26 luglio 2021

SANT'ANNA E SAN GIOACCHINO - 26 luglio


SANT'ANNA E SAN GIOACCHINO 

Il 26 luglio la Chiesa cattolica commemora Sant'Anna e San Gioacchino, l'anziana coppia che generò Maria Vergine.
Sant'Anna, il cui nome deriva dall’ebraico Hannah  e significa "grazia", è patrona delle madri di famiglia, delle vedove e delle partorienti, viene pertanto invocata  nei parti difficili e anche contro la sterilità coniugale.
E' anche patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici.
Il culto di Sant'’Anna, è esteso  in tutta la Cristianità, nonostante su di lei ci siano poche notizie accertate, grazie certamente all'aver portato in grembo Maria, la dolcissima Madre di Gesù e Madre Celeste del genere umano.
La nonna materna di Gesù non viene ricordata nei vangeli canonici, ma è spesso citata nei vangeli apocrifi che, nonostante non siano riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa, sono testi che hanno  ugualmente influito sulla liturgia e sulla devozione dei fedeli. 

Pietro Paolo Vasta - Maria Bambina con i genitori San'Anna e San Gioacchino- metà XVIII secolo
(Basilica Cattedrale Maria SS. Annunziata, Acireale)

Secondo la tradizione cattolica, Anna nacque da Matan, sacerdote di Betlemme ,discendente della tribù di Levi e della famiglia di Aronne,  il primo sommo sacerdote del popolo ebraico, nonchè fratello di Mosè.
Sono invece  i vangeli apocrifi a dirci che  la madre di  Anna era Achar, della tribù di Levi e sorella di Esmeria, madre di santa Elisabetta e nonna del Battista
 Non tutti sono concordi però sui genitori di Anna, infatti, altre tradizioni  le danno per  genitori Emerenzia e Stolano.

Maestro di Moulins - Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea
(Londra, National Gallery)

Gioacchino, santo patrone di coniugi, genitori e nonni, era un pastore tanto virtuoso quanto ricco della tribù del Regno di Giuda e della stirpe di Davide.
 I due consorti si amavano profondamente, ma  non erano riusciti ad avere figli  e ormai erano in tarda età .
Erano sposati da oltre venti anni quando Gioacchino, umiliato pubblicamente per non aver generato prole dal gran sacerdote Ruben mentre portava le sue abbondanti offerte al Tempio, decise di ritirarsi a pregare nel deserto per ottenere la grazia di un figlio.
Secondo la mentalità ebraica del tempo,  essere sterili significava infatti  avere la  maledizione divina addosso, pertanto non essere bene accetti nel Tempio.
Gioacchino, sconvolto e addolorato, pregò e supplicò  per quaranta giorni e quaranta notti  l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni.
Anche Anna  rimasta sola a casa, si chiuse in intensa  preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio.
Mentre era assorta a pregare,  apparve un angelo che le annunciò: “Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
Lo stesso angelo apparve in sogno anche a Gioacchino che decise quindi di tornare dalla sua amata Anna.

Giotto di Bondone - Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro
(Cappella degli degli Scrovegni, Padova)

I due sposi si incontrarono alla Porta Aurea di Gerusalemme, incontro che molti pittori hanno raffigurato in bellissimi affreschi e dipinti e molti autori medievali vedono nel loro casto bacio al ritrovarsi il momento dell'immacolato concepimento.
Così nacque la bimba che chiamarono Maria, che vuol dire  "prediletta del Signore".
Anna e Gioacchino ringraziarono Dio con molti doni al tempio e portandola a tre anni  nel tempio per essere consacrata al Signore, come da promessa nelle loro preghiere. 
Dopo i tre anni di Maria, nessun testo parla più di Gioacchino, mentre di Anna si narra, sempre nei vangeli apocrifi, che visse fino a ottant’anni e una volta  rimasta vedova si risposò altre due volte, concependo altri due figli.
 Il culto di Anna e Gioacchino si diffuse sia  in Oriente che Occidente anche grazie alle reliquie raccolte durante le crociate e  il primo edificio di culto a loro dedicato lo fece costruire Giustiniano, a Costantinopoli, intorno al 550.
Secondo la tradizione Anna , Gioacchino e Maria bambina, abitarono a Gerusalemme nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia, dove ci sono i resti della piscina di Betzaeta e dove oggi sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo e dedicata a sant'Anna.

