SAN FRANCESCO DI SALES
Il “Martyrologium Romanum” riporta la commemorazione di San
Francesco di Sales nell'anniversario della sua morte, avvenuta il 28 dicembre,
ma per l'inopportuna coincidenza con il Natale, il calendario liturgico della
Chiesa universale ha fissato la sua memoria obbligatoria al 24 gennaio, giorno
della traslazione delle reliquie ad Annecy.
San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della
Chiesa, è uno dei maestri di spiritualità degli ultimi secoli: vero pastore di
anime, ricondusse alla comunione cattolica moltissimi fratelli, con la sua
saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unità della Chiesa
molti calvinisti e con i suoi scritti insegnò ai cristiani la devozione e
l’amore di Dio.
Viene considerato una delle grandi figure della Controriforma e
della mistica cattolica francese e a ragione può essere considerato uno dei
principali rappresentanti dell’Umanesimo.
San Francesco di Sales è patrono dei giornalisti, autori,
scrittori, sordomuti e anche del Terz'Ordine dei Minimi, associazione di laici
che si propone di vivere il Vangelo secondo il modello di San Francesco di
Paola, di cui entrò a far parte nel 1617.
"Se
sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo
rigore".
(San Francesco di Sales)
Francesco nacque a
Thorens-Glières il 21 agosto 1567, primogenito del signore di Boisy, nobile di
antica famiglia savoiarda.
Sin dalla più tenera età ricevette un’accurata educazione,
coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova, città
dove concluse con grande lode il ciclo di studi.
Ritornato in patria fu
nominato avvocato del Senato di Chambéry, ma sin dalla sua frequentazione
accademica erano iniziati ad emergere i suoi preminenti interessi teologici e la vocazione
sacerdotale.
Deludendo fortemente le aspettative paterne, nel 1593 ricevette
l’ordinazione presbiterale ed il 21 dicembre celebrò la sua prima Messa.
"Il
cristiano preferirà sempre essere incudine piuttosto che martello, derubato che
ladro, ucciso che uccisore, martire che tiranno."
(San Francesco di Sales)
Sacerdote zelante ed instancabile lavoratore nella vigna del
Signore, visti gli scarsi risultati ottenuti dal pulpito, si diede alla
pubblicazione di fogli volanti che egli stesso lasciava scivolare sotto gli
usci delle case o affiggeva ai muri, motivo per cui il 26
gennaio 1923, in occasione del III centenario della morte, papa Pio XI lo
commemorò con l'enciclica “Rerum Omnium Perturbationem”, proclamandolo "Patrono dei giornalisti" e di "tutti quei cattolici che, con la
pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e
difendono la cristiana dottrina".
Neppure questo sistema si rivelò efficace, allora, mentre
imperversava la Riforma calvinista, Francesco chiese di essere destinato a
Ginevra, città simbolo supremo del calvinismo e massima sede dei riformatori,
per la difficile missione di predicatore cattolico.
Carlo Maratta - La Vergine appare a S. Francesco di Sales, 1691 circa (Pinacoteca civica, Bassano del Grappa)
Stabilitosi dunque a Ginevra, non si fece remore a discutere di teologia con i protestanti, ardendo dal desiderio di recuperare quante più anime possibili alla causa di Cristo.
I suoi enormi sforzi ed i grandi successi pastorali, gli meritarono la nomina a vescovo coadiutore di Ginevra già nel 1599, dopo soli sei anni di sacerdozio.
Dopo altri tre anni divenne vescovo a pieno titolo e si prodigò per l’introduzione nella sua diocesi delle riforme promulgate dal Concilio di Trento.
Nonostante i suoi sforzi, Ginevra rimase comunque in mano ai riformati e il novello vescovo fu costretto a trasferire la sua sede nella cittadina savoiarda di Annecy.
Valentin Metzinger - S. Francesco di
Sales
in
polemica con un calvinista, 1753 -1755
(
Narodna Galerija, Lubiana)
.
