30 dicembre 2018

LA MAGIA DELLA NEVE - Fiorella Fiorenzoni


Una magica serata!

LA MAGIA DELLA NEVE

Lento, stanco e infreddolito
avanza l'inverno un po impaurito:
spogli sono i rami degli alberi stanchi,
la terra malinconica e brulla
e il cielo cinereo già volge alla sera.
Chiudo per un istante gli occhi
e, come per magia,
mi ritrovo in un mondo di bianca poesia!
Lenta lenta cade la prima neve,
dal cuore del cielo, bianca bianca, oscilla
regalandoci un tocco di meraviglia!
Or si fa densa e, soave, sulla terra si posa,
ricoprendola di candore, come una sposa .
Il tempo tace, le orme del cammino svaniscono
e, in quest'incanto, i cuori del mondo si uniscono
in un abbraccio lungo e fraterno,
nella gioia di questo paradiso eterno.
Il sogno plana nella magia della sera
la neve danza scendendo a fiocchi,
bacia ogni paesaggio al ritmo dei rintocchi
di una campana lontana
che l'ora del vespro, lieta, intona.
Apro gli occhi,
di fronte a me l'infinito e la neve
che magica scende, tacita e lieve.

Fiorella Fiorenzoni

LA LEGGENDA DEL BUE E DELL' ASINELLO - B. Ferrero



LA LEGGENDA DEL BUE E DELL' ASINELLO

Mentre Giuseppe e Maria erano in viaggio verso Betlemme, un angelo radunò tutti gli animali per scegliere i più adatti ad aiutare la Santa Famiglia nella stalla. Per primo, naturalmente, si presentò il leone.  “Solo un re è degno di servire il Re del mondo”, ruggì “io mi piazzerò all’entrata e sbranerò tutti quelli che tenteranno di avvicinarsi al Bambino!”.
“Sei troppo violento” disse l’angelo.
Subito dopo si avvicinò la volpe. Con aria furba e innocente, insinuò: “Io sono l’animale più adatto. Per il figlio di Dio ruberò tutte le mattine il miele migliore e il latte più profumato. Porterò a Maria e Giuseppe tutti i giorni un bel pollo!” “Sei troppo disonesta”, disse l’angelo.  Tronfio e splendente arrivò il pavone. Sciorinò la sua magnifica ruota color  dell’iride: “Io trasformerò quella povera stalla in una reggia più bella dei palazzo di Salomone!”. “Sei troppo vanitoso” disse l’angelo.
Passarono, uno dopo l’altro, tanti animali ciascuno magnificando il suo dono. Invano. L’angelo non riusciva a trovarne uno che andasse bene. Vide però che l’asino e il bue continuavano a lavorare, con la testa bassa, nel campo di un contadino, nei pressi della grotta. L’angelo li chiamò: “E voi non avete niente da offrire?”. “Niente”, rispose l’asino e afflosciò mestamente le lunghe orecchie, “noi non abbiamo imparato niente oltre all’umiltà e alla pazienza. Tutto il resto significa solo un supplemento di bastonate!”. Ma il bue, timidamente, senza alzare gli occhi, disse: “Però potremmo di tanto in tanto cacciare le mosche con le nostre code”. L’angelo finalmente sorrise: “Voi siete quelli giusti!”.

Bruno Ferrero


IL DIO - BAMBINO -. Pavel Aleksandrovič Florenskij


IL DIO - BAMBINO

Quando il Dio-Bambino, che nelle sue Manine teneva il Mondo intero, le protese compassionevole alla Madre, terra e cielo si fermarono in somma venerazione. Quando colui che era venuto a scaldare con il suo amore tutte le creature assiderate dal freddo della morte si scaldava al fiato del bue e dell’asino legati nella stalla, anche gli alberi vegliavano.
Il Bimbo divino nato a Betlemme reca in dono nelle sue piccole mani il segreto della pace per l’umanità. Egli è il Principe della pace! Ecco il lieto annuncio, risonato quella notte a Betlemme, e che si vuol  ripetere al mondo in questo giorno benedetto.
Il Mistero della notte di Betlemme dura senza intervallo. Esso riempie la storia del mondo e si ferma alla soglia di ogni cuore umano. 