Joseph Paelinck - Sacra Famiglia con i SS. Anna e Gioacchino,1820 circa
 (Paul Getty Museum, Los Angeles)


PREGHIERA A SANT'ANNA

O benedetta fra le madri, gloriosa Sant'Anna che aveste
per figliola a voi soggetta ed obbediente la Madre di Dio,
ammiro l'altezza di vostra elezione e le grazie di cui vi adornò
l'Altissimo! Mi unisco a Maria Santissima sempre Vergine
nell'onorarvi, nell'amarvi, nell'affidarmi alla vostra tutela.
A Gesù, a Maria ed a voi consacro tutta la mia vita come un 
umile tributo della mia devozione; voi ottenetemi che passi
per me santa e degna del Paradiso. Così sia.


21 luglio 2021

C'E' UN ISTANTE - Guillermo Valencia Castillo





Buonasera con una evocativa poesia di Guillermo Valencia Castillo, politico e poeta di spicco del modernismo colombiano, movimento letterario emerso nel paese sudamericano nella seconda metà del diciannovesimo secolo e durato fino alla prima metà del ventesimo secolo ...


C'E' UN ISTANTE


C'è un instante del  crepuscolo in

cui le cose brillano di più, un

momento palpitante fugace

di un'intensità noiosa.


 I rami sembrano vellutati,

le torri lucidano il loro profilo,

un uccello staglia la sua sagoma

sullo sfondo di zaffiro.


Si muove il pomeriggio, si concentra

per l'oblio della luce,

e penetra in un regalo soave

di malinconica calma,

come se il globo raccogliesse

tutto il suo bene e la sua bellezza,

tutta la sua fede, tutta la sua grazia

contro l'ombra che verrà...



Il mio essere fiorisce in quell'ora

di misterioso prosperare;

Ho un crepuscolo nella mia anima,

di placidità sognante;

in esso scoppiano i germogli

dell'illusione primaverile,

e in esso mi ubriaco di aromi

di qualche giardino più in  là ...!


Guillermo Valencia Castillo

20 luglio 2021



NUTELLINO

  

Ingredienti per poco più di 1 litro


300 g di Nutella 

300 ml di latte intero

200 ml di panna da montare

60 g di zucchero semolato

200 ml di alcol etilico a 90 °


In una pentola mettete il latte, la panna, lo zucchero e la nutella e mescolate continuamente a fiamma bassa.
Giunto il punto di ebollizione spegnere e fare raffreddare.
Solo a completo raffreddamento aggiungere l’alcol e miscelare bene.
Imbottigliare il vostro nutellino e fatelo riposare in frigo per almeno 24 ore prima di consumarlo. 
Togliere dal frigo qualche minuto prima di servirlo, agitare prima dell’uso e, quel che resta, riporre nuovamente in frigo.

 

17 luglio 2021

I NOSTRI INCONTRI - Michele Mari

 


“Se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola.”

(Massimo Gramellini)



I NOSTRI INCONTRI


I nostri incontri eran sessioni

di sguardi sorridenti

che si staccavan solo

per controllare l’ora

e tanto era fra noi lo struggimento

che spesso ci siamo presi il lusso

di non baciarci.


