Il 2 Aprile si festeggia San Francesco di Paola, auguri quindi a chi ne onora il nome!
San Francesco
di Paola è il Santo patrono della Calabria e il Santuario di cui lui stesso costruì il
primo nucleo, con l’aiuto della gente del luogo nelle terre appartenenti alla
sua famiglia, è una meta che attira ogni anno migliaia di devoti
fedeli.
Il santuario sorge ai piedi dell' Appennino
paolano, dove scorre il torrente
Isca, circondato da una folta vegetazione, quindi si gode una
piacevole frescura anche d'estate.
Si tratta di un vasto e articolato
complesso monastico iniziato nel 1435, dove si fondono armonicamente vari
stili, come Rinascimentale e Barocco nella facciata principale del
Santuario.
Io ho la fortuna di vivere a pochi chilometri di distanza e ci vado spesso per l'appagante spiritualità che trasmette : un angolo di pace e silenzio a pochi metri dal mare e dal centro abitato, senza sentirne tuttavia il frastuono.
Collegio dei
seminaristi
Camminare dove operò il Santo , nei luoghi da lui tanto amati provoca una benefica sensazione che raramente si prova altrove...quasi come una carezza del Santo sul cuore!
Ci sono recentemente tornata
in un periodo meno affollato per scattare tante foto e illustrarvi in breve il
più possibile, ma tanto resta da dire e per scoprirlo non vi resta che venire
sul posto!
Un
ampio piazzale davanti al Santuario accoglie i moltissimi pellegrini in visita
ogni anno e tante colombe a darvi il benvenuto!
Statua di San Francesco sulla roccia
Dalla balaustra del piazzale dove torreggia un obelisco, si gode anche
di una splendida veduta sul mare di Paola, nota
località balneare della costa tirrenica in provincia di Cosenza.
Nel pendio sottostante il piazzale dell’obelisco, si trovano le
cosiddette “pietre del miracolo” che sono degli enormi macigni che stavano
rotolando a valle mentre alcuni operai lavoravano .
Il Santo, rendendosi
conto del pericolo con fede gridò: “ per carità, fermatevi!” e i massi incredibilmente obbedirono all'urlo.
Ancora oggi le pietre incombono in bilico ma stranamente non
appaiono minacciose...
Intorno al Santuario si snoda un percorso che ricorda i luoghi dove il Santo operò dei miracoli e definita per questo la Via dei Miracoli.
Questa è la targa che indica dove avvenne il primo dei Miracoli compiuti da San Francesco durante la costruzione del luogo.
Si tratta della Calcara (termine calabrese per indicare la fornace) che usavano per cuocere il materiale utilizzato per la costruzione della Chiesa e del Convento.
Un' altra volta ne richiamò a vita il suo amato agnellino "Martinello", che in sua assenza gli operai avevano mangiato di nascosto, gettandone poi i resti tra le fiamme della fornace.
San Francesco e l'agnellino Martinello
Dopo la calcara, al termine degli archi che collegano l'antica
costruzione con quella moderna della nuova Aula Liturgica, in una nicchia del
muro, è conservato un ordigno bellico caduto nel letto del torrente Isca
durante i bombardamenti del 1943 e rimasto miracolosamente inesploso.
La bomba avrebbe potuto seriamente danneggiare il santuario quindi fu considerato un miracolo del Santo se rimase intatta.
Proseguendo nella "Zona dei Miracoli" troviamo l'edicola
dell' Acqua della Cucchiarella. Una breve iscrizione ricorda che questa fonte fu
fatta sgorgare miracolosamente dal Santo per dissetare gli operai che stavano
costruendo il Santuario e che si lamentavano di doverla attingere al torrente
ogni volta che avevano sete.
Fonte della cucchiarella
Francesco tanto amava gli animali e a ognuno assegnava un nome e sempre in quest'acqua, dopo avervi gettato la lisca, il Santo fece ritornare in vita la trota Antonella, che aveva subito la stessa sorte di Martinello.
