12 febbraio 2014

SU LA TESTA- Luciana Littizzetto


Continuiamo a parlare di capigliature con Luciana Littizzetto...


SU LA TESTA

C’è un segnale inequivocabile.
 Un’azione apparentemente innocua. 
Un piccolo gesto che annuncia che... ok, hai cominciato finalmente a prendere la tua vita tra le mani. 
È quando riesci a dire al tuo parrucchiere che il taglio che ti ha fatto fa schifo. 
Che persino la cavia peruviana di tua cugina è pettinata meglio. 



Che la frangia non te l’ha scalata, te l’ha mozzata come la coda di un mulo e che, per non dare nell’occhio, non ti rimane che ragliare. 
Che se quella che ti ha fatto è una tinta, che vada pure a graffitare le metropolitane di Milano. 


Che persino le siepi di agrifoglio tremerebbero all’idea di farsi potare da lui.
Prima o poi ci farò un libro: Lo Zen e l’arte di mandare a stendere il tuo parrucchiere. 
Devo spiegarlo io? 
I capelli di una donna sono il termometro della sua anima. 
Quando una purilla sta male, cosa fa? 
Va dal parrucchiere.



 Prima ancora che dall’analista.
 Mette quel che ha di più vuoto tra le mani del coiffeur e si abbandona fiduciosa. 
E magari, all’improvviso l’incoscienza, gli dice la fatidica frase: «Fai tu».
Dire a un parrucchiere «fai tu» è un po’ come decidere di fare boungee jumping senza elastico. 
Armato solo del suo ego colossale, come un boia al patibolo, lui darà mano alle forbici e taglierà. 
Tanto.


Quei bei tagli asimmetrici, sfilacciati, impettinabili, portabili al massimo in sfilata a Milano Collezioni.
 E mentre mieterà e falcerà, ti dirà: «Tesoro, sei bellissima... ti mancano solo le ali per essere un angelo...», e tu penserai: “Ho le scapole alate, andrà bene lo stesso?”. 

                                                      
E soprattutto: “Quanto ci metterà mai un capello a ricrescere? Un mese? Un anno? Un decennio?”.
Meglio così, comunque, che scegliere l’acconciatura sfogliando quei tremendi giornali che trovi solo dai parrucchieri, stampati in una specie di segreta tipografia di categoria.
 Un misto di teste a pera e tagli da Basil l’investigatopo.



E poi c’è il tocco finale.
 Una volta bastava la lacca a inchiodarti le chiome come Marion Cunningham di Happy Days.
Adesso si va di gel, olio, schiuma, silicone...
 E così esci dal negozio che ci hai i capelli unti come dopo una settimana di influenza.



Fortuna che  esistono i cappelli...vero Lucianina???


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