Michele Mari

LIQUORE CREMOSO ALL' ARANCIA

 


LIQUORE CREMOSO ALLE ARANCE


Ingredienti 

5 arance grandi dalla buccia grossa

mezzo litro di alcol etilico a 90° 

mezzo litro di latte intero

mezzo litro di panna fresca liquida per dolci

800 g di zucchero

2 bustine di vanillina, o 2 cucchiaini di estratto di vaniglia


Per prima cosa lavare accuratamente le arance (che dovrebbero essere non trattate e di ottima qualità), immergendole in acqua e bicarbonato per qualche minuto, poi le risciacquare strofinando bene e le asciugare. Con un coltellino affilato togliere la buccia tagliandola sottilissima, evitando l'amara  parte interna bianca. Mettere le bucce in un contenitore di vetro a chiusura ermetica e versarvi il litro di alcool etilico a 90°. Chiudere bene riponendo al buio per almeno due settimane, ma non dimenticando di agitare di tanto in tanto. Trascorso il tempo di macerazione,  per ogni mezzo litro di alcol macerato con le bucce, bollire in una pentola mezzo litro di latte, mezzo litro di  panna fresca per dolci  e 2 bustine di vanillina o 2 cucchiaini di essenza di vaniglia. Portare lentamente  ad ebollizione, spegnere il fuoco, lasciate raffreddare e quindi mescolare bene all'alcol e imbottigliare. La crema di arance, tenuta nel freezer, dura anche più di un anno.


LIQUORE CREMOSO AL CAFFÈ

  


Per concludere la serata in dolcezza...


LIQUORE CREMOSO AL CAFFÈ 


Ingredienti

 

3 tazzine di caffè ristretto

300 ml di latte intero

200 ml di panna da montare

200 g di zucchero semolato

una bustina di vanillina

200 ml di alcool etilico a 90° 

 

In una pentola di acciaio a doppio fondo mettete il latte, la panna, lo zucchero, la vanillina e il caffè freddo. 
Mescolare frequentemente a fiamma bassa e appena raggiunto il punto di ebollizione spegnere e fare raffreddare.
Solo a completo raffreddamento aggiungere l’alcool e miscelare bene.
Imbottigliare e conservare nel freezer o in frigo.
Consumare dopo almeno 24 ore e agitare prima dell'uso.

16 luglio 2021

16 LUGLIO B.V. MARIA DEL MONTE CARMELO




 16 LUGLIO B.V. MARIA DEL MONTE CARMELO


La festa liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo o anche del Carmine (dal corrispondente spagnolo Virgen del Carmen), fu istituita per commemorare l'apparizione mariana che l'inglese San Simone Stock, all'epoca priore generale dell'ordine carmelitano, ebbe il 16 luglio 1251.
Durante questa visita mistica, la Madonna gli apparve, circondata da angeli e con in braccio il Bambino, per donargli uno scapolare e la rivelazione dei privilegi connessi alla sua devozione: “Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno.
Tra i privilegi infatti è compreso il "privilegio sabatino", che consiste nella promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la sollecita liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.


Secondo la tradizione, Simone nacque ad Aylesford,nella contea del Kent nel 1165 circa e già a dodici anni lasciò la famiglia per ritirarsi come eremita sotto una quercia: da qui l'appellativo Stock, che in inglese antico significherebbe tronco d'albero.
In seguito, si dedicò alla predicazione, percorrendo a piedi il suo paese e durante un pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare come frate nell'ordine carmelitano, quindi una volta completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote.
Attorno al 1247, nella quindi già tarda età di 82 anni, fu scelto come sesto priore generale dell'Ordine carmelitano, sorto sul monte Carmelo in Galilea nel XII secolo.
 Simone favorì la diffusione dell'Ordine in Inghilterra e nell'Europa continentale: al suo generalato risalgono, tra l'altro, la fondazione delle case carmelitane a Cambridge nel 1248, a Oxford nel 1253, a Parigi e Bologna nel 1260.

Morì il 16 maggio 1265, durante una visita al convento carmelitano di Bordeaux.