Quest'acqua è attinta con una "cucchiarella" e da qui il nome dato alla fonte dai fedeli che la reputano curativa.
La fonte tra l'altro mantiene sempre lo stesso livello sia in inverno sia in estate: nel 1806 per accertarne la veridicità, i francesi che avevano occupato e trasformato il convento in un forte militare, la fecero prosciugare e poterono effettivamente costatare che poco dopo l'acqua era ritornata al livello ordinario.
Dalla Fonte della Cucchiarella, attraverso uno stretto
viottolo che costeggia il torrente Isca, si giunge al Ponte del Diavolo.
Nel torrente Isca che scorre impetuoso sovrastando ogni altro
suono,Francesco si gettava per evitare che gli ardori giovanili
prendessero il sopravvento.
La leggenda vuole che Santo avesse in progetto di costruire un ponte per favorire il passaggio da una riva all'altra, allora i gli apparve il Diavolo con la proposta di costruirlo lui in una sola notte e in cambio però voleva l’anima del primo viandante che avesse attraversato il ponte.
Il Ponte del diavolo
Il Frate accettò ma l'indomani, quando il Diavolo si presentò per riscuotere quanto pattuito,
con l'astuzia, San Francesco fece passare un cane e invitò il diavolo a prendersi l'anima dell'animale. Il diavolo, furioso per essere stato ingannato, colpì violentemente il muro del parapetto, causando un buco e lasciando l'impronta della mano sulla parete opposta.
Il buco lasciato nel muro dal calcio del diavolo
L'impronta lasciata dal diavolo sul muro del ponte
dove molti passando sputano con disprezzo
Salendo ancora troviamo la grotta (ora racchiusa in un’edicola) identificata come il Primo Romitorio, dove il Santo si recluse dall'età di quattordici anni, dormendo sulla nuda terra, con una pietra per guanciale, mangiando le radici degli alberi e pregando con fervore.
In questa grotta che egli stesso allargò scavando il tufo con una zappa, visse da eremita per ben cinque anni, lontano da tutti, fino a quando un giorno i cani di alcuni cacciatori lo scoprirono.
Francesco allora uscì
dalla solitudine e si costruì una celletta, dove riceveva i visitatori. Tutti
andavano da lui per chiedere preghiere, aiuti e prodigi. Oggi il luogo viene
indicato come Antico Oratorio.
Altri seguirono il suo esempio
di vita, di preghiera e penitenza e presero il nome di "Eremiti di fra’
Francesco".
Gli eremiti indossavano una
tonaca di lana con cappuccio con un pezzo di fune per cintura e andavano a
piedi scalzi e secondo la tradizione fu l'Arcangelo Gabriele a dire a Francesco
cosa gli eremiti dovessero indossare e sempre secondo la tradizione, uno
Spirito celeste, forse l’arcangelo Michele, apparve a Francesco in preghiera,
con uno scudo luminoso su cui si leggeva la parola “Charitas” e porgendoglielo gli
disse: “Questo sarà lo stemma del tuo Ordine”.
Interno della vecchia basilica
Carità, penitenza e umiltà furono le basi della regola redatta da
Francesco, che chiese ai suoi discepoli di fare un quarto voto, vale a
dire di osservare un digiuno Quaresimale non solo dalle carni ma anche
dalle uova e da qualunque prodotto derivato dal latte. San Francesco dava
grande importanza al digiuno perché lo considerava il mezzo principale della
conquista di se stessi.
Il chiostro con gli affreschi e il giardino delle rose
La cella del Santo
L’interno del santuario
ospita una biblioteca con preziosi manoscritti, pergamene antiche e libri rari.
Il convento è ricco anche di numerose statue, affreschi, opere d'arte del Seicento-Settecento , ma soprattutto custodisce alcune reliquie del Santo, tra cui i suoi abiti, alcuni frammenti ossei , un molare e oggetti sacri legati a innumerevoli leggende .