Pavel Aleksandrovič 
 (Interpretazione mistica del Salmo 125, La mistica e l'anima russa)

BAMBINO GESU', ASCIUGA OGNI LACRIMA - Giovanni Paolo II



"Gesù Bambino sia la stella che ti guida lungo il deserto della vita presente"
 (Padre Pio)

BAMBINO GESU', ASCIUGA OGNI LACRIMA

 Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini
a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli,
misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri
creati dalla miseria
e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza
e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei tu,
Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi,
liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace,
dono di pace
per l’intera umanità, vieni a vivere
nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace
e la nostra gioia

Giovanni Paolo II 

25 dicembre 2018

NATALE - Alda Merini


Il miglior Natale è quello con pochi regali, ma gli ideali realizzati...


NATALE

A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

Alda Merini​

24 dicembre 2018

LA NOTTE SANTA - Guido Gozzano



Buona Notte Santa a tutti, con la più classica delle poesie natalizie...


LA NOTTE SANTA


- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. 
Presso quell'osteria potremo riposare, 
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. 

Il campanile scocca 
lentamente le sei. 

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio? 
Un po' di posto per me e per Giuseppe? 
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio; 
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe. 

Il campanile scocca 
lentamente le sette. 

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi? 
Mia moglie più non regge ed io son così rotto! 
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi: 
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto. 

Il campanile scocca 
lentamente le otto. 

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno 
avete per dormire? Non ci mandate altrove! 
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno 
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove. 

Il campanile scocca 
lentamente le nove. 

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella! 
Pensate in quale stato e quanta strada feci! 
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella. 
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci... 

Il campanile scocca 
lentamente le dieci. 

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname? 
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente? 
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame 
non amo la miscela dell'alta e bassa gente. 

Il campanile scocca 
le undici lentamente. 

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due? 
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta! 
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue... 
Maria già trascolora, divinamente affranta... 

Il campanile scocca 
La Mezzanotte Santa.

Guido Gozzano


UN LIBRO DI NATALE - Selma Lagerlof



Un racconto per ricordare la semplicità dei Natali di una volta, scritto da Selma Lagerlof, la scrittrice svedese nota anche per essere stata la prima donna a vincere il  premio Nobel...

