21 settembre 2012

L’ULTIMA ROSA DELL’ESTATE-T.Moore




Una grande poesia può nascere dalle cose più insignificanti, come nel caso di questa, dove l'unica sopravvissuta rosa di un giardino intristisce l'animo del poeta facendogli sentire un senso di abbandono e solitudine, al punto tale che pietosamente ne strappa i petali per farli giacere con quelli delle altre rose, augurandosi anche lui di morire prima di perdere tutti gli affetti e sentire il vuoto della solitudine. 
Ed ecco che da un’anonima rosa destinata a sparire senza lasciar traccia, il poeta irlandese Thomas Moore crea un immortale capolavoro che continuerà a emozionare per sempre chi ne leggerà i versi. 
La poesia ha anche inspirato musicisti eccelsi come Beethoven e Mendelssohn, diventando un classico della musica celtica e molte sono anche le moderne interpretazioni. 

L’ULTIMA ROSA DELL’ ESTATE

Ecco l’ultima rosa dell’estate 
che va via sfiorendo da sola.
Tutte le sue graziose compagne 
sono già appassite e scomparse. 
Nessun fiore della sua famiglia, 
nessun bocciolo di rosa le è vicino 
a riflettere il lieve arrossire 
a dare un sospiro per un sospiro.
Io non ti lascerò sola 
mentre langui sul tuo stelo 
Fino a che l’amore dorme, 
va’ e dormi con loro. 
Così gentilmente cospargo con i tuoi petali il letto 
dove gli sposi del tuo giardino 
giacciono senza profumo e inerti.
Possa io seguirti presto 
quando gli amici partiranno 
e le gemme cadranno dal cerchio brillante di luce. 
Quando i veri cuori sono appassiti 
e quelli affettuosi sono gonfi 
Chi potrebbe abitare questo buio mondo, da solo?

Thomas Moore 
(1779-1852)

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