LA PASSIONE DI CRISTO
C'è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone,il lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta segni compatibili con quelli patiti da Gesù.
L'immagine della Sindone è quella di un uomo alto quasi 185 cm. sul cui corpo sono rilevabili quasi 600 ferite.
Non vi è alcun segno di decomposizione, dunque la Sindone ha avvolto il corpo per un periodo breve e tuttavia sufficiente perchè vi s' imprimesse l'orma.
Il corpo di Gesù riposò nel sepolcro per poco più di trenta ore, dalla sera del venerdì all'alba della domenica, prima straordinaria concordanza.
L'Uomo della Sindone è stato avvolto nel lenzuolo appena deposto dalla croce, senza che venisse effettuata alcuna operazione di lavaggio e unzione del cadavere; lo stesso è accaduto a Gesù, in quanto stava per arrivare la Pasqua ebraica durante la quale nessun lavoro manuale poteva essere eseguito.
Sul volto vi è una ferita tra il naso e la guancia destra causata da un bastone. Vi sono abrasioni sulle palpebre e sulle sopracciglia, un gonfiore sullo zigomo destro, tracce di emorragia dalle narici, contusioni alle ossa e deviazione del setto nasale, lesioni sul cuoio capelluto.
Tanto a Gesù quanto all'Uomo della Sindone è stato posto sul capo un corona di spine e nessun documento storico riporta una tale usanza su altri soggetti.
La Sindone mostra ferite anche sulla calotta cranica. Era quindi un casco di spine, non una coroncina, di circa 50 lunghe spine che gli trafissero il capo.
Le ferite sulle natiche chiariscono che Gesù subì la flagellazione da nudo. La frusta romana chiamata flagrum era composta di tre lunghe cinghie capovolgibili con pezzi di metallo che causavano lo strappo della carne ad ogni frustata.
Sono state rilevate ben 120 ferite di questo tipo. Gesù si trovava piegato, con la mano legata ad un palo, le cinghie della frusta si avvolgevano intorno al suo corpo ad ogni sferzata, e ne colpivano la parte anteriore: il torace, l'addome, gli stinchi e le cosce.
Una delle cose più dolorose per Gesù è il peso della trave orizzontale della croce che trasportava, il Patibulum, che, lungo il tragitto del Calvario, letteralmente gli scopre le ossa delle spalle provocando sofferenze indicibili. Questa trave di legno d'ulivo doveva essere lunga 180 cm e pesare circa 45 kg . Gesù dopo la flagellazione coprì una distanza di circa 500 metri, barcollando e cadendo più volte, anche di faccia perchè le sue mani erano legate alla trave e pertanto non si poteva proteggere il viso. Anche le ginocchia erano martoriate dalle cadute.
I piedi erano fissati da un chiodo alla trave verticale della croce, che trafisse l’osso tarsale. Il piede sinistro su quello destro.
Le mani furono inchiodate alla croce a livello dei polsi.
Entrambi i soggetti mostrano l'assenza di crurifragio, la rottura delle tibie come colpo di grazia che davano i romani, in quanto Gesù era già morto (Gv 19,33) e gli fu risparmiato, realizzando così la Scrittura di Gv 19,36, di Numeri 9,12 e di Esodo 12,46.
La morte sopravvenne a causa della rottura del muscolo del cuore a seguito di un arresto cardiaco. Questo, a sua volta, avrebbe causato una massiccia emorragia del pericardio (circa 2 litri di sangue), e quindi nei polmoni, causando un emopericardio. Poco dopo la morte, il pericardio avrebbe visto dividersi i globuli rossi (accumulo nella parte inferiore della cavità pleurica) dal plasma sanguigno (che rimane nella parte superiore). Quando il suo petto fu trafitto dalla lancia del centurione Longino, per accertarne la morte,uscirono i due liquidi, prima i globuli rossi, poi il plasma sanguigno. La ferita sulla parte destra del costato di Gesù risulta essere un pollice di larghezza e uno e tre quarti di lunghezza.
« ... ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. » (Giovanni 19,34)
Secondo gli studiosi, l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione.
( Prof. Giorgio Nadali - docente di Religione Cattolica per la Arcidiocesi di Milano)
LUNGO LA VIA DELLA CROCE
Cristo
percosso ed infamato
lungo la via
della croce,
Cristo
rivestito di porpora
e coronato di spine.
Cristo
schernito ed ingiuriato,
spogliato con rabbia
delle sole vesti
dell’uomo.
Cristo
inchiodato
e crocifisso,
Cristo
disceso
dal segno della morte.
Cristo
custodito
tra le rocce fredde
del sepolcro
in attesa
che si manifesti
l’alba
in luce
di Sua resurrezione.
(Da Le Liriche del Venerdì Santo)
Ranieri Barghigiani
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