Agli inizi lo scapolare del Carmelo,detto anche "abitino", era un indumento senza maniche e aperto sui lati che nel Medioevo veniva utilizzato da monaci e frati per ricoprire l’abito sul petto e sulla schiena, in modo da non sporcarlo durante le ore di lavoro.
 Col tempo, lo scapolare si è ridimensionato e oggi consiste in due piccoli pezzi rettangolari di saio, sui quali di norma ci sono l’immagine della Vergine e quella di Gesù che mostra il proprio cuore, uniti da stringhe e portati sul petto e sulla schiena.
Per concessione di papa Pio X, è possibile sostituire lo scapolare di stoffa con una medaglia benedetta che abbia da un lato l’immagine del Sacro Cuore e dall’altro quella della Madonna.
Il significato simbolico dello scapolare è quello di portare la croce di ogni giorno, come i discepoli e i seguaci di Gesù e la sua consacrazione alla Madonna si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, facendo ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.


Il monte Carmelo (letteralmente "Vigna di Dio" o anche giardino) è una piccola catena montuosa che si trova nell'Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele
Il Monte Carmelo, già dal sec. IX a.C. era luogo di culto e meta di anacoreti sia della religione politeistica dei Fenici (chiamati Filistei nella Sacra Bibbia) che della religione monoteistica dei Giudei.
Secondo quanto si racconta nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento, il Monte Carmelo era anche il luogo di residenza del profeta Elia.
Ultimo fedele al Dio di Abramo, Elia sfidò e vinse i profeti del dio Baal (una delle principali divinità della mitologia fenicia) sul monte Carmelo: qui, dopo che essi furono svenuti, dimostrò la potenza di Dio accendendo, con la sola forza della preghiera, una pira di legna verde e bagnata; dopodiché, presso il torrente Kison, scannò tutti i 450 sacerdoti di Baal (Re 18,17-40).
Si può affermare che il culto mariano affonda le sue radici addirittura nei secoli precedenti la nascita della stessa Maria; infatti Elia, sempre sul monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia e salvando così Israele da una devastante siccità.


Fu grazie a questa visione che dopo la morte di Gesù, alcuni cristiani aspiranti alla perfezione, sulle rovine di un antico monastero greco, posizionato a un’altezza di circa 50 metri da cui si gode un ampio e vario panorama, il Santuario di Nostra Signora del Carmelo, probabilmente il primo destinato a glorificare la Vergine di Nazareth.
Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane e i crociati, nell’XI secolo vi trovarono questi gruppi di religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio
Dalla Palestina molti eremiti devoti alla Vergine si spostarono prima in Egitto ed in tutto l’Oriente e verso il 1150 finalmente si organizzarono a vita comune e nacquero i monasteri carmelitani che, col ritorno dei Crociati in patria, si moltiplicarono anche in occidente, soprattutto in Sicilia ed in Inghilterra.
Una volta ai piedi del monte Carmelo si trovava la città di Haifa, ora con lo sviluppo demografico successivo alla nascita di Israele, il monte Carmelo è diventato uno dei quartieri della città, in cui si trova anche la famosa università.


A San Simone Stock è attribuita la composizione del Flos Carmeli, un inno carmelitano dedicato alla Vergine.

FIORE DEL CARMELO

Fior del Carmelo, vite fiorita, splendore del cielo, tu solamente sei vergine e madre.

Madre mite, pura nel cuore, ai figli tuoi sii propizia, stella del mare.

Ceppo di Jesse, che produce il fiore, a noi concedi di rimanere con te per sempre.

Giglio cresciuto tra alte spine, conserva pure le menti fragili e dona aiuto.

Forte armatura dei combattenti, la guerra infuria, poni a difesa lo scapolare.

Nell’incertezza dacci consiglio, nella sventura, dal cielo impetra consolazione.

Madre e Signora del tuo Carmelo, di quella gioia che ti rapisce sazia i cuori.

O chiave e porta del Paradiso, fa’ che giungiamo dove di gloria sei coronata. Amen.



14 luglio 2021

DUE - Erri De Luca


“Nulla è più bello che l'unione di due persone dove l'amore è maturato attraverso gli anni, dalla piccola ghianda di passione fino all'albero dalle grandi radici. Sopravvissuto a tutte le vicissitudini, e ricco con i suoi molteplici rami, ogni foglia conserva per sempre la sua dolce importanza ed unicità.”

