(S.Francesco D Assisi)
SAN FRANCESCO D'ASSISI - 4 OTTOBRE
Il 4 Ottobre è il giorno dedicato
a San Francesco d'Assisi, "il
poverello di Assisi" fondatore dell'ordine francescano che ancora oggi si basa sugli stessi principi da
lui improntati.
Nel 1939 Papa Pio XII lo proclamò, con Santa Caterina da Siena, Patrono d'Italia, San Francesco è patrono anche dell’ Umbria,
degli animali, dei poeti, dei commercianti e degli ecologisti, mentre i suoi emblemi
sono il lupo, gli uccelli e le stigmate.
Non si
conosce l'esatta nascita di San Francesco ma si presume sia tra il Dicembre 1181 e il Settembre 1182, il 26 secondo alcune fonti.
Nato da Pietro Bernardone dei Moriconi, ricco mercante di stoffe e spezie e
dalla nobile Signora Pica
Bourlemont, la leggenda vuole che sia stato concepito durante il viaggio in
Terra Santa della matura coppia.
Battezzato
dalla madre con il nome di Giovanni,
il padre, che al momento della nascita era in Francia per affari, al suo
ritorno lo cambiò in Francesco.
Il giovane Francesco studiò il latino e il
volgare, la musica e la poesia, mentre il padre, che desiderava avviarlo
all'attività del commercio, gli insegnò il francese ed il provenzale. Francesco
si trovò adolescente a lavorare dietro il bancone nella bottega paterna e
condusse una vita spensierata e mondana.
A 20
anni partecipò alla guerra tra
Assisi e Perugia, e fu fatto prigioniero per più di un anno, durante
il quale patì per una grave malattia che lo debilitò molto.
Tornato ad
Assisi, si riprese grazie alle amorevoli cure materne e decise nuovamente
di seguire Gualtiero de
Brienne nell’Italia del sud ma giunto a Spoleto, ebbe un'apparizione del Signore, che gli ordinava di
tornare indietro e così Francesco abbandonò definitivamente l'idea di una vita militare.
Inizia così
la sua conversione e Francesco, dedicandosi a opere di carità fra i
lebbrosi e meditando nelle campagne intorno ad Assisi.
Un giorno, mentre è in preghiera nella Chiesetta di San Damiano, una
visione divina gli chiede di restaurare la chiesa in rovina.
Per soddisfare
la richiesta del Signore, Francesco carica un cavallo di stoffe prese
nella bottega paterna e le vende insieme al cavallo. Già molto adirato per i mutamenti nella
personalità di Francesco e per le sue cospicue offerte ai poveri, il padre dopo
questo episodio minaccia di diseredarlo, così il 12 aprile del 1207, Francesco rinuncia pubblicamente nella piazza del Vescovado di Assisi agli
averi paterni e si incammina con pochi seguaci verso una vita di preghiera,
umiltà e obbedienza a "Sorella
Povertà”.
Abbandonata
Assisi, si dirige a Gubbio, dove,
compie quello che è considerato il suo primo miracolo: infatti, riesce ad ammansire, semplicemente
parlandogli, un feroce lupo che
terrorizzava la città.
Viveva un dì, narra un’antica voce
intorno a Gubbio un lupo assai feroce
che aveva i denti più acuti che i mastini
e divorava uomini e bambini.
Dentro le mura piccole di Gubbio
stavano chiusi i cittadini e in dubbio
ciascuno della vita. La paura
non li lasciava uscire dalle mura.
E San Francesco venne a Gubbio, e intese
del lupo, delle stragi, delle offese;
ed ebbe un riso luminoso e fresco,
e disse: "O frati, incontro al lupo io
esco!".
Le donne avevano lagrime così
grosse, ma il Santo ilare e ardito uscì.
E a mezzo al bosco ritrovò il feroce
ispido lupo, e con amica voce
gli disse: "O lupo, mio fratello lupo,
perché mi guardi così ombroso e cupo?
Perché mi mostri quegli aguzzi denti?
Vieni un po’ qua, siedimi accosto e senti:
Io so che tu fai molto male a Gubbio
e tieni ognuno della vita in dubbio,
e so che rubi uccidi e non perdoni
nemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:
Orbene ascolta: come è vero il sole,
ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!
Ma tu sei buono; e forse ti ha costretto
a ciò la fame. Ebbene, io ti prometto
che in Gubbio avrai d’ora in avanti il vitto:
ma tu prometti essere onesto e dritto
e non dare la minima molestia:
Essere insomma una tranquilla bestia.
Prometti dunque tutto questo, dì?".
Il lupo abbassò il capo, e fece: "Si!".
"Davanti a Dio tu lo prometti?".
E in fede il lupo alzò molto umilmente un piede.
Allora il Santo volse allegro il passo
a Gubbio, e il lupo dietro, a corpo basso.
In Gubbio fu gran festa, immenso evviva:
scoppiò la gioia, e fino al ciel saliva.
E domestico il lupo entro rimase
le chiuse mura, e andava per le case
in mezzo ai bimbi come un vero agnello,
e leccava la gota a questo e a quello.
E poi morì. E fu da tutti pianto
e seppellito presso il campo santo.
Francesco si cuce da solo una camicia di tela grezza,
legata in vita da una cordicella a tre nodi, indossa dei sandali e rimane nei
territori di Gubbio fino alla fine del 1207.
