Il sonetto probabilmente più famoso della letteratura italiana è quello dedicato da Dante Alighieri a Beatrice Portinari, la donna che lo faceva sospirar d'amore, nonostante pare che non si siano mai neanche parlati e il sommo poeta si accontentava solo di guardarla passare come un’angelica visione.
Dante, infatti, era sposato con Gemma Donati da cui ebbe quattro figli: Iacopo, Pietro, Antonia e Giovanni.
Beatrice invece era andata in sposa giovanissima al banchiere Simone de' Bardi nel 1287 e si crede anche che sia morta forse di parto nel 1290, a soli ventiquattro anni.
Alla sua morte, Dante disperato attraversò un momento di «traviamento» morale, si rifugiò nello studio della filosofia e nella lettura di testi latini, scritti da chi come lui aveva perso la donna amata.
La fine della sua crisi coincise con la composizione della Vita Nuova, (intesa come "rinascita"), dedicata a Beatrice e scritta tra il 1292 e il 1293.
Ritroveremo poi Beatrice in vari canti della Divina Commedia, sempre esempio di virtù e santità.
Per rendere eterno un amore basta non viverlo dunque?
TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.
(Dante Alighieri - Vita nuova - cap. XXVI)
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