(Victoria Sackville West)


DUE

 

 Quando saremo due saremo veglia e sonno

affonderemo nella stessa polpa

come il dente di latte e il suo secondo,

saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,

come i cieli, del giorno e della notte,

due come sono i piedi, gli occhi, i reni,

come i tempi del battito

i colpi del respiro.

Quando saremo due non avremo metà

saremo un due che non si può dividere con niente.

Quando saremo due, nessuno sarà uno,

uno sarà l’uguale di nessuno

e l’unità consisterà nel due.

Quando saremo due

cambierà nome pure l’universo

diventerà diverso.


(da “Solo andata”)

Erri De Luca 

12 luglio 2021

TI VOGLIO BENE - anonimo



Ti voglio bene, amica mia e non mancherò mai di dirtelo e, soprattutto, di  dimostrartelo!


 TI VOGLIO BENE 


Ti voglio bene non solo per quello che sei,

ma per quello che sono io quando sto con te.

Ti voglio bene non solo per quello che hai fatto di te stesso,

ma per ciò che stai facendo di me.

Ti voglio bene perchè tu hai fatto più di quanto abbia fatto

qualsiasi fede per rendermi migliore,

e più di quanto abbia fatto qualsiasi destino per rendermi felice.

L’hai fatto senza un tocco, senza una parola, senza un cenno.

L’hai fatto essendo te stesso.

Forse, dopo tutto, questo vuol dire essere un amico.


Anonimo

AVERE UN AMICO - Gyo Fujikawa


Anche con il migliore amico  può capitare di litigare, ma poi ti manca così tanto che facile è dimenticare e accantonare ogni malumore!


 AVERE UN AMICO

 

È tanto bello quando si è amici,

giocare insieme,

sentirsi felici.

Col mio amico è bello parlare

aver mille segreti da raccontare

e ridere insieme ridere assai

i motivi per ridere non mancano mai.

Certo, a volte può capitare

di ritrovarsi a litigare

e in quei momenti dirsi: Addio,

tu non sei più amico mio!

Presto però lo vai ad abbracciare

senza di lui non sai proprio stare.

E ancor per mano contenti e felici

camminano insieme i veri amici.


Gyo Fujikawa

IL RICORDO DI UN AMICO - David Maria Turoldo

Un amico, anche se lontano,  resta  comunque un confortevole rifugio!


IL RICORDO DI UN AMICO


Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto,

quanto il ricordo di un amico,

la gioia della sua confidenza

o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a lui

con assoluta tranquillità:

appunto perché amico.

Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,

di evocarlo per sentirlo vicino,

quasi per udire la sua voce

e continuare colloqui mai finiti.


David Maria Turoldo

AMICIZIA - Pam Brown

 


L'amicizia è un fiore che, a patto che sia realmente sincera,  con le difficoltà fiorisce e  si  irrobustisce ...

AMICIZIA


Nella solitudine, nella malattia, nella confusione,

la semplice conoscenza dell’amicizia

rende possibile resistere,

anche se l’amico non ha il potere di aiutarci.

È sufficiente che esista.

L’amicizia non è diminuita dalla distanza o dal tempo,

dalla prigionia o dalla guerra,

dalla sofferenza o dal silenzio.

È in queste cose che essa mette più profonde radici.

È da queste cose che essa fiorisce…


 Pam Brown

AMICI - Vinìcius De Moraes


Testo che esprime molto efficacemente quanto penso anche io riguardo l'amicizia...

 AMICI

Ho amici che non sanno quanto sono miei amici.

Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro né quanto siano necessari per me.

L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore. Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.

Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!

Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza...

Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita.  Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero.

Molti di loro, leggendo adesso questa "crônica" non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici.  Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.

E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.

Se uno di loro morisse io diventerei storto.

Se tutti morissero io crollerei.

E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.

E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo.

A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro.  Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere...

Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici.

Un amico non si fa, si riconosce.


(Vinìcius De Moraes)


AMICIZIA - Daisaku Ikeda


Che tristi sarebbero le strade della vita se non si potessero percorrere, almeno a tratti, in buona amicizia !