San
Francesco di Sales riuscì a influenzare le maggiori figure, non solo
del “grand siècle” francese, ma di tutto
il Seicento europeo, riuscendo a convertire al
cattolicesimo addirittura alcuni esponenti del calvinismo.
Il
suo costante pensiero era rivolto inoltre alla condizione dei laici, preoccupato
di sviluppare una predicazione e un modello di vita cristiana alla portata anche
delle persone comuni, spesso afflitte da gravi problemi
quotidiani.
Nel 1604,
nel corso della sua missione di predicatore,
a Dijon conobbe Giovanna
Francesca Frèmiot, vedova del barone de
Chantal, con cui iniziò una corrispondenza
epistolare ed una profonda amicizia che portarono alla fondazione dell’Ordine
della Visitazione, destinata all'assistenza dei
malati.
Valentin Metzinger - S. Francesco di Sales riceve i voti
di S. Giovanna Francesca di Chantal, 1753
( Narodna Galerija, Lubiana)
L'Istituto si diffuse
rapidamente in tutta la Francia e ben presto numerose furono le
Visitandine, cioè le suore legate all'Istituto.
Al momento della morte della nobildonna, avvenuta a Moulins il
13 dicembre del 1641, le case della Visitazione erano 75, quasi tutte fondate da "sainte Chantal", come la chiamano i francesi .
Il 28 dicembre 1622, il grande santo moriva a Lione, colpito da
un attacco apoplettico, all’età di 54 anni.
Il 24 gennaio 1623 il corpo del santo fu traslato ad Annecy,
nella chiesa oggi a lui dedicata, ma in seguito fu posto alla venerazione dei
fedeli nella basilica della Visitation, sulla collina adiacente alla città,
accanto a Santa Giovanna Francesca di Chantal.
Ubaldo Gandolfi - S. Francesco di Sales consegna le costituzioni
a S. Giovanna Francesca di Chantal, 1769
a S. Giovanna Francesca di Chantal, 1769
(Chiesa di S. Benedetto - Bologna)
Francesco di Sales fu beatificato l’8 gennaio 1662 e tre anni dopo,
il 19 aprile 1665, proclamato santo dal pontefice Alessandro VII, convinto da
un miracoloso episodio.
Era il 30 aprile del 1623
quando, nell’attraversare il fiume Fier nella regione francese della Savoia, il
quattordicenne Girolamo Gelin, che era in compagnia del fratellino minore
Francesco, cadde da una passerella e venne travolto dalle acque.
Dopo alcune ore di ricerche fu ripescato il suo cadavere,
rimasto intrappolato sott'acqua in una profonda buca.
Il corpo, descritto dal fratello come "gonfio e
brutto", fu deposto in un fienile in attesa del funerale.
Il mattino seguente, al momento di deporre nella bara il corpo
che già emanava un terribile lezzo, Girolamo alzò un braccio invocando il beato
Francesco di Sales, provocando lo scompiglio tra i presenti: "alcuni
fuggirono, altri caddero privi di sensi, qualcuno gridò al miracolo",
vedendo che il ragazzo era tornato nel regno dei vivi.
Il 4 maggio dello stesso anno il parroco della vicina Les
Ollières, Claudio Puthod, si recò ad Annecy, insieme ai fratelli Gelin, per
ringraziare di Francesco di Sales.
Dopo aver pregato sulla
tomba del beato nella Basilica della Visitazione di Annecy, Girolamo, giunto
pieno di lividi, graffi e ferite, si rialzò perfettamente risanato.
I fatti relativi alla vicenda, confermati dalle deposizioni
giurate dei testimoni durante il processo di canonizzazione, tenutosi ad Annecy
nel maggio 1665, furono ritenuti validi per il riconoscimento del miracolo
necessario per la canonizzazione del beato.
Carlo Maratta - S. Francesco di Sales in meditazione, 1662 circa
Al nome di San Francesco di Sales si sono ispirate parecchie
congregazioni, tra cui la Famiglia Salesiana fondata da San Giovanni Bosco, che
si dedica principalmente alla crescita ed all’educazione dei giovani, soprattutto
delle classi meno abbienti.