UN LIBRO DI NATALE

La sera della Vigilia di Natale siamo seduti intorno al grande tavolo a Marbacka.
Papà a un capo della tavola, la mamma dall'altro. C'è anche zio Wachenfeldt, al posto d'onore alla destra di papà, e zia Lovisa, Daniel, Anna, Gerda e io. Come sempre, Gerda e io siamo sedute da una parte e dall'altra della mamma, perché siamo le più piccole.
Mi vedo ancora tutta la scena davanti agli occhi.
Abbiamo già mangiato lo stoccafisso, il budino di riso e le sfoglie.
Piatti, cucchiai, coltelli e forchette sono sfati sparecchiati, ma la tovaglia viene lasciata.
Le due candele a più braccia, fatte in casa, bruciano nei loro candelabri al centro della tavola: intorno vi sono la saliera, la zuccheriera, l'oliera e una grossa brocca d'argento, riempita fino all'orlo di birra di Natale. Visto che la cena è terminata, dovremmo alzarci da tavola, ma non è così.
Rimaniamo seduti ai nostri posti in attesa della distribuzione dei regali di Natale. In nessun'altra casa, dalle nostre parti, si usa distribuire i regali di Natale a tavola, dopo il tradizionale budino di riso. Niente è paragonabile a quel trascorrere in attesa, ora dopo ora, tutta la sera della Vigilia sapendo che il meglio deve ancora venire.
Il tempo passa lentamente, molto lentamente, ma noi siamo sempre convinti che gli altri bambini, che hanno ricevuto i loro regali verso le sette o le otto, non provano la gioia che proviamo noi ora che il momento tanto atteso è finalmente arrivato.
Gli occhi brillano, le guance si infiammano, le mani tremano quando la porta si spalanca e compaiono le due domestiche, travestite da caprette di Natale e trascinano due grosse gerle piene di doni fino al posto della mamma.
Poi la mamma tira fuori un pacchetto dopo l'altro, senza minimamente affrettarsi.
Legge il nome del destinatario, decifra non senza difficoltà i versi scarabocchiati che accompagnano i regali e, finalmente, li consegna a ognuno di noi.
Per un attimo, mentre rompiamo i sigilli e apriamo i pacchetti, siamo quasi ammutoliti, ma ecco che uno dopo l'altro, lanciamo un grido di gioia.
Poi parliamo, ridiamo, indoviniamo le calligrafie sul nostro pacchetto, confrontiamo i nostri regali e lasciamo che la gioia ci invada.
La sera della Vigilia alla quale sto pensando è quella dei miei dieci anni.
Sono seduta a tavola nella più spasmodica attesa.
So così bene che cosa desidererei ricevere. Non si tratta di belle stoffe per confezionare vestiti, né di pizzi o di broccati, né tanto meno di pattini per il ghiaccio o di scatole di cioccolatini.
No, si tratta di tutt'altro. Purché a qualcuno sia venuto in mente di regalarmelo!
Il primo dono che tiro fuori dal suo involucro è una scatola da lavoro e capisco immediatamente che viene dalla mamma.
La scatola è divisa all'interno in tanti piccoli scomparti dove ha messo delle bustine di aghi, della lana da rammendo una matassa di seta nera, della cera e del filo.
La mamma vuole di sicuro ricordarmi che dovrei provare a diventare un po' più brava nel cucito e non pensare solo a leggere.
Da Anna ricevo un piccolo puntaspilli meravigliosamente ricamato, che si adatta perfettamente a uno degli scomparti della scatola da lavoro.
La zia mi regala un ditale d'argento e Gerda ha ricamato un piccolo campione ,di iniziali che mi permetterà, d'ora in avanti, di ricamarmi da me le mie calze e i miei fazzoletti.
Aline e Emma Laurell sono dovute tornare a casa, a Karlstad, ma hanno pensato a me e a tutti noi. Aline mi ha preparato delle piccole forbici da ricamatrice, dentro un astuccio fatto da lei stessa con una pinza d'aragosta e un ritaglio di seta.
Emma mi omaggia di un piccolo "porcospino" di lana rossa, coperto di spilli al posto degli aculei.
Tutte cose carine quelle che ho ricevuto ma io comincio a essere un pò preoccupata.
È proprio tutto solo per cucire! Grazie tante, ma se poi non dovessi ricevere quello che spero?
Bisogna sapere che a Marbacka la Vigilia: di Natale c'è la consuetudine che, quando si va a dormire, si ha il permesso di portarsi accanto alletto un tavolino, di mettervi sopra una candela e poi di leggere quanto si vuole. E questa è la gioia di tutte le gioie di Natale.
Niente è paragonabile al piacere di starsene là, sdraiati con un bel libro avuto in regalo, un libro che non si è ancora visto e che nessun altro in casa conosce, e sapere che lo si può leggere, pagina per pagina, fino a quando non si riesce più a stare svegli.