Il convento è ricco anche di numerose statue, affreschi, opere d'arte del Seicento-Settecento , ma soprattutto custodisce alcune reliquie del Santo, tra cui i suoi abiti, alcuni frammenti ossei , un molare e oggetti sacri legati a innumerevoli leggende .
L’enorme pietra che si trova all’ingresso dell’antica basilica romana, ad esempio, si dice possa alleviare il dolore dalla parte del corpo che vi si appoggia.
Per poter accogliere il crescente numero dei pellegrini, nel luglio del 1997 iniziarono i lavori di una nuova aula liturgica progettata dall' architetto Sandro Benedetti .
La prima celebrazione liturgica nella Nuova Aula avvenne il 22 aprile 2000 in occasione della Solenne veglia pasquale , anche se i lavori definitivi si conclusero il 2 Maggio del 2007.
Ingresso della nuova Basilica o Aula Liturgica
Nell' interno della nuova Basilica possiamo ammirare tra l'altro un altare in argento, oro e smalti, opera di maestri artigiani di Siviglia, tre grandi vetrate artistiche che raffigurano la Santissima Trinità , opera del maestro Giovanni Hajnal, e un grande mosaico dietro all’altare centrale dai bellissimi colori.
San Francesco nacque a Paola il 27 marzo 1416 da una
coppia di genitori già avanti negli anni, il padre Giacomo D' Alessio detto
“Martolilla” e la madre Vienna di Fuscaldo ferventi credenti che sposati da quindici
anni, avevano atteso invano la nascita di un figlio, quindi pregarono San
Francesco di Assisi, di intercedere per loro e finalmente il figlio
arrivò,quindi possiamo definire la nascita del bambino come uno dei miracoli
del Santo "poverello".
La casa dove nacque il Santo
Riconoscenti i genitori lo chiamarono Francesco e presto si aggiunse, un'altra figlia, Brigida.
Il santo di Assisi intervenne ancora nella vita di quel bimbo quando,dopo appena un mese si scoprì che era affetto da un ascesso all’occhio sinistro che si estese fino alla cornea e i medici disperavano di salvare l’occhio.La madre fece il voto al Santo di Assisi, di mettere il figlio appena cresciuto in un convento di Frati Minori per un intero anno, vestendolo dell’abito nero proprio dei Francescani (il voto dell’abito è usanza ancora esistente nell’Italia Meridionale). Dopo qualche giorno l’ascesso scomparve completamente senza lasciare conseguenze. Francesco fu allevato senza agi, ma non mancò mai il necessario. Imparò a leggere e scrivere verso i 13 anni, quando i genitori volendo esaudire il voto fatto al santo di Assisi, lo portarono al convento dei Francescani di San Marco Argentano, a nord di Cosenza.
Il santo di Assisi intervenne ancora nella vita di quel bimbo quando,dopo appena un mese si scoprì che era affetto da un ascesso all’occhio sinistro che si estese fino alla cornea e i medici disperavano di salvare l’occhio.La madre fece il voto al Santo di Assisi, di mettere il figlio appena cresciuto in un convento di Frati Minori per un intero anno, vestendolo dell’abito nero proprio dei Francescani (il voto dell’abito è usanza ancora esistente nell’Italia Meridionale). Dopo qualche giorno l’ascesso scomparve completamente senza lasciare conseguenze. Francesco fu allevato senza agi, ma non mancò mai il necessario. Imparò a leggere e scrivere verso i 13 anni, quando i genitori volendo esaudire il voto fatto al santo di Assisi, lo portarono al convento dei Francescani di San Marco Argentano, a nord di Cosenza.
Convento di S. Antonio da Padova (San Marco Argentano)
Nel Convento di S. Antonio da Padova di San Marco Argentano Francesco fece il suo anno di noviziato nel 1429.
