8 febbraio 2019

AGAVE - Primo Levi - Eugenio Montale


L'agave è una pianta “succulenta”, impropriamente detta pianta grassa, cioè dotata di particolari tessuti "succulenti", i parenchimi acquiferi, tramite i quali possono assorbire grandi quantità di acqua che poi amministrano sapientemente durante i periodi di siccità.
Per la presenza di questo tessuto succulento, foglie, fusti e radici di queste piante diventano molto carnosi.
Originaria del centro America, con una maggiore concentrazione di varietà e diffusione nell'attuale Messico, dove con l'estratto dell'agave blu si prepara il famosissimo distillato conosciuto come  "Tequila", fu il medico naturalista Linneo a darle nel 1753   il nome ispirandosi al greco γαυός, che significa "illustre", "nobile".

Agave blu

Per la sua longevità questa pianta è nota anche con il nome “century plant”, in quanto può arrivare anche a 50 anni, in base alla specie (ne esistono circa 200) e soprattutto alle condizioni vegetative.
 La sua unica fioritura avviene lungo uno stelo legnoso che si genera al centro della pianta.
Questo stelo varia dai 2 agli 11 metri e produce anche diverse migliaia di fiori che durano diversi mesi.
Ciò richiede alla pianta grande dispendio di energie e dopo la fioritura, infatti, quasi la totalità delle specie muore per poi riprodursi con i semi dispersi nelle zone circostanti.
Possiamo giustamente dire che l’agave chiude in bellezza il suo ciclo vitale…



AGAVE

Non sono utile né bella,
non ho colori lieti né profumi;
le mie radici rodono il cemento,
e le mie foglie, marginate di spine,
mi fanno guardia, acute come spade.
Sono muta. Parlo solo il mio linguaggio di pianta,
difficile a capire per te uomo.
È un linguaggio desueto,
esotico, poiché vengo di lontano,
da un paese crudele
pieno di vento, veleni e vulcani.
Ho aspettato molti anni prima di esprimere
questo mio fiore altissimo e disperato,
brutto, legnoso, rigido, ma teso al cielo.
E’ il nostro modo di gridare che
morrò domani. Mi hai capito adesso?

Primo Levi, 10 settembre 1983

Agave in fiore

 L’AGAVE SULLO SCOGLIO

O rabido ventare di scirocco
che l'arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d'una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell'aria
ora son io
l'agave che s'abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d'alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.

Eugenio Montale
(da “Ossi di seppia”, 1925)


1 commento:

michela ha detto...

le conosco entrambe, mi piace molto lo stile crudo ed essenziale di primo levi, come in molte altre poesie di Ad ora incerta

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