Ma cosa fare nella notte di Natale se non si è ricevuto un libro?
È questo quello a cui penso mentre scarto, uno dopo l'altro, i miei pacchetti con tutte quelle cose per cucire. Le mie orecchie cominciano a scaldarsi, sicuramente si tratta di una congiura.
E se non dovessi ricevere nessun libro per Natale?
Daniel mi regala un delicato uncinetto d'osso, Johan un bel mulinello per svolgere le matasse e, per finire, arriva papà con il regalone: un tamburo da ricamo che ha ordinato dall'ottimo falegname d'Askerby. Perfettamente identico, mi spiega, a quello che usavano le sue sorelle da grandi. Diventerai sicuroramente un 'eccellente sarta, mi dice la mamma «con tutte queste belle cose che ti hanno regalato».
Gli altri ridono. Mi si legge in faccia che non sono così felice dei miei regali di Natale e loro sicuramente si divertono all'idea di avermi giocato un bel tiro.
La distribuzione sta avvicinandosi alla fine e con tutto quel che ho già ricevuto non posso di sicuro aspettarmi altro.
La zia Lovisa ha avuto un romanzo e due almanacchi, lo Svea e il Nornan, dei quali certo approfitterò un giorno, ma prima deve leggerli lei.
Ah, non è proprio facile far finta di essere contenti e mantenere un'aria allegra.
Quando la mamma tira fuori l'ultimo pacchetto dalla cesta dei regal capisco subito dalla forma che si tratta di un libro. Ma non può essere per me. Devono evidentemente aver deciso che questa volta dovrò farne a meno.
E invece il pacchetto è proprio destinato a me e quando lo prendo in mano, ho l'assoluta certezza che si tratta di un libro.
Divento rossa dalla gioia e lancio quasi un grido dall'impazienza di farmi passare le forbici e tagliare il nastro. Strappo la carta in tutta fretta ed eccomi davanti agli occhi il più bel libro che si possa immaginare, un libro di fiabe.
È quel che arrivo a capire dalla figura della copertina.
Sento che tutti intorno alla tavola mi stanno guardando. Sanno benissimo che questo è il mio più bel regalo, l'unico che mi rende davvero felice.
«Che libro hai ricevuto?» mi domada Daniel, sporgendosi verso di me.
Lo apro e resto lì a bocca aperta, a fissare la pagina del frontespizio.
Non capisco neanche una parola.
«Fammi vedere», dice lui e legge: «Nouveaux contes qe fées pour les pe- tits enfants par M.me la contesse de Ségur».
Chiude il libro e me lo restituisce. «È un libro di favole in francese», mi dice, «avrai di che divertirti».
Ho preso lezioni di francese da Aline Laurell per sei mesi ma, sfogliando le pagine del libro, mi rendo conto di non capire niente.
Ricevere un libro fin francese è quasi peggio che non riceverne nessuno.
Faccio fatica a trattenere le lacrime ma, per fortuna, mi cade l'occhio su una delle illustrazioni. .
Vi si vede la più affascinante delle principessine seduta in una carrozza trainata da due struzzi, e a cavallo di uno dei due struzzi c'è un piccolo paggio in alta livrea con gli stemmi e un cappello con le piume. La principessa ha grandi maniche sbuffanti e un sontuoso ampio collo.
Gli struzzi hanno in testa lunghi pennacchi e le renne sono bordate da finimenti d'oro.
Man mano che sfoglio il libro scopro un autentico tesoro di figure: altere contesse, magnifici re, nobili cavalieri, fate splendenti, orribili troll e meravigliosi castelli incantati.
No, non è proprio un libro sul quale piangere, anche se è scritto in francese.
Tutta la notte di Natale, me ne sto sdraiata a guardare le figure, soprattutto la prima, quella degli struzzi. Mi basta quella per sognare per ore.
Il giorno di Natale, dopo la messa del mattino, tiro fuori un piccolo dizionario di francese e mi lancio nella lettura.
Non è facile. Fino a quel momento ho studiato solo con il metodo Gronlungo.
Se queste favole di fate parlassero del «piccolo cappello del grande uomo», o «dell'ombrello verde del buon falegname» avrei potuto capirle, ma come cavarmela con un testo del genere in francese?
Il libro comincia così: «Il y avait un roi ». Cosa mai potrà voler dire?
Ci metto almeno un'ora per arrivare a capire che la traduzione dev'essere «C'era una volta un re».
Ma le illustrazioni mi affascinano.
Devo assolutamente capire che cosa rappresentano. Tento di indovinare, cerco nel dizionario e così pian piano vado avanti, riga per riga.
E quando arriva la fine delle vacanze di Natale, questo incantevole libro mi ha insegnato più francese di quanto non avrei mai imparato in anni studio con il metodo Aline Laurell e Gronlund.

