25 dicembre 2021

IL NATALE - Alessandro Manzoni



Il presepe è certamente più natalizio dell'albero e,secondo la tradizione spagnola, è anche di buon auspio allestirlo e garantisce: "Presepe fai, pane mangerai."
Ma si dice presepe o presepio?
Ebbene, entrambe le forme sono corrette e, infatti, Alessandro Manzoni in questa poesia utilizza entrambe le forme.
Dopo questa piccola informazione, non mi resta che augurarvi il più sereno dei Natali!


 IL NATALE


Qual masso che dal vertice

di lunga erta montana,

abbandonato all'impeto

di rumorosa frana,

per lo scheggiato calle

precipitando a valle,

barre sul fondo e sta;


là dove cadde, immobile

giace in sua lenta mole;

né, per mutar di secoli,

fia che riveda il sole

della sua cima antica,

se una virtude amica

in alto nol trarrà:


tal si giaceva il misero

figliol del fallo primo,

dal dì che un'ineffabile

ira promessa all'imo

d'ogni malor gravollo,

donde il superbo collo

più non potea levar.


Qual mai tra i nati all'odio,

quale era mai persona

che al Santo inaccessibile

potesse dir: perdona?

far novo patto eterno?

al vincitore inferno

la preda sua strappar?


Ecco ci è nato un Pargolo,

ci fu largito un Figlio:

le avverse forze tremano

al mover del suo ciglio:

all' uom la mano Ei porge,

che sì ravviva, e sorge

oltre l'antico onor.


Dalle magioni eteree

sgorga una fonte, e scende,

e nel borron de' triboli

vivida si distende:

stillano mele i tronchi

dove copriano i bronchi,

ivi germoglia il fior.


O Figlio, o Tu cui genera

l'Eterno, eterno seco;

qual ti può dir de' secoli:

Tu cominciasti meco?

Tu sei: del vasto empiro

non ti comprende il giro:

la tua parola il fe'.


E Tu degnasti assumere

questa creata argilla?

qual merto suo, qual grazia

a tanto onor sortilla

se in suo consiglio ascoso

vince il perdon, pietoso

immensamente Egli è.


Oggi Egli è nato: ad Efrata,

vaticinato ostello,

ascese un'alma Vergine,

la gloria d'lsraello,

grave di tal portato

da cui promise è nato,

donde era atteso usci.


La mira Madre in poveri

panni il Figliol compose,

e nell'umil presepio

soavemente il pose;

e l'adorò: beata!

innazi al Dio prostrata,

che il puro sen le aprì.


L’Angel del cielo, agli uomini

nunzio di tanta sorte,

non de' potenti volgesi

alle vegliate porte;

ma tra i pastor devoti,

al duro mondo ignoti,

subito in luce appar.


E intorno a lui per l'ampia

notte calati a stuolo,

mille celesti strinsero

il fiammeggiante volo;

e accesi in dolce zelo,

come si canta in cielo

A Dio gloria cantar.


L’allegro inno seguirono,

tornando al firmamento:

tra le varcare nuvole

allontanossi, e lento

il suon sacrato ascese,

fin che più nulla intese

la compagnia fedel.


Senza indugiar, cercarono

l'albergo poveretto

que' fortunati, e videro,

siccome a lor fu detto

videro in panni avvolto,

in un presepe accolto,

vagire il Re del Ciel.


Dormi, o Fanciul; non piangere;

dormi, o Fanciul celeste:

sovra il tuo capo stridere

non osin le tempeste,

use sull'empia terra,

come cavalli in guerra,

correr davanti a Te.


Dormi, o Celeste: i popoli

chi nato sia non sanno;

ma il dì verrà che nobile

retaggio tuo saranno;

che in quell'umil riposo,

che nella polve ascoso,

conosceranno il Re.


 Alessandro Manzoni



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