"Dietro di me sentii
il solito uomo domandare:
- Dov'è dunque Dio?
E io sentivo in me
una voce che gli rispondeva:
- Dov'è? Eccolo: è
appeso lì, a quella forca..."
(Eliezer Wiesel, La notte)
Eliezer Wiesel, detto Elie, è
stato un noto scrittore, professore e attivista per i diritti umani, che con i
suoi libri ci ha lasciato tra le più dolorose testimonianze sugli orrori
vissuti nei campi di concentramento.
Nato il 30 settembre 1928 a Sighetu Marmației, in Romania, a causa delle sue origini
ebree, nel 1944 fu deportato con
tutta la famiglia.
Elie fu separato
dalla madre Sarah e dalle sue
sorelle Hilda, Beatrice e Zipporà.
La madre e la
sorella Zipporà probabilmente morirono nelle camere a gas poco dopo il loro
arrivo al campo.
Elie riuscì invece a rimanere con il padre Shlomo per più di otto mesi, durante i
quali entrambi furono costretti a lavorare in condizioni spaventose e a
spostarsi in tre diversi campi di concentramento.
Il 29 gennaio 1945, solo poche settimane
dopo il trasferimento a Buchenwald,
il padre di Wiesel, già debilitato dalla dissenteria, la fame e la stanchezza,
fu picchiato prima dai nazisti, poi anche da altri prigionieri per appropriarsi
del suo cibo e morì solo poche settimane prima che il campo fosse liberato
dall'esercito americano, l'11 aprile.
Dopo la guerra, Elie
riuscì a riunirsi alle sorelle Beatrice e Hilda e dopo aver vissuto in un
orfanotrofio francese, si trasferirono in America.
Per dieci anni dopo
la fine della guerra, Wiesel si rifiutò di parlare o scrivere della propria
esperienza durante l'Olocausto: così come molti sopravvissuti, non riusciva a
trovare le parole adeguate a descrivere la devastante esperienza.
Fu lo scrittore
francese François Mauriac, Premio Nobel per la letteratura del 1952,
di cui divenne molto amico, a convincerlo a farlo.
Nel 1955, Wiesel si trasferì a New York dove scrisse più di 40 libri e vinse alcuni premi letterari.
La sua opera "La notte", è
considerata tra le più importanti nella letteratura che tratta dell’Olocausto, accanto a "Se questo è un uomo" di Primo Levi e al "Diario di Anna Frank".
Nel 1986
fu premiato con il premio Nobel per la
pace, per aver consegnato all' umanità un potente esempio di pace, di
espiazione e di dignità umana e il Comitato Norvegese dei Premi Nobel lo definì
il “messaggero per l'umanità”.
Elie Wiesel ha
continuato a adempiere alla missione di messaggero per la pace fino alla sua
morte, avvenuta a New York il 2 luglio
2016.
Elie fu rinchiuso
che non aveva neanche sedici anni... ecco come descrisse il suo drammatico
arrivo al campo di Auschwitz, nel
libro "La notte", tradotto
in 30 lingue e venduto in milioni di copie:
MAI DIMENTICHERO’
Mai dimenticherò
quella notte, la prima notte nel campo,
che ha fatto della
mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò
quel fumo.
Mai dimenticherò i
piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi
trasformarsi in
volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò
quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia fede.
Mai dimenticherò
quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò
quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima,
e i miei sogni, che
presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò
tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
(Eliezer Wiesel, La notte)
"La notte" è il primo libro di una trilogia – La notte, L'alba e Il giorno – che riflette lo stato d'animo di Elie Wiesel durante e dopo l'Olocausto.
I titoli rimarcano la transizione dall'oscurità alla luce, secondo la tradizione ebraica di considerare l'inizio di un nuovo giorno il calar della notte.
"Voglio far vedere la fine, la finalità del tragico evento. Ogni cosa va verso la fine – l'uomo, la storia, la letteratura, la religione, Dio. Non c'è più nulla. Eppure noi ricominceremo con la notte.
(Eliezer Wiesel, La notte)
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