In quell’anno
l’adolescente Santo rivelò subito doti eccezionali, come quando, immerso in
preghiera, si era dimenticato di accendere il fuoco sotto la pentola dei legumi
per il pranzo dei frati, allora corse in cucina, con un segno di croce accese
un fuoco di legna e dopo pochi istanti i legumi furono cotti. Un’altra volta
dimenticò di mettere le carbonelle accese nel turibolo dell’incenso, alle
rimostranze del sacrestano corse a prenderle, dimenticandosi però il recipiente
adatto, allora le depose nel lembo della tonaca senza che la stoffa si
bruciasse.
Trascorso l’anno del
voto, Francesco volle tornare a Paola fra il dispiacere dei frati e d’accordo
con i genitori intrapresero insieme un pellegrinaggio ad Assisi alla tomba di
San Francesco, convinto che quel viaggio gli avrebbe permesso d’individuare la
strada da seguire nel futuro.
Fecero tappe a Loreto,
Montecassino, Monteluco e Roma.
Nella "Città eterna" mentre camminava per una
strada, incrociò una sfarzosa carrozza che trasportava un cardinale
pomposamente vestito, il giovanetto senza esitare rimproverò il cardinale dello
sfarzo ostentato; il porporato stupito cercò di spiegare che era necessario per
conservare la stima e il prestigio della Chiesa agli occhi degli uomini.
Nella tappa di
Monteluco, Francesco poté conoscere in quell’eremo fondato nel 528 da San
Isacco, un monaco siriano fuggito in Occidente e gli eremiti che
occupavano le celle sparse per la montagna; fu molto colpito dal loro stile di
vita, al punto che tornato a Paola, appena tredicenne decise di imitarne lo
stile di vita.
Francesco alzava
spesso la voce contro i potenti in favore degli oppressi, le sue prediche e
invettive erano violente, per cui fu ritenuto pericoloso e sovversivo dal re di
Napoli Ferdinando I d’Aragona, che mandò i suoi soldati per farlo zittire, ma
essi non poterono fare niente, perché il santo eremita si rendeva invisibile ai
loro occhi.
Il re alla fine si calmò
e anzi lo invitò ad aprire un convento a
Napoli (un’altro era stato già aperto nel 1480 a Castellammare di Stabia.)
A Napoli giunsero due
fraticelli che si sistemarono in una cappella campestre, là dove poi nel 1846 fu
costruita la magnifica Basilica di S. Francesco da Paola,
nella celebre Piazza del Plebiscito.
Basilica di San Francesco da Paola
Piazza del Plebiscito-Napoli
Piazza del Plebiscito-Napoli
Noto come santo e riformatore, fu anche considerato uno dei più grandi taumaturghi del tempo. Beatificato nel 1513, fu canonizzato nel 1519; nel 1943 fu dichiarato “patrono dei naviganti” da Pio XII , poiché molti dei suoi miracoli erano stati operati a favore di qualcuno che si trovava in mare e poiché molti marinai avevano testimoniato l’efficacia della sua intercessione.
Risanava gli infermi con erbe e mezzi comuni che rendeva efficaci con la fede e la preghiera , aiutava i bisognosi, resuscitava persino morti tra cui suo nipote Nicola,
giovane figlio della sorella Brigida.
Pertanto la fama di questo monaco dalla grossa corporatura, con barba e capelli lunghi
che non tagliava mai, si diffondeva in tutto il Sud, per cui fu costretto a
muoversi da Paola per fondare altri conventi in varie località.
«A chi crede in Dio nulla è impossibile».
Gli fu chiesto di avviare una comunità anche a Milazzo in Sicilia, pertanto
con due confratelli giunse con i suoi compagni a Catona, un villaggio che sorge dirimpetto al faro di Messina, .
Da un piccolo porto del luogo partivano ogni giorno barche da trasporto e Francesco sperava che lui ed i suoi frati sprovvisti di denaro trovassero ugualmente un passaggio.