Francesco da Sales fu anche direttore spirituale di San Vincenzo
de Paoli, il fondatore delle Dame della Carità.
Le principali opere di Francesco di Sales furono “Introduzione
alla vita devota” (Filotea) e “Trattato dell'amore di Dio”, testi fondamentali della
letteratura religiosa di tutti i tempi, oltre ad altre opere ascetico-mistiche,
dove propone una via di santità accessibile a tutte le condizioni sociali,
fondata interamente sull’amore di Dio.
Rimane ancora oggi, insieme a sant’ Agostino, il più letto e
amato fra i teologi della Chiesa Cattolica.
BISOGNA ESSERE FEDELI NELLE GRANDI E NELLE PICCOLE OCCASIONI
"Nel
Cantico dei Cantici lo Sposo confessa che la Sposa gli ha rapito il cuore con
uno sguardo e un capello. Tra tutte le parti del corpo umano nessuna è più
nobile dell'occhio, sia per la sua perfezione come organo, sia per la sua
attività; e niente è più trascurabile di un capello. Lo Sposo divino in tal
modo vuole farci capire che non gli sono accette soltanto le opere importanti
dei devoti, ma anche le minori e quelle che sembrano di nessun conto. Sarà
contento di noi soltanto se avremo cura di servirlo bene nelle cose importanti
e di rilievo come nelle piccole e insignificanti; sia con le une che con le
altre, possiamo rapirgli il cuore per amore.
Preparati
dunque, Filotea, a soffrire un gran numero di grosse afflizioni per il Signore,
fors'anche il martirio; deciditi a fargli dono di quanto hai di più prezioso,
sempre che si degni di accettare: padre, madre, fratello, marito, moglie,
figli, i tuoi occhi e la tua vita; a tutto ciò devi preparare il cuore.
Quando
la Divina Provvidenza non ti manda afflizioni acute e pesanti, insomma non ti
chiede gli occhi, donale almeno i capelli: voglio dire, sopporta con dolcezza
le piccole offese, gli inconvenienti insignificanti, quelle sconfitte da poco
sempre all'ordine del giorno; per mezzo di tutte queste piccole occasioni,
usate con amore e direzione, conquisterai totalmente il suo cuore e lo farai
tuo.
I
piccoli gesti quotidiani di carità, un mal di testa, un mal di denti, un lieve
malessere, una stranezza del marito o della moglie, un vaso rotto, un dispetto,
una smorfia, la perdita di un guanto, di un anello, di un fazzoletto; quel
piccolo sforzo per andare a letto presto la sera e alzarsi al mattino di
buon'ora per pregare, per fare la comunione; quella piccola vergogna che si
prova a fare in pubblico un atto di devozione; a farla breve, tutte le piccole
contrarietà accettate e abbracciate con amore fanno infinitamente piacere alla
Bontà divina, che, per un bicchiere d'acqua, ha promesso il mare della felicità
completa ai fedeli; e siccome queste occasioni si presentano in continuazione,
servirsene bene è un mezzo sicuro per accumulare grandi ricchezze
spirituali"
(Da "La Filotea" di san Francesco di Sales, parte III, Cap. XXXV)
DALLA "INTRODUZIONE ALLA VITA DEVOTA"
"Nella
creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna “secondo la
propria specie” (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le
piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno
secondo il suo stato e la sua condizione.
La
devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano,
dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella
coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione
alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.
Dimmi,
Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine
simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere
nulla come i cappuccini? Se l’artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come
il religioso, e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il
prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola,
disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso.
No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi
perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza
dubbio falsa.
L’ape
trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li
ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca
pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi
aggiunge bellezza e prestigio.
Tutte
le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo
il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se
l’unisce alla devozione. La cura della famiglia è rèsa più leggera, l’amore fra
marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le
altre occupazioni più soavi e amabili.
E’ un
errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione
dall’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei
principi, dalle case dei coniugati. E’ vero, Filotea, che la devozione
puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in
questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri
capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò
dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta."
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