5 febbraio 2020

SANT' AGATA - 5 febbraio


«Tu che splendi in Paradiso,
coronata di vittoria,
Oh Sant'Agata la gloria,
per noi prega, prega di lassù»
(Canto a Sant'Agata)

SANT' AGATA

Sant’ Agata, patrona di Catania, oltre che di Malta e di San Marino, viene venerata come santa, vergine e martire. Agata, il cui nome di origine greca significa “buona”, nacque probabilmente l’otto settembre tra il 229 e il 235 in una molto benestante famiglia di devota fede cristiana.
Sul luogo di nascita ci sono delle discordanze, si pensa che sia nata a Palermo o, più probabilmente, a Galermo nei dintorni a nord di Catania.
Intorno ai 15 anni decise di rinunciare al matrimonio per consacrarsi a Dio e il vescovo della città accolse la sua richiesta imponendole il velo rosso delle vergini consacrate.
All’inizio del 251 il proconsole Quinziano, inviato a Catania dall’imperatore romano Decio per costringere i cristiani a rinnegare la loro fede.
Per sfuggire alla persecuzione, la tradizione tramanda che Agata e la sua famiglia fuggirono a Palermo, rifugiandosi nel quartiere Guilla , dove però i soldati di Quinziano riuscirono a trovarli e riportarli a Catania nell'anno 253.


Carlo Veronese-Sant'Agata
Museo del Prado- Madrid

Si racconta che la Santa martire, lasciando Palermo, sostò nei pressi della porta che ancor oggi porta il suo nome per riallacciarsi un sandalo, lasciando miracolosamente impressa, sulla pietra su cui aveva poggiato il piede , la sua orma.  
La pietra con l'orma impressa è tutt'ora custodita nella chiesa di "Sant’Agata la Pedata", la chiesa adiacente l'omonima porta, che i palermitani vollero appositamente costruire per accogliere il masso prodigioso.



Si narra anche che, in quei momenti così sofferti, Agata chiese sostegno al cielo ottenendo in risposta il rinvigorimento improvviso di un albero d'ulivo appassito che si caricò di frutti con i quali  poté rifocillarsi.
A ricordo dell'episodio, nacquero dei dolcetti di pasta di mandorla chiamati "olivette di Sant'Agata", per la tipica forma ispirata ai frutti dell'albero di ulivo e che, assieme  alle "cassatelle" (più tipicamente dette "minne di Sant'Agata" per la forma che ricorda i seni), vengono preparati a Catania durante la festa in suo onore.



Rientrata a Catania e portata al cospetto di Quinziano, questi vedendo la bella giovinetta se ne incapricciò e cercò di sedurla in ogni modo, ma i suoi tentativi non ebbero alcun risultato.
Agata fu quindi affidata ad Afrodisia, una cortigiana di facili costumi, affinché la istruisse ad essere più disponibile. Agata fu sottoposta a tentazioni e pressioni di ogni genere, ma rimase integra e ferma nel proposito di non infrangere il suo voto di castità e cedere ai desideri di Quinziano che, furioso, la fece  processare.
  Agata venne così condannata alla fustigazione e sottoposta al violento strappo dei seni mediante delle tenaglie.

Sebastiano Del_Piombo - Il martirio di_Sant'_Agata 
Palazzo Pitti (Firenze)

Dopo la feroce mutilazione, Quinziano la fece rimettere in cella, vietando a chiunque di medicarla o di darle da mangiare.
Nella notte, però, alla santa mutilata apparve San Pietro il quale, dopo averla confortata ricordandole la corona gloriosa che l'attendeva, fece su di lei il segno della croce e la guarì completamente.
Nemmeno questo miracolo riuscì però a blandire o intimorire Quinziano che anzi, ancora più infuriato, condannò a morte la giovane.

Giovanni Lanfranco - Sant'Agata visitata da San Pietro in carcere 
 ( Parma)

 Agata venne condannata ad essere posta su una fornace con carboni ardenti, cocci di vetro e di vasi infranti su cui  venne rotolata a corpo nudo.
 La tradizione racconta che, mentre Agata brucia nella fornace ardente, il vulcano Etna iniziò ad eruttare e un forte terremoto scosse Catania provocando e il Pretorio crolla parzialmente, seppellendo due carnefici consiglieri di Quinziano.
 La folla dei catanesi terrorizzata, si rivolta contro i romani , allora il proconsole fa togliere Agata dalla brace e la fa riportare agonizzante in cella.
La martire allo stremo delle forze, ma fiera di aver consumato il suo sacrificio, morirà poche ore dopo pregando: «Signore mio Dio, che mi avete protetto fin dall'infanzia ed avete estirpato dal mio cuore ogni affetto mondano e mi avete dato forza nei patimenti, ricevete ora in pace il mio spirito».

Giulio Campi - Affresco  "La sepoltura di Sant’Agata" 
 Basilica di Sant’Agata (Cremona)

Fu così che Agata diede la vita per la fede il 5 febbraio 251.
Tra il 252 e il 1886, Catania fu per ben 15 volte sul punto di essere distrutta dalla furia dell’Etna, ma ogni volta i catanesi portarono in processione il velo verginale della Santa che inspiegabilmente era scampato al fuoco e ogni volta la lava del vulcano si arrestò.
Il velo miracoloso è tuttora custodito nella cattedrale di Catania, insieme ad altre reliquie di Santa Agata che vengono portate in processione durante la grande festa che si tiene ogni anno in città dal 3 al 5 febbraio.

 Andrea Vaccaro - Sant'Agata

 Il corpo della vergine, ebbe lunghe tribolazioni: da Catania fu sottratto e trasferito a Costantinopoli da dove fu trafugato nel 1126.
Dopo aver peregrinato in diverse città  ritornò a Catania, ma non integro. 
A Palermo giunsero un braccio, custodito nella Cappella Palatina e un avambraccio custodito nella Cattedrale.
Anche l’intrecciatoio dei suoi capelli giunse a Palermo e d è custodito nella chiesa di Sant’Agata alla Guilla, chiesa che sorge sui resti della villa romana in cui sarebbe vissuta Sant'Agata.
Invocata contro incendi ed eruzioni, disastri ambientali è la protettrice di nutrici, balie, infermieri, tessitrici e anche dei fonditori di campane perché la forma della campana ricorda quella del seno femminile : lmutilazione dei seni è la infatti la caratteristica con cui Santa Agata viene sempre raffigurata nei dipinti e nelle immagini.


Francisco de Zurbarán - Sant'Agata

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