SANTA CHIARA D' ASSISI
"Per la grazia di Dio, l'anima dell'uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità di cui gli empi sono privi, come afferma la Verità stessa: "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò, e verremo a lui e faremo dimora presso di lui" (Gv 14,21.23)."
(S. Chiara d'Assisi, Lettera terza a Sant' Agnese di Boemia)
Santa
Chiara nacque ad Assisi, presumibilmente nel 1193, dal nobile e ricco Favarone
di Offreduccio degli Scifi e dalla nobile Ortolana, donna coraggiosa e
intraprendente che partecipò a numerosi pellegrinaggi e insegnò alla figlia i
principi religiosi, la preghiera, la carità e la sensibilità alla sofferenza
altrui.
Chiara,
fin da piccola mostrò il suo spirito meditativo e ai pellegrinaggi preferiva
una vita contemplativa e, nonostante la ricchezza di famiglia, mangiava frugalmente
e preferiva indossare la stamigna, tessuto di lana sottile e resistente, invece
dei vestiti lussuosi che avrebbe potuto permettersi, probabilmente ispirata dal
suo concittadino Francesco d’Assisi si era spogliato di tutti i vestiti per
restituirli al padre Bernardone.
Santi Chiara e Francesco d'Assisi
Chiara
era anche una fanciulla bellissima e i suoi genitori avevano programmato per
lei un matrimonio facoltoso, ma lei era solo desiderosa di seguire l’esempio di
vita ispirato al Vangelo di San Francesco che aveva iniziato a vivere in
povertà e preghiera con i suoi primi frati.
Chiara,
a diciotto anni, sapendo che non avrebbe ottenuto il consenso della famiglia, fugge
di casa per raggiungere Francesco alla Porziuncola e prendere i voti.
Fu
probabilmente Rufino, un frate che aveva seguito Francesco nella conversione e cugino
di Chiara a parlargli delle opere pie compiute dalla ragazza.
San
Francesco accetta di esaudire il suo bisogno spirituale, taglia i capelli a
Chiara, come segno di consacrazione a Dio, la riveste di un grezzo saio simile
al suo e la conduce nel monastero benedettino di San Paolo, a Bastia Umbra.
Santi Chiara e Rufino
I
familiari però non accettando il volere della ragazza tentarono più volte di
riportare Chiara a casa, tentando addirittura con la forza.
Chiara
non soltanto aveva rinunciato a un matrimonio programmato utile alla famiglia,
ma, essendosi convertita senza una dote non sarebbe mai potuta diventare una
monaca da coro, istruita e dedita ad occuparsi di letteratura negli uffici
liturgici e Il suo unico ruolo sarebbe stato quello di monaca ‘serva’ addetta
agli umili lavori manuali e questo era per la famiglia un grave disonore.
Chiara
però fu irremovibile e la famiglia dovette rassegnarsi e lasciare la ragazza
libera di vivere la sua fede come meglio preferiva.
Intanto anche la sorella Agnese raggiunge Chiara intenzionata a prendere i voti e, ci narra il biografo, i famigliari tentarono un nuovo rapimento con maggior determinazione.
Agnese, a differenza di Chiara, non aveva ancora tagliato i capelli e questo non la rendeva penitente, inoltre non si trovavano più a San Paolo, sotto la giurisdizione della chiesa, ma a Sant’ Angelo.
In dodici andarono con le intenzioni di riportare Agnese a casa, trascinandola lungo la china del monte.
Agnese chiama in soccorso Chiara che, sentendo le sue grida, si prostra in preghiera.
Immediatamente il corpo di Agnese diventa pesante come il piombo e nessuno riesce più a smuoverla di un passo.
Preso da ira irrefrenabile, lo zio paterno Monaldo, tenta di sferrare un terribile pugno alla nipote, ma mentre sta per sferrare il colpo un dolore fortissimo gli paralizza il braccio, convincendo così i parenti a desistere.
Questo è il primo miracolo compiuto da Chiara.
Presto anche l’altra sorella Beatrice raggiunse Chiara e piano piano si unirono anche altre donne, fino a formare un nutrito gruppo di monache.
Venne
così fondato l'Ordine femminile delle «povere recluse» che, dal nome di Chiara,
presero il nome di “Clarisse”.
L’Ordine
rimane sotto la guida spirituale di Francesco fino alla sua morte, avvenuta nel
1226.
Dopo
una prima Regola basata sulla povertà dettata da San Francesco, Chiara, che
dell’Ordine era stata nominata badessa, scrive successivamente la Regola
definitiva chiedendo a Gregorio IX il "privilegio della povertà".
Chiara
morì ad Assisi sessanta anni l’undici agosto 1253 e papa Alessandro IV la
proclamò santa solo due anni dopo.
Le
sue spoglie sono custodite nella Basilica di Santa Chiara ad Assisi.
Basilica di Santa Chiara d'Assisi
Molti
furono i miracoli di cui Santa Chiara fu artefice: il più famoso avvenne nella
notte di Natale del 1252, quando Chiara, impossibilitata a recarsi a messa a
causa di una malattia che la costringeva a letto, vide la celebrazione
eucaristica come se fosse “proiettata” sulle pareti della sua cella.
Memore
di questo miracolo papa Pio XII il 17 febbraio 1958 ha proclamato Santa Chiara “patrona
della Tv e tutte le telecomunicazioni”.
Chiara
si distinse anche per il culto verso l'Eucarestia e i suoi biografi narrano che
per due volte Assisi venne minacciata dall'esercito dell'imperatore Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, che aveva mosso guerra contro la Chiesa, assoldando perfino circa ventimila saraceni, i più fieri nemici della cristianità.
Chiara, già malata, fu portata alle mura della città con in mano la pisside
contenente il Santissimo Sacramento e alla sua vista l'esercito rinunciò all’assedio, ritirandosi.
Nelle
immagini sacre Santa Chiara è spesso raffigurata con un giglio, simbolo di
purezza e castità e una lampada.
Il suo nome, di derivazione latina, significa "trasparente,
illustre".