Porta sempre con sé una sacca piena di strumenti da
muratore, con i quali restaura personalmente la chiesetta di San Damiano.
Il primo discepolo di Francesco è il
magistrato Bernardo da Quintavalle, seguito poi da Pietro Cattani,
canonico e dottore in legge e alla fine il numero di seguaci arriva a dodici,
proprio come i discepoli di Gesù.
L'ordine francescano nasce ufficialmente nel luglio
del 1210, grazie a papa Innocenzo III e la loro regola principale è
l'assoluta povertà: i frati non possono possedere nulla.
Tutto quello che serve loro, compreso il rifugio, deve
essere frutto di donazione.
A fornire un rifugio ai francescani ci pensano allora
i benedettini che, in cambio di un cesto di pesci l’anno, concedono loro in uso
perpetuo la Porziuncola, piccola chiesa situata
all'interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli restaurata da Francesco.
La Porziuncola
Dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco
d'Assisi parte per recarsi in missione prima in Palestina, poi in Egitto, dove
incontra il sultano Melek el-Kamel, e infine in Marocco (erano gli anni
della V Crociata) nel tentativo vano di convertire gli infedeli.
Durante uno dei suoi viaggi arriva fino al santuario
di Santiago de Compostela in Spagna, ma è costretto a ritornare indietro
per l'aggravarsi del suo stato di salute.
Rientrato in Italia, si dedica alla
riscrittura della regola dell'ordine e nel dicembre del 1223 Francesco
organizza in una grotta il primo presepio della storia.
L'anno successivo
si dedicò in solitudine alla preghiera e nel 1224, sul monte della Vernia,
dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con ardente devozione, fu il
primo Santo a ricevere le stigmate, segno dell'amore di Cristo per gli
uomini.
Fu Frate Elia,
suo successore a capo dell'Ordine, a rivelarlo, provocando nella chiesa grandi
lacerazioni e scetticismi che dureranno anche nei secoli successivi, infatti,
quando Francesco fu proclamato Santo nel 1228 da Papa Gregorio IX, la
bolla di canonizzazione non ne citava la presenza.
Francesco trascorse gli ultimi
anni della sua vita ad Assisi, in solitudine e preghiera, prostrato dalla
sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia
quell'amore per Dio e per il suo Creato.
San Francesco rese l'anima a Dio su un giaciglio adagiato
sulla nuda terra il 4 ottobre 1226.
Oltre all'opera spirituale, San Francesco, grazie
al Cantico delle creature, è riconosciuto come uno degli iniziatori della
tradizione letteraria italiana.
I suoi resti mortali sono venerati nella Basilica a lui
dedicata ad Assisi, precisamente nella cripta della chiesa inferiore e ogni
anno attira folle inesauribili di devoti.
CANTICO DELLE CREATURE
Altissimo, onnipotente, bon Signore
Tue so' le laude, la gloria et l'honore
et onne benedictione.
A te solo, Altissimo, se konfanno
Et nullo homo ene digno te mentovare.
Laudato si', mi' Signore, cum tucte le tue creature,
specialmente messer lo frate sole
lo quale è iorno et allumini noi per lui,
et ellu è bellu e radiante, cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale alle tue creature dai sostentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sora acqua,
la quale è molto utile et humile
et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu
per lo quale enallumini la nocte
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano
per lo tuo amore,
et sostengo' infirmitate et tribolatione.
Beati quelli ke le sosterranno in pace
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra morte corporale
da la quale nullo homo vivente po' skappare.
Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà
ne le sue sanctissime volutati,
ka la morte secunda nol farrà male.
Laudate et benedicete mi' Signore,
et rengratiate et serviteli
cum grande humilitate.
Altissimo, onnipotente, bon Signore
Tue so' le laude, la gloria et l'honore
et onne benedictione.
A te solo, Altissimo, se konfanno
Et nullo homo ene digno te mentovare.
Laudato si', mi' Signore, cum tucte le tue creature,
specialmente messer lo frate sole
lo quale è iorno et allumini noi per lui,
et ellu è bellu e radiante, cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale alle tue creature dai sostentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sora acqua,
la quale è molto utile et humile
et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu
per lo quale enallumini la nocte
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra madre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano
per lo tuo amore,
et sostengo' infirmitate et tribolatione.
Beati quelli ke le sosterranno in pace
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra morte corporale
da la quale nullo homo vivente po' skappare.
Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà
ne le sue sanctissime volutati,
ka la morte secunda nol farrà male.
Laudate et benedicete mi' Signore,
et rengratiate et serviteli
cum grande humilitate.
(S. Francesco d'Assisi)
Luca Giordano - San Francesco d'Assisi
Ogni uomo semplice,
San Francesco d'Assisi
Luca Giordano - San Francesco d'Assisi
E per concludere un poetico insegnamento del Santo ...
OGNI UOMO SEMPLICE
Ogni uomo semplice,
porta in cuore un sogno,
con amore ed umiltà
potrà costruirlo
Se con fede tu saprai
vivere umilmente,
più felice tu sarai
anche senza niente
Se vorrai ogni giorno,
con il tuo sudore
una pietra dopo l'altra
alto arriverai
Nella vita semplice
troverai la strada
che la calma donerà
al tuo cuore puro
sono quelle che alla fine
sono le più grandi
Dài e dài ogni giorno
con il tuo sudore
una pietra dopo l' altra alto arriverai.
San Francesco d'Assisi
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