 Selma Lagerlof 


TURDILLI CALABRESI



I "turdilli" sono tipici dolcetti natalizi della pasticceria calabrese molto friabili e simili nella forma  a grossi gnocchi, tradizionalmente impastati con il vino moscato e ricoperti di miele di fichi.
L’origine dei turdilli è antichissima, risale addirittura a qualche millennio fa quando, nelle regioni affacciate sul Mediterraneo come la Calabria, si celebrava il solstizio d’inverno, ancor prima quindi dell’avvento dei Romani e del loro Natalis Solis Invicti.
Il loro nome  deriva dal greco e significa "piccolo".
Esistono diverse ricette, con e senza uova, io personalmente li preferisco con le uova che li rendono più morbidi.

TURDILLI CALABRESI

Ingredienti

4 uova
 250 ml di vino moscato o vermouth bianco
        250 ml di olio extravergine di oliva
        succo di 1/2 limone
        scorza di 1 arancia
        1 bustina di lievito per dolci
        100 gr di zucchero
        farina tipo 00 q.b. (circa 1 kg)
        olio di semi per friggere q.b.
        miele di fichi q.b.
      1 stecca di cannella

Fate bollire in un pentolino per qualche minuto vino moscato (o vermouth bianco),cannella, olio, zucchero e il succo di limone mescolando di tanto in tanto fino ad ottenere uno sciroppo, togliere la stecca di cannella e lasciate raffreddare.
Disponete la farina sulla spianatoia o in una ciotola, formare una conca al centro dove romperete le uova, grattugiatevi una scorza d’arancia e   versate poco per volta lo sciroppo impastando fino ad ottenere un composto morbido e liscio.


Praticamente poi si procede come per gli gnocchi, solo un po’ più grossi: infatti li faremo di circa 3- 4 cm di spessore e 4 -5 cm di lunghezza.
Dopo averli rigati tutti, procediamo con la parte più delicata, cioè la frittura: devono essere ben dorati da entrambi i lati, io preferisco proprio per questo friggerli nella friggitrice dove la temperatura dell’olio si mantiene costante.
Man mano che friggono li depongo su diversi strati di carta assorbente con cui ho rivestito uno scolapasta e anche fra uno strato e l’altro di turdilli metto altra carta assorbente per assorbire ogni l’eccesso d’olio.


Quando tutti i turdilli sono fritti e freddi, metto a scaldare in una pentola di medie dimensioni e dai bordi alti il miele di fichi o d’api fino a renderlo bello fluido e ci tuffo pochi per volta i turdilli, rigirandoli fino a ricoprirli tutti e sistemandoli man mano a piramide in un vassoio con un bordo in grado di contenere il miele che man mano cola.


Per renderli più belli e golosi cospargerli di diavoletti colorati o anche mini-smarties.
I turdilli si conservano per parecchi giorni se ermeticamente chiusi.
In mancanza di miele di fichi, i turdilli si possono ricoprire col miele d’api o anche mischiare entrambi… sempre buoni saranno!
Se volete donarli, molto carina è l’idea di confezionare delle mini porzioni in piccoli contenitori chiusi con il cellophane per alimenti con fiocchetti e decori natalizi.


Per scaricare la ricetta

22 dicembre 2018

L' INVERNO - Umberto Saba




Buonanotte con una bella poesia d' autore!

L' INVERNO

È notte, inverno rovinoso. Un poco
sollevi le tendine, e guardi. Vibrano
i tuoi capelli selvaggi, la gioia
ti dilata improvvisa l'occhio nero;
che quello che hai veduto - era un'immagine
della fine del mondo - ti conforta
l'intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.

Umberto Saba

L'INVERNO - Nino Salvaneschi


 Gira che ti rigira, è tornato l'inverno!

L’ INVERNO

L’inverno ritorna ad ogni giro di anno
e ha la sua ghirlanda di ghiaccioli e
di neve, la sua corona di stellette e
di leggende, le sue poesie e le sue
canzoni, il suo fascino e la sua bellezza.

 Nino Salvaneschi

IL SONNO DELLA TERRA - Maria Loretta Giraldo


L'inverno è tempo di meritato riposo per la terra...

IL SONNO DELLA TERRA

Il mago dell’inverno
mandò a chiamare il vento:
“La terra ha freddo e trema
e grande è il suo tormento,
cantale una canzone
che possa riposare…”.

Il vento andò cantando
ed arrivò dal mare,
spazzò, sferzante e gelido,
i monti e la pianura;
la terra a quella voce,
tremava di paura.

Il mago dell’inverno
fece venir la neve:
“Fa’ tu dormir la terra
con il tuo tocco lieve”.

Così la neve candida
discese a larghi fiocchi,
coprì tutta la terra
che già chiudeva gli occhi.

Le disse il mago inverno:
“Sei stata proprio brava”.
La terra, calda e umida,
felice riposava.