Da un piccolo porto del luogo partivano ogni giorno barche da trasporto e Francesco sperava che lui ed i suoi frati sprovvisti di denaro trovassero ugualmente un passaggio.
Chiese
ad un pescatore se per carità l’avesse traghettato all’altra sponda, ma
questi rifiutò visto che non potevano pagarlo.
Senza insistere Francesco si mise in ginocchio a pregare, poi dopo aver benedetto il mare, distese il suo mantello sulle onde , legandandone un bordo al suo bastone e vi salì sopra con i due frati attraversando così lo stretto .
Dei tanti miracoli operati dal Santo questo è fra i più clamorosi perchè confermato da testimoni oculari,che ebbero modo di deporre sotto giuramento quanto accaduto ai fini dei processi di beatificazione e santificazione di Francesco,compreso il pescatore Pietro Colosa di Catona,che non si dava pace per il rifiuto.
Senza insistere Francesco si mise in ginocchio a pregare, poi dopo aver benedetto il mare, distese il suo mantello sulle onde , legandandone un bordo al suo bastone e vi salì sopra con i due frati attraversando così lo stretto .
Dei tanti miracoli operati dal Santo questo è fra i più clamorosi perchè confermato da testimoni oculari,che ebbero modo di deporre sotto giuramento quanto accaduto ai fini dei processi di beatificazione e santificazione di Francesco,compreso il pescatore Pietro Colosa di Catona,che non si dava pace per il rifiuto.
Francesco attraversa lo stretto di Messina-Juan de Espinal
S.Francesco attraversa lo stretto di Messina sul mantello.
Benedetto Luti-Museo Regionale di Messina
Dopo questa avventura ,giunti a Messina si trovarono di fronte un impiccato da almeno 3 giorni
alla forca. Francesco ne ebbe compassione e chiese ai suoi fratelli di slegarlo.
Quando l’impiccato cadde tra le braccia del santo riaprì gli occhi e
lo pregò di accoglierlo nell’ordine cosa che gli fu concessa e proprio in
tale ordine finì gli ultimi anni della sua vita.
Anche suo padre Giacomo, rimasto vedovo entrò a far parte degli eremiti,
diventando discepolo di suo figlio fino alla morte.
Nel 1483, su ordine del papa Sisto IV, Francesco ormai in età avanzata e malandato in salute, fu costretto a lasciare la sua terra e i suoi eremiti per recarsi dal re di Francia gravemente ammalato al quale era giunta notizia dei prodigi e dei miracoli compiuti dal Santo calabrese.
Lavinia Fontana (1552, Bologna - 1614, Roma)Nel 1483, su ordine del papa Sisto IV, Francesco ormai in età avanzata e malandato in salute, fu costretto a lasciare la sua terra e i suoi eremiti per recarsi dal re di Francia gravemente ammalato al quale era giunta notizia dei prodigi e dei miracoli compiuti dal Santo calabrese.
"San Francesco di Paola benedice il figlio di Luisa di Savoia"
1590 Pinacoteca Nazionale- Bologna
Viaggiò a piedi scalzi, rifiutando qualunque
tipo d’ospitalità privilegiata durante il percorso e pregando per gran parte
del tempo.
Nella sua tappa a Napoli, fu ricevuto con tutti gli onori dal re, curioso di conoscere quel frate che aveva osato opporsi a lui; il sovrano assisté non visto ad una levitazione da terra di Francesco, assorto in preghiera nella sua stanza; poi cercò di conquistarne l’amicizia offrendogli un piatto di monete d’oro, da utilizzare per la costruzione di un convento a Napoli.
Mattia Preti-Chiesa di S. Domenico-Taverna
Sempre vestito del suo consunto saio e con in mano il rustico bastone, fu ripreso di nascosto da un pittore, incaricato dal re di fargli un ritratto, che è conservato nella Chiesa dell’Annunziata a Napoli, mentre una copia è nella Chiesa di S. Francesco da Paola ai Monti in Roma; si ritiene che sia il dipinto più somigliante quando Francesco aveva 67 anni.
