Johann Christoph Friedrich von Schiller, compose l’Ode alla Gioia (An die Freude) nel 1785 e riuscì a
pubblicarla l’anno dopo su “Thalia”, una rivista che Schiller aveva lanciato
nel 1784, durante il suo periodo come poeta teatrale al Mannheim Theater.
Nel
1808, Schiller ripubblicò una versione leggermente rivista, cambiando due versi
della prima strofa e omettendo l’ultima strofa.
In
sintesi, la prima versione dell’Ode alla Gioia era composta da nove strofe di
otto versi ciascuna, poi ridotte a otto strofe, nella seconda versione.
Nell’
ode, la gioia è intesa non come mera beatitudine, ma come effetto ottenuto quando
gli uomini, liberandosi da ogni sentimento di cattiveria, si uniscono in un
abbraccio collettivo di fraterno amore, intonando al contempo un canto di lode al Padre
Celeste di tutti noi.
Chiaro
è, dunque, l’elevato messaggio di pace e amore universale racchiuso nei versi.
Lo
stesso messaggio che voleva trasmettere Ludwig van Beethoven quando compose la sua ultima
sinfonia, la “Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125”, e
proprio per essere inequivocabile nello scopo, il compositore decise di
inserire nel finale del Quarto Tempo il testo di Schiller.
La
sinfonia -nota anche come Sinfonia corale- sublime risultato di un lavoro
durato più di otto anni, fu eseguita per la prima volta il 29 aprile del 1823 a Vienna e continua ad essere delle opere più note
ed eseguite di tutto il repertorio classico.
Per
i suddetti motivi, il tema del finale della Nona Sinfonia, riadattato da
Herbert von Karajan, è stato scelto nel 1972 come Inno europeo.
L’Ode
alla Gioia, già estremamente popolare al
momento della sua creazione, fu musicata anche da altri compositori tra cui:
Franz Schubert nel 1815 con il "Lied An
die Freude" per voce e piano; Pjotr
Iljitsch Tschaikowski nel 1865 con un "Componimento per voci soliste, coro e
orchestra", in traduzione russa; Pietro Mascagni nel 1882 con una cantata "Alla
gioia", su testo italiano di Andrea Maffei e, nel 1892, Johann Strauss II con il
valzer "Seid umschlungen, Millionen" ("Abbracciatevi o milioni di uomini").
ODE ALLA GIOIA
O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.
L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero Fratelli,
sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!
Friedrich von Schiller
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