24 marzo 2015

CHIARE FRESCHE E DOLCI ACQUE- F. Petrarca




Era il 6 aprile del 1327, giorno di Venerdì Santo, quando Francesco Petrarca, durante la messa nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, vede per la prima volta Laura De Noves e s’innamora di lei per la vita.
Il suo fu un amore mai ricambiato perché lei era già sposata con Ugo de Sade, ma ciò non impedì al poeta di amarla e di farne la sua musa ispiratrice anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1348  a causa della  peste.
L’amore per Laura è, infatti, il fulcro del Canzoniere, l’opera maggiore del Petrarca e a lei è dedicata una delle più belle liriche d amore di tutti i tempi.  
Immergiamoci ora nelle fresche e dolci acque del Petrarca, che presumibilmente sono quelle della sorgente del fiume Sorgue, localizzato nel comune di Fontaine-de-Vaucluse, un paesino della Provenza dove il poeta soggiornò a lungo...


CHIARE FRESCHE E DOLCI ACQUE

Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna; 
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra) 
a lei di fare al bel fianco colonna; 
erba e fior che la gonna 
leggiadra ricoverse con l'angelico seno; 
aere sacro sereno 
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse: 
date udienza insieme 
a le dolenti mie parole estreme. 

S'egli è pur mio destino, 
e 'l cielo in ciò s'adopra, 
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda, 
qualche grazia il meschino 
corpo fra voi ricopra, 
e torni l'alma al proprio albergo ignuda; 
la morte fia men cruda 
se questa spene porto 
a quel dubbioso passo, 
ché lo spirito lasso 
non poria mai più riposato porto 
né in più tranquilla fossa 
fuggir la carne travagliata e l'ossa.

Tempo verrà ancor forse 
ch'a l'usato soggiorno 
torni la fera bella e mansueta, 
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno, 
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà! 
già terra infra le pietre 
vedendo, Amor l'inspiri 
in guisa che sospiri 
sì dolcemente che mercé m'impetre, 
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo. 

Da' be' rami scendea,
(dolce ne la memoria) 
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea 
umile in tanta gloria, 
coverta già de l'amoroso nembo; 
qual fior cadea sul lembo, 
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle 
eran quel dì a vederle; 
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore 
girando perea dir: "Qui regna Amore".

Quante volte diss'io 
allor pien di spavento: 
"Costei per fermo nacque in paradiso!". 
Così carco d'oblio
il divin portamento 
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso 
da l'imagine vera, 
ch'i' dicea sospirando: 
"Qui come venn'io o quando?" 
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace 
quest'erba sì ch'altrove non ò pace. 

Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia,
poresti arditamente 
uscir del bosco e gir infra la gente.

Francesco Petrarca
( dal Canzoniere, canzone CXXVI )

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