27 gennaio 2019

LA NOTTE - Eliezer Wiesel




"Dietro di me sentii il solito uomo domandare:
- Dov'è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
- Dov'è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca..."

(Eliezer Wiesel, La notte)

Eliezer Wiesel, detto Elie, è stato un noto scrittore, professore e attivista per i diritti umani, che con i suoi libri ci ha lasciato tra le più dolorose testimonianze sugli orrori vissuti nei campi di concentramento.
Nato il 30 settembre 1928 a Sighetu Marmației, in Romania, a causa delle sue origini ebree, nel 1944 fu deportato con tutta la famiglia.
Elie fu separato dalla madre Sarah e dalle sue sorelle Hilda, Beatrice e Zipporà.
La madre e la sorella Zipporà probabilmente morirono nelle camere a gas poco dopo il loro arrivo al campo.
 Elie riuscì invece a rimanere con il padre Shlomo per più di otto mesi, durante i quali entrambi furono costretti a lavorare in condizioni spaventose e a spostarsi in tre diversi campi di concentramento.
Il 29 gennaio 1945, solo poche settimane dopo il trasferimento a Buchenwald, il padre di Wiesel, già debilitato dalla dissenteria, la fame e la stanchezza, fu picchiato prima dai nazisti, poi anche da altri prigionieri per appropriarsi del suo cibo e morì solo poche settimane prima che il campo fosse liberato dall'esercito americano, l'11 aprile.
Dopo la guerra, Elie riuscì a riunirsi alle sorelle Beatrice e Hilda e dopo aver vissuto in un orfanotrofio francese, si trasferirono in America.
Per dieci anni dopo la fine della guerra, Wiesel si rifiutò di parlare o scrivere della propria esperienza durante l'Olocausto: così come molti sopravvissuti, non riusciva a trovare le parole adeguate a descrivere la devastante esperienza.
Fu lo scrittore francese François Mauriac, Premio Nobel per la letteratura del 1952, di cui divenne molto amico, a convincerlo a farlo.
Nel 1955, Wiesel si trasferì a New York dove scrisse più di 40 libri e vinse alcuni premi letterari.
La sua opera "La notte", è considerata tra le più importanti nella letteratura che tratta dell’Olocausto, accanto a "Se questo è un uomo" di Primo Levi e al "Diario di Anna Frank".
 Nel 1986 fu premiato con il premio Nobel per la pace, per aver consegnato all' umanità un potente esempio di pace, di espiazione e di dignità umana e il Comitato Norvegese dei Premi Nobel lo definì il “messaggero per l'umanità”.
Elie Wiesel ha continuato a adempiere alla missione di messaggero per la pace fino alla sua morte, avvenuta a New York il 2 luglio 2016.
Elie fu rinchiuso che non aveva neanche sedici anni... ecco come descrisse il suo drammatico arrivo al campo di Auschwitz, nel libro "La notte", tradotto in 30 lingue e venduto in milioni di copie:

MAI DIMENTICHERO’

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo,
che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi
trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima,
e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

(Eliezer Wiesel, La notte)


"La notte" è il primo libro di una trilogia – La notte, L'alba e Il giorno – che riflette lo stato d'animo di Elie Wiesel durante e dopo l'Olocausto.
I titoli rimarcano la transizione dall'oscurità alla luce, secondo la tradizione ebraica di considerare l'inizio di un nuovo giorno il calar della notte.

 "Voglio far vedere la fine, la finalità del tragico evento. Ogni cosa va verso la fine – l'uomo, la storia, la letteratura, la religione, Dio. Non c'è più nulla. Eppure noi ricominceremo con la notte.

(Eliezer Wiesel, La notte)


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