Nel suo passaggio in terra francese liberò Bormes e Frejus da un’epidemia.
A Corte fu accolto con grande rispetto, ma continuò a vivere un’esistenza il più semplice e solitaria possibile:
passava diverse ore in preghiera e spesso sembrava in
estasi; digiunava per vari giorni di seguito, camminava sempre
scalzo e dormiva su una tavola.
Col re ebbe numerosi colloqui, per lo più miranti a far accettare al sovrano l’ineluttabilità della condizione umana, uguale per tutti e nonostante le insistenze del re per guarirlo, Francesco rimase coerentemente sulla sua posizione, giungendo alla fine a convincerlo ad accettare la morte imminente, che avvenne nel 1482.
Dopo la morte di Luigi XI, il frate chiese di poter ritornare in Calabria, ma la reggente Anna di Beaujeu e poi anche re Carlo VIII si opposero; considerandolo loro consigliere e direttore spirituale.
Nel 1492 cambiò il nome dell’ordine da “Eremiti di S. Francesco” a “Frati Minori“, per indicare pubblicamente che erano i più piccoli tra tutti i religiosi, nome mantenuto sino a oggi.
Sentendo la morte vicina, chiamò a sé i suoi confratelli , esortandoli alla carità e all'austerità nella regola,nominò il vicario generale e dopo avere ricevuto i sacramenti, si fece leggere la Passione secondo Giovanni mentre spirava a Plessis-lès-Tours il 2 aprile 1507, Venerdì Santo , all'età di 91 anni .
San Francesco di Paola
-Autore ignoto-
Bologna Chiesa del SS Salvatore
Nel 1492 cambiò il nome dell’ordine da “Eremiti di S. Francesco” a “Frati Minori“, per indicare pubblicamente che erano i più piccoli tra tutti i religiosi, nome mantenuto sino a oggi.
Sentendo la morte vicina, chiamò a sé i suoi confratelli , esortandoli alla carità e all'austerità nella regola,nominò il vicario generale e dopo avere ricevuto i sacramenti, si fece leggere la Passione secondo Giovanni mentre spirava a Plessis-lès-Tours il 2 aprile 1507, Venerdì Santo , all'età di 91 anni .
San Francesco affida l'ordine a padre Bernardino da Cropalati
Matteo Curcio (3 Novembre 1985- Catanzaro)
Matteo Curcio (3 Novembre 1985- Catanzaro)
Già sei anni dopo papa Leone X nel 1513 lo proclamò beato e nel 1519 lo canonizzò.
La sua tomba diventò meta di pellegrinaggi, finché nel 1562 fu profanata dagli Ugonotti che trovando il corpo ancora intatto,lo bruciarono.
Delle spoglie di San Francesco rimasero solo le ceneri e qualche pezzo d’osso che dal 1955 si trovano nel Santuario di Paola :così dopo quasi cinque secoli il santo eremita realizza il desiderio di tornare nella sua Calabria.
Delle spoglie di San Francesco rimasero solo le ceneri e qualche pezzo d’osso che dal 1955 si trovano nel Santuario di Paola :così dopo quasi cinque secoli il santo eremita realizza il desiderio di tornare nella sua Calabria.
Il santuario di notte
Nel 1943 papa Pio XII, in memoria della traversata dello Stretto, lo nominò protettore della gente di mare italiana.
E’ invocato inoltre come protettore delle donne desiderose di avere figli e degli eremiti. La sua festa si celebra il 2 aprile, giorno della sua ascesa al Cielo,però non potendosi spesso celebrare perché quasi sempre ricorre in Quaresima, la si festeggia ogni anno a nell'anniversario della sua canonizzazione, che avvenne il 1º maggio del 1519, la notizia però arrivò a Paola solo tre giorni dopo ed è per questo che i festeggiamenti in onore di uno dei santi più miracolosi, si tengono dall' 1 al 4 maggio.
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