25 novembre 2021

STORIA DELLA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE




STORIA  DELLA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

Fu a Bogotà in Colombia nel 1981 che,  durante un incontro femminista, venne deciso di celebrare il 25 novembre la Giornata internazionale della violenza contro le donne.
Tale data fu scelta per ricordare la trucidazione delle tre sorelle Mirabal per ordine del dittatore domenicano Rafael Leónidas Trujillo.
Nate da una famiglia benestante a Ojo de Agua (Repubblica Dominicana), Patria, Minerva e Maria Teresa iniziano da giovanissime la loro militanza politica.
Tutto inizia quando Minerva, la più intellettuale delle tre, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per l'alta società il 13 ottobre 1949 , osa sfidare Trujillo contrastando pubblicamente  le sue idee politiche.
La data segna l’inizio delle rappresaglie contro tutta la famiglia Mirabal, con conseguenti periodi di detenzione del padre e la confisca dei beni.
Minerva fin da bambina dimostra un carattere forte, indipendente e un grande amore per il suo paese e con lo scopo di liberarlo il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione che porterà alla nascita di un' organizzazione clandestina rivoluzionaria con suo marito Manolo Tamarez Justo (assassinato poi nel 1963) come presidente.
Ben presto all'organizzazione aderirono anche la sorella Maria Teresa e il marito Leandro Guzman, entrambi già da anni attivisti politici.  Anche la sorella maggiore Patria, decide di entrare a far parte del  movimento per "non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico", coinvolgendo  il marito Pedro Gonzalez, semplice agricoltore.

Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal

La loro opera rivoluzionaria è una grossa spina nel fianco per  il Dittatore che espresse così la sua rabbia: "Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal."
Nel 1960 sia Minerva che Maria Teresa vengono incarcerate due volte e  condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale; anche i loro mariti e  il marito di Patria  vengono imprigionati e torturati.
 In seguito alle  feroci proteste nazionali e internazionali, Trujillo è però costretto a rilasciare le sorelle.
 Arriviamo al  25 novembre 1960 , quando Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti ancora detenuti in carcere.
Il marito di Patria è detenuto in un altro carcere, ma  lei decide di  accompagnare le sorelle.
Trujillo però non ha certo digerito la faccenda e altro non aspettava che di trovare il modo di togliere di mezzo le  donne senza suscitare nuove ribellioni.
Le Mirabal vengono bloccate lungo la strada per la prigione dalla polizia segreta del dittatore che dopo  averle stuprate, torturate e  infine strangolate, simulano un incidente gettandole dentro l'auto in un precipizio.


La messinscena dell'incidente non convinse nessuno  e l'indignazione e commozione per la morte di queste eroine furono enormi e diedero il colpo mortale che pose fine a una dittatura considerata   tra  più sanguinose della storia moderna  avendo causato l'impressionante numero di circa 50.000 vittime.
Trujillo venne infatti ucciso da un colpo di fucile il 31 maggio dell'anno seguente, sopravvivendo di fatto pochi mesi alle sorelle.
Le sorelle Mirabal avevano una quarta sorella non impegnata politicamente, Adele detta Dedè, che dedicò  la sua vita  alla cura dei sei nipoti rimasti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva  e Jaqueline figlia di Maria Teresa, ma anche a mantenere viva la memoria delle sorelle pubblicando tra l'altro nel  1999 un libro a loro dedicato  "Vivas in su jardin", dove le definisce come "fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle".




VOLA

Vola
mio cuore ebbro
lontano dalle gelide spine
di questo muto talamo
che solo
possedere
sa
un corpo disperso
inerte di silenzio.

Vaga
ove il vento sfiora
la piega molle
del giunco
e il pudico canto
della mite ginestra.

Ascolta
il limpido danzar
delle libellule
e non ti curare di questo ventre
che tenace
si nega, caparbio
nelle ore meste
dell’atroce consuetudine
all’infida insistenza,
mai sopita violenza.
Esso è fatto
di sangue e fuoco
e attendere saprà
l’ultimo plenilunio
quando il grido della tortora
annuncerà
l’ignara stagione
delle dorate farfalle.

( Ilaria Biondi)




Anche l'idea di usare le scarpe rosse come simbolo delle vittime di violenza e femminicidio, hanno origine da un fatto di sangue.
L'idea " Zapatos Rojos " è infatti frutto della mente  dell'artista messicana Elina Chauvet  che la realizzò a Ciudad Juarez nel 2009  schierando 33 paia di scarpe rosse, ispirata dalla morte della sorella uccisa dal marito e anche  dalle centinaia di donne rapite, violentate,  uccise  e seppellite nel deserto di  quella infernale città di frontiera nel nord del Messico che è Juarez, tristemente famosa anche per i suoi traffici di droga e vendita di esseri umani.


Ciudad Juarez - Croci in ricordo delle vittime di femminicidio


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