Un racconto per
addormentarci riflettendo...
SULLE ALI DEL VENTO
La sera è bellissimo
stare sdraiati sulla spiaggia sotto un meraviglioso soffitto di stelle, piccoli
punti lontani che brillano di tanto splendore davanti ai nostri occhi
affascinati. La brezza fresca soffia leggera e la luna, con la sua dolce
eleganza, e le stelle, sembrano sorridere nella loro consapevolezza di essere
uno dei tanti motivi per cui vale la pena di vivere.
Il fresco venticello
bisbiglia dolci canzoni che meritano di essere ascoltate e solleva con tanta
delicatezza leggeri granelli di sabbia che, minuscoli, si fanno cullare
dolcemente per poi ricadere piano.
Quei piccoli
corpicelli posseggono un tesoro immenso. La luna e le stelle sorridono
teneramente, il vento li culla e il mare racconta loro le storie più
incantevoli, storie di posti e uomini lontani, che loro non hanno mai visto.
Tra i tantissimi
granellini di sabbia ce n’era uno in particolare che amava ascoltare la mite
voce del mare, che apprezzava la luna, le stelle, il vento e al mattino parlava
con il sole. Rimaneva incantato da tutte le cose belle che lo circondavano e
capiva il loro enorme valore.
E ogni giorno, dopo
i primi raggi di sole, guardava la vita e le meraviglie che questa gli aveva
donato.
Eppure non si
sentiva del tutto felice. C’era qualcosa dentro di lui che non gli dava pace;
la curiosità. Voleva andare nei posti fantastici di cui gli parlava il mare,
voleva imparare le canzoni del vento e, soprattutto voleva scoprire tutto ciò
che non aveva mai visto, perché non si era mai allontanato dalla sua spiaggia.
La sua voglia di
apprendere era tanta, che un giorno chiese al vento di portarlo lontano, in
luoghi a lui sconosciuti, dove avrebbe potuto vedere tante cose nuove.
“Ti porterò dove
vuoi”, gli sussurrò in risposta il vento, “ma ti accorgerai che, per te, non ci
sarà posto migliore di quello dove stai ora”.
“Può darsi che
questo sia vero, ma vorrei visitare luoghi diversi, magari più belli di questa
spiaggia, vorrei guardare la vita di altre persone e altri animali, vorrei
scoprire come sono incantevoli le cose del mondo”, disse il granellino.
Il vento gli sorrise
e soffiò dolcemente per condurlo lontano. Lo sollevò delicatamente e il
granellino si lasciò cullare dai morbidi sussurri.
Dopo un po’ di tempo
giunsero in una grande città con palazzi altissimi e strade molto trafficate.
“Ti lascerò qui”,
bisbigliò il vento al granellino, “ma tornerò a prenderti presto”. E il
granellino rimase solo in quell’enorme città.
Si guardò intorno,
ma fu triste; il sole non si vedeva perché i palazzi erano troppo alti e la
vita gli passava sotto gli occhi così velocemente da non riuscire ad
osservarla. Tutto era troppo grande per lui.
Si sollevò una
brezza leggera e fu trasportato in una via buia e solitaria, dove alcuni
ragazzi si divertivano a giocare con una palla.
Il granellino rise a
fior di labbra perché sulla spiaggia aveva visto spesso i ragazzi giocare, ma
questi non si curavano di lui.
Si chiese se fossero
felici laggiù, ma non poteva saperlo.
Poi la brezza lo
portò in un parco bellissimo e il granellino rimase stupito davanti a quella
distesa verde che stava sotto i suoi occhi.
Là il sole splendeva
di tutta la sua luminosità e lo salutò allegramente.
Lui si guardò
intorno e si accorse di trovarsi in un luogo meraviglioso con alberi alti e
freschi che cantavano piano insieme al venticello vivace e tanti fili d’erba
che ascoltavano.
Rimase incantato di
fronte a tanta bellezza, ma si rattristò quando vide che poco lontano da lì
alcuni uomini, pian piano, buttavano giù quegli alberi alti e freschi.
Il granellino chiese
al sole perché quelle persone distruggessero in quel modo un tale tesoro, ma il
sole, che da sempre vedeva gli uomini compiere azioni del genere, non riusciva
a capirne la motivazione.
Dopo poco il vento
si sollevò nuovamente e trascinò con delicatezza il granellino lontano da lì.
Viaggiarono insieme
per giorni. Visitarono luoghi aridi e tristi dove tantissimi uomini
combattevano con odio, visitarono luoghi freddi e caldissimi, visitarono
foreste, boschi, città, spiagge, visitarono luoghi poveri e desolati dove le
persone vivevano a stento e luoghi ricchi dove le persone sprecavano il loro
denaro.
Era sera e si
fermarono per riposare. Il granellino era sbalordito e affascinato da tutto ciò
che aveva potuto osservare con meraviglia. Sollevò gli occhi al cielo per ammirare
la luna e le stelle, ma non le vide. Il vento era andato via e lui era rimasto
solo.
Per la prima volta
in quel viaggio sentì di voler tornare a casa, per stare insieme a tutti gli
altri granellini di sabbia che gli tenevano compagnia; e sognò.
Sognò il mare che
gli raccontava le storie, la luna e le stelle, che facevano da meraviglioso
soffitto dorato, e la sua splendida spiaggia.
Poi la realtà
apparve sotto i suoi occhi con i primi raggi del sole: niente mare, stelle,
luna e niente sabbia.
Il granellino si
sentì davvero solo e chiese al vento di riportarlo a casa; si era reso conto
che alla fine, pur avendo visto posti favolosi, la spiaggia dove era sempre
stato era il luogo più bello e confortevole.
E aveva bisogno di
tornare ad ascoltare il mare, di guardare il cielo luminoso, di farsi cullare
dal vento insieme agli altri granellini.
Così il vento lo
riportò alla spiaggia soffiando teneramente.
Il granellino capì
di possedere un tesoro preziosissimo, che molti non si rendono conto di avere.
E rimase a guardare,
sdraiato su un tappeto di sabbia, quel mare che luccicava dei raggi della luna,
quel soffitto che brillava di tanti puntini dorati e quella luna che gli
sorrideva.
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