 Maria Loretta Giraldo

L' INVERNO NEL VILLAGGIO- F.Socciarelli


Un candido quadretto invernale...

L' INVERNO NEL VILLAGGIO

Scende dal bosco il vecchio campagnolo
col suo fascio di legna sulle spalle.
Candido è il monte, candida è la valle,
tutto di bianco s’è coperto il suolo.
C’è qualche traccia sulla neve intatta:
gente che è andata, gente che è venuta,
è fioca la campana e l’aria è muta;
gemono gli uccellini nella fratta.
Dalle finestre della casa, in fondo
al borgo, i bimbi, col nasino al vetro,
guardano il vecchio e le sue tracce dietro…
unico segno di lavoro al mondo.
Ma appena un poco il cielo si dirada
e ride il sole su tutto quel bianco,
appaiono i fanciulli in lieto branco
e far guerra di palle sulla strada.
E, mentre stan giocando allegri e fieri,
c’è un babbo silenzioso presso il fuoco:
le bestie al chiuso… si lavora poco…
e tutto questo gli dà gran pensieri.

 F. Socciarelli

21 dicembre 2018

INVERNO - Corinne Albaut


Un sereno  e caloroso inverno a tutti!

INVERNO

In uno splendore di fuoco,
rosse, gialle, bruciacchiate
le foglie se ne sono andate.
L’ albero ora tende
le braccia nodose e nere
verso un cielo grigio e greve
L’ inverno è arrivato

Corinne Albaut

20 dicembre 2018

MI RICORDERO' DI QUESTO AUTUNNO - Leonardo Sinisgalli


Che ricordi vi ha lasciato questo autunno ormai trascorso?

A me purtroppo nessuno di buono, quindi lo archivio volentieri, confidando in stagioni migliori, poiché come diceva il poeta Tonino Guerra: " l’ottimismo è il profumo della vita “!

MI RICORDERO' DI QUESTO AUTUNNO

Mi ricorderò di questo autunno
splendido e fuggitivo dalla luce migrante,
curva al vento sul dorso delle canne.
La piena dei canali è salita alla cintura
e mi ci sono immerso disseccato dalla siccità.
Quando sarò con gli amici nelle notti di città
farò la storia di questi giorni di ventura,
di mio padre che a pestar l'uva
s'era fatti i piedi rossi,
di mia madre timorosa
che porta un uovo caldo nella mano
ed è più felice d'una sposa.
Mio padre parlava di quel ciliegio
piantato il giorno delle nozze, mi diceva,
quest'anno non ha avuto fioritura,
e sognava di farne il letto nuziale a me primogenito.
Il vento di tramontana apriva il cielo
al quarto di luna. La luna coi corni
rosei, appena spuntati, di una vitella!
Domani si potrà seminare, diceva mio padre.
Sul palmo aperto della mano guardavo
i solchi chiari contro il fuoco, io sentivo
scoppiare il seme nel suo cuore,
io vedevo nei suoi occhi fiammeggiare
la conca spigata.

Leonardo Sinisgalli

24 novembre 2018

CERCANDO DENTRO DI TE - Ambrogio Fumagalli


Una sognante notte!

CERCANDO DENTRO DI TE

Cercando dentro di te 
nella tua Anima o nel tuo Cuore 
cercando di te 
nel tuo amarmi 
e nel tuo sognare 
quando sai ammirare i tramonti 
oppure guardi il mare 
o quel mondo 
che e' cresciuto accanto a te 
con la tua voglia di sognare 
e di sfidare il cielo. 

Cercando dentro di te 
nel tuo vivere 
cercando nei tuoi Sogni 
nelle tue Speranze 
nel saperti commuovere 
mentre leggi una poesia 
o riuscire ad amare un mondo 
che non t’è amico. 

Cercando dentro di te 
nelle tue parole 
quelle che seppero riempire i miei Silenzi 
i miei momenti tristi 
quando non riuscivo a guardare le stelle 
ma avevo una mano da tenere 
e un cuore da amare. 

 Ambrogio Fumagalli  

23 novembre 2018

LA BELLEZZA DEGLI ALBERI - Capo Dan George


"Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce pescato, l'ultimo animale libero ucciso. Vi accorgerete... che non si può mangiare il denaro. "
(