AMICIZIA



Ci sono momenti di
sofferenza o tristezza
o giornate come
pugnalate al cuore.

Quando hai questi
momenti, prova
a bussare alla
porta del mio cuore.

La mia vita e il mio cuore
sono sempre aperti
per te.

Queste orecchie
possono ascoltare
qualsiasi cosa in ogni
momento.

Anche questi occhi hanno
accumulato tante lacrime
per piangere con te.

Quando sei gioioso
non c’è bisogno di
parlare, io lo capisco
vedendo il tuo viso.

Invece quando senti
tristezza, solitudine
o voglia di allontanarti,
parla con me di tutte
queste cose.

Io carico sulle mie spalle
la metà del peso della
tua sofferenza.

Andiamo avanti insieme.
Questa è la nostra strada
fino a quando continuerà
la nostra amicizia.

(Daisaku Ikeda)

 

SANTA VERONICA - 12 LUGLIO



SANTA VERONICA - 12 LUGLIO


Il 12 luglio è il giorno dedicato al culto di Santa Veronica, patrona di ricamatrici, lavandaie, guardarobieri, fotografi, informatici, mercanti di stoffe.
Santa Veronica, secondo la "Legenda Aurea", raccolta agiografica in latino del XIII secolo scritta da Jacopo da Varazze, faceva parte delle “pie donne”  che seguirono la Via Crucis di Gesù e che con pietoso amore, facendosi strada tra la folla e i soldati romani ,  deterse  col velo della  testa  il volto sudato e insanguinato del Redentore, che vi rimase miracolosamente  impresso. 
Se anche non citato in nessuno dei Quattro Vangeli, l'episodio ugualmente entrò con vigore nella tradizione cristiana, al punto da costituire la sesta stazione della Via Crucis.

 

Il nome Veronica è attestato già dal II secolo come variante latina di "Berenike" (dal macedone classico fere nike=che porta vittoria) e, seppure non vi siano riscontri documentali, sarebbe il nome della donna  citata negli Acta Pilati,  precisamente nel Vangelo apocrifo  di Nicodemo,  come l’emorroissa ( (dal greco=che perde sangue) , protagonista dell' episodio biblico che,  per l'inoppugnabile fede  dimostrata,  maggiormente  ha colpito la mia sensibilità cristiana.



 "Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò. 
 Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Mentre tutti negavano, Pietro disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia».  Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me».  Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!".
 (Luca 8,43-48)


Lo storico Eusebio di Cesarea (265-340) racconta che l'emorroissa era originaria di Cesarea di Filippo (l'antica Paneas) dove viveva in una casa al cui ingresso era posta una pietra che raffigurava in rilievo l'immagine di una donna in ginocchio con le mani tese in atteggiamento di preghiera e di fronte un uomo avvolto in un mantello con la mano, tesa verso di lei. Ai piedi di quell'effigie, sulla stessa pietra, cresceva una non identificata pianta cui erano attribuite grandi proprietà terapeutiche.


Fu nel passaggio dal greco al latino che l'assonanza del nome "Veronica" con "vera eicon" (vera icona o immagine) generò la leggenda, adattandosi perfettamente alla tradizione medioevale cristiana dell’immagine acheropita di Gesù, cioè non dipinta da mano umana ma apparsa per intervento divino e pertanto dotata di miracolosi poteri. Così, infatti, vuole la leggenda secondo la quale l’imperatore romano Tiberio colpito da una grave malattia, avendo saputo che nella lontana Palestina operava un eccezionale guaritore di nome Gesù, ordinò al suo messo Volusiano di andare a cercarlo a GerusalemmeA causa della stagione invernale che attardò la partenza di Volusiano, questi giunse in Palestina quando ormai Gesù era già stato crocefisso.



