7 aprile 2015

GABRIELA MISTRAL - Desolazione


GABRIELA MISTRAL

Il 7 Aprile ricorre l anniversario della nascita della poetessa- educatrice Gabriela Mistral, pseudonimo di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga .
Nata a Vicuña in Cile il 7 aprile 1889, fu la prima donna latino-americana a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1945.
Il suo pseudonimo lo scelse unendo i nomi di due poeti che molto apprezzava: il provenzale Frédéric Mistral (premio Nobel nel 1904) e Gabriele D’Annunzio.
La sua vita fu segnata da avvenimenti drammatici (intuibili in ogni sua opera) a iniziare dall
abbandono del padre, Juan Gerónimo Godoy Villanueva, all’età di tre anni.
Questo la costrinse a maturare anzitempo, infatti, a quattordici è già in grado di sostenere economicamente lavorando come aiuto-insegnante, se stessa e la madre Petronila Alcayaga.
Il legame con la madre sarà sempre fortissimo e alla morte di quest'ultima, Gabriela le dedica la prima sezione del suo libro Tala.
Nel 1906 incontra Romeo Ureta, un ferroviere che però si toglierà la vita nel 1909.
La poetessa non superò mai totalmente il suicidio del suo amato e continuò a scrivere per tutta la vita di «quel ragazzo dalla rosa rossa fra i capelli ... che si allontana per l’eternità» (Sonetti della morte,1914.)

Nell’Agosto del 1943 un altro devastante dramma sconvolge la sua vita quando anche il nipote
Juan Miguel, da lei cresciuto come un figlio, si toglie la vita a diciassette anni.

Nell’' ambito lavorativo ebbe invece enormi soddisfazioni: oltre il Nobel ebbe, (giusto per citarne alcune) la carica di
console del Cile, una laurea honoris causa da un college californiano e nel 1951 le viene conferito nel proprio paese anche il Premio Nazionale per la Letteratura.
Come eccellente insegnante ebbe tra gli studenti Pablo Neruda, altro cileno vincitore del Nobel.

Si spense a New York nel il 10 gennaio 1957 a causa di una malattia incurabile ma fu sepolta nel suo paesino natio, come da suo desiderio e in suo onore il Cile dichiarò tre giorni di lutto nazionale. 


DESOLAZIONE

La bruma spessa, eterna, affinché dimentichi dove
mi ha gettato il mare nella sua onda di salamoia.
La terra nella quale venni non ha primavera:
ha la sua notte lunga che quale madre mi nasconde.
Il vento fa alla mia casa la sua ronda di singhiozzi
e di urlo, e spezza, come un cristallo, il mio grido.
E nella pianura bianca, di orizzonte infinito,
guardo morire immensi occasi dolorosi.
Chi potrà chiamare colei che sin qui è venuta
se più lontano di lei solo andarono i morti?
Tanto solo loro contemplano un mare tacito e rigido
crescere tra le sue braccia e le braccia amate!
Le navi le cui vele biancheggiano nel porto
vengono da terre in cui non ci sono quelli che sono miei;
i loro uomini dagli occhi chiari non conoscono i miei fiumi
e recano frutti pallidi, senza la luce dei miei orti.
E l’interrogazione che sale alla mia gola
al vederli passare, mi riscende, vinta:
parlano strane lingue e non la commossa
lingua che in terre d’oro la mia povera madre canta.

Gabriela Mistral


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