NAZIH ABU AFASH
- Il poeta che combatte la guerra con le sue poesie-
Guardando le atroci immagini delle popolazioni che vivono in guerra,
in un mondo progredito, che evidentemente abusa di parole come pace, libertà,
giustizia e quanto di simile, io mi chiedo come sia possibile che esistano
ancora persone che causano tanto male: perché sono le persone a decidere e
combattere le guerre, mica scoppiano da sole.
Davanti alla sofferenza inesprimibile che sfigura i volti che ci
mostrano come in uno dei tanti film violenti che ci siamo abituati a vedere,
come si fa a non sentirsi scoppiare il cuore e a dire BASTA?
Peccato non tocchino il cuore di chi ha il potere di decidere… evidentemente
hanno più a cuore i biechi interessi che si celano dietro a ogni guerra.
Nazih Abu Afash, nato nel 1946 a Marmarita, un villaggio a 60 km da Homs,
nella parte occidentale della Siria, è uno dei maggiori poeti siriani della
seconda metà del XX secolo e combatte la guerra contro il regime del suo
sventrato paese a colpi di versi.
Ognuno fa quel che può...
INTERROGATIVO
I pugnali, le spade, le baionette, i coltelli,
le scuri, gli attrezzi per tagliar gole e lingue...
tutti questi ‘amabili’ strumenti son chiamati
dagli scienziati della morte: ARMI BIANCHE!...
Allora, cos’è che nei loro lessici può chiamarsi
ARMI NERE?!
Forse... queste poesie!
(8 ottobre 1999)
Nazih Abu Afash
Il suo primo libro di
poesie è uscito nel 1967 e da allora ha pubblicato una dozzina di altre
raccolte.
Tramite le sue liriche
denuncia la mancanza di libertà e le ingiustizie sia nel suo paese che nel
mondo, mantenendo tuttavia il pensiero positivo di un possibile cambiamento.
La sua poesia libertaria, di denuncia, sempre
dalla parte dei "perdenti", degli "ultimi", ha superato i
confini del suo Paese, diffondendosi anche in Europa.
Tra la sua produzione
ci sono comunque anche delle poesie dette “minimaliste” in cui esalta le piccole gioie
della vita.
In Italia, ha
partecipato a due festival poetici: nel 1996 a San Benedetto del Tronto e nel
2004 a Montecatini Terme.
Nazih oltre a essere stato un ottimo insegnante elementare, è un noto pittore, soprattutto in Siria dove ha tenuto diverse mostre.
Attualmente lavora come editore per la rivista mensile Al-Mada.
Nazih Abu Afash
QUESTIONI
Voglio chiedere ai passeri
come piangono quando il piombo li colpisce.
Voglio chiedere agli alberi della foresta
come si lamentano quando li abbatte il taglialegna costringendoli a dormire.
Perfino della pietra, quando è frantumata,
voglio conoscere i reali sentimenti.
E le campane… com’è che non versano sangue e pianto?
Voglio chiedere ai vermi della terra
sulle profonde tenebre sinistre… e sul freddo privo di misericordia.
All’asino sulla sua paternità.
E i segnali delle strade che conducono alle lontane città,
voglio conoscere i segreti della loro solitudine serale coperta di ruggine,
d’umidità, e dei fremiti del quieto metallo.
Voglio intrufolarmi nel cuore di tutto ciò che si muove
e gridare a suo nome.
Ogni animale è condotto al macello dal suo padrone… eppur continua a
pascolare.
Ogni corpo inanimato è disperato. Ogni insetto.
Ogni piccola mandorla che cade quando non vorrebbe
voglio che abbia la sua giusta parte nel mio cuore in cui ritrovarsi.
… Quanto all’uomo
quanto all’uomo…
la grande creatura che parla d’amore, che conosce la coniugazione dei verbi,
la guida delle locomotive
e la meditazione
e la bianca menzogna e la menzogna nera
e la scelta delle scarpe adatte
e le maniglie delle porte
e i quaderni
e il grado di concentrazione degli acidi chimici velenosi…
L’uomo…
l’uomo che sorride e manifesta i propri sentimenti,
che canta comunque vada.
L’uomo che produce morte copiosa,
e le feste che a malapena dan sollievo alla mano solinga!!
Con tutto ciò, non voglio chiedergli
se sono le fruste che si abbattono sul suo corpo
a costringerlo, forse, talvolta, a gridare a gola spiegata
“Ah… madre mia…”
( Damasco 1975)
Nazih Abu Afash
Dipinto di Nazih Abu Afash
UN POSTO ADATTO
Mi chiese il boia:
dove vuoi che ti tagli la testa?
Risposi: non so.
Suvvia, cerchiamo un posto adatto.
Girammo per le strade,
entrammo nei caffè,
ci intrufolammo nelle baracche dei comandanti gli eserciti,
bussammo alle porte di conoscenti.
Cercammo nelle piazze, nei libri, nelle foci dei fiumi…
ma non trovammo un luogo adatto per uccidere un uomo!!
Al mio compagno non restò
che uccidermi in mezzo alla strada.
Per questo… oggi son triste.
Nazih Abu Afash
Dipinto di Nazih Abu Afash
GRAZIE
“a Muzaffar… martire di questo tempo”
Grazie al dolore
che rende i nostri cuori più delicati e forti.
Grazie al piombo
che c’insegna il valore del canto
e ci ricorda l’appuntamento fuggente e il bacio dimenticato.
Grazie alle prigioni
che fan tornare alla mente l’azzurro del cielo e il tocco delle erbe vaghe.
E grazie al mondo…
sui suoi aspetti più neri scriviamo questi incliti poemi.
Grazie a Nerone, a Caligola, a Hiroshima,
alla cella sbarrata e alla croce uncinata,
alle bare, alle epidemie, ai cancri del sangue;
essi ci ricordano la vita che fu… e gli imminenti oblii.
Grazie agli incubi – dice l’uomo timoroso –
essi aprono le strade chiuse e guidano al tempo pacifico.
E grazie alla notte
che i volti dei tiranni rende più laidi e neri.
Ai pugnali schifosi e alle zanne ben fisse.
E grazie al pianto…
E grazie ai nazisti e ai tribunali dell’inquisizione… e a Ponzio Pilato.
E grazie al mio cuore…
che continua ad amarvi.
(Damasco 1977)
Nazih Abu Afash
VANGELI DEL TEMPO PERDUTO
La Siria che ‘fu’
Quando guardo questa carta geografica coperta di fumo e di cimiteri,
qualcuno mi chiede: “Perché piangi?”
Non so cosa rispondere.
Ma subito mi rivolgo a me stesso:
davvero, perché piango?
…
Volete la verità?
Niente,
niente mi farebbe piangere, salvo la coscienza
– come se per la prima volta
guardassi la cartina di questo Paese –
che, da migliaia di anni,
le sue costole ne abbracciano il cuore
tremando di terrore a causa dei macellai di questo pianeta
.
…
Quello che veramente mi fa piangere,
che mi fa versar lacrime e mi atterrisce
è che verrà un giorno in cui guarderò questa stessa mappa
non trovandovi che polvere
e vi leggerò solo: NULLA
(14 luglio 2014)
Nazih Abu Afash
Traduzioni di Eros Baldissera
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