora appartenente
alla congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, afflitta da una gravissima
forma di ulcera allo stomaco e guarita per intercessione di don Bosco.
Papa Giovanni Paolo II
nel 1988 definì Don Bosco “padre e maestro della gioventù”, mentre papa
Francesco ha ricordato come Don Bosco “seppe far sentire l’abbraccio di Dio a
tutti i giovani che incontrò”.
Una volta gli fu chiesto cosa fosse secondo lui la santità e San
Giovanni Bosco, circondato dai suoi ragazzi rispose: “Per noi è soprattutto una
grande allegria”.
Il corpo di Don Bosco è attualmente esposto all'interno di
un'urna nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino.
Dipinto raffigurante il "Sogno delle due colonne" fatto da don Bosco sul futuro della Chiesa.
( basilica di Maria Ausiliatrice di Torino)
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