Volusiano, temendo di subire le ire di Tiberio nel tornare a mani vuote, si mise alla ricerca dei seguaci di Gesù, per ottenere da loro almeno una reliquia del maestro. Giunse così a conoscenza di Veronica e del velo con il volto impresso di Gesù. La "pia donna" acconsentì a portarlo personalmente a Tiberio che guarì, miracolosamente, appena lo ebbe dinanzi. Pare che, da quel momento, la famosa reliquia rimase a Roma e quando venne costruita la nuova basilica di San Pietro, fu fatta mettere da Papa Urbano VIII in una delle quattro cappelle nei pilastri che sostengono la cupola, custodita insieme alle reliquie più preziose con la seguente iscrizione: “Urbano VIII Pontefice Massimo aggiunse una statua di marmo e un altare, edificò e ornò una cappella perché la maestà del luogo custodisse adeguatamente l’immagine del Salvatore impressa nel sudario della Veronica”.

Santa Veronica di Hans Memling- National Gallery of Art,  Washington

Secondo un’altra leggenda il velo della Veronica sarebbe invece custodito a Manoppello, in provincia di Pescara, dove agli inizi del '500 fu portato da un pellegrino che lo consegnò al fisico Giacomo Antonio Leonelli per poi scomparire misteriosamente. Sono in molti a credere il "Volto Santo" di Manoppello sia quello originale, sostenuti nella loro ipotesi dal risultato di un esame realizzato con uno scanner digitale che attesta di non aver trovato sul telo tracce di colore o pigmenti e anche dalla suggestiva coincidenza di dimensioni del volto di Manoppello con quello della Sacra Sindone  di Torino , a differenza di quello custodito in Vaticano.


Volto Santo di Manoppello

Ci sono poi anche un terzo e un quarto velo che si trovano in Spagna e sono chiamati “La Santa Faz de Jaén” e “La Santa Faz de Alicante” a contendersi la veridicità della reliquia, giusto per amor di chiarezza. Tornando a Santa Veronica, sempre secondo la tradizione, dopo aver lasciato a Roma il panno di lino, avrebbe in seguito viaggiato per l’Europa annunciando la buona novella, stabilendosi infine in Francia, dove conosciuta col nome di Venice o Venisse, gode di particolare culto ed è si considerata la donna che, andata sposa a Zaccheoprimo vescovo di Cesarea di Palestina, dopo la morte del Salvatore si dedicò  a convertire la  Gallia e, pur non conoscendone la data, si ritiene  morì  nell'eremitaggio di Soulac, in Aquitania.


Santa Veronica del Mattia Preti -  County Museum of Art  (Los Angeles - USA)


LA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESÙ


Tutti i discepoli sono fuggiti e Pietro stesso rinnega con foga.

Una donna nel colmo dell'insulto e nel cerchio della morte

si lancia e trova Gesù e gli prende il volto tra le mani.

Insegnaci, Veronica, a sfidare il rispetto umano.

Perché colui per il quale Gesù Cristo

non è solo un'immagine, ma è vero, vivo,

diventa subito sgradevole e sospetto agli altri uomini.

Il suo progetto di vita è alla rovescia,

le sue motivazioni di vita sono ormai diverse dalle loro.

In lui c'è sempre qualcosa che sfugge ed è altrove.

Un uomo ormai formato che recita il rosario

e impudentemente va a confessarsi,

si astiene dalle carni il venerdì e si mostra alla messa fra le donne,

fa ridere e urta, è comico e insieme irritante.

Stia attento a quello che fa, perché è tenuto d'occhio.

Stia attento a ogni passo, perché lui è un segno.

Perché ogni Cristiano è l'immagine viva,

benché indegna, del suo Cristo.

E il volto che mostra è l'umile riflesso nel suo cuore

di quella Faccia di Dio, cruenta e gloriosa.

Lasciaci contemplare ancora una volta, Veronica,

sul panno in cui l'hai raccolta, la faccia del Santo Viatico.

Il velo di lino pietoso in cui Veronica ha nascosto

la faccia del Vendemmiatore nel giorno della sua ebbrezza,

perché vi s'imprimesse per sempre la sua immagine,

fatta del suo sangue, delle sue lacrime e dei nostri sputi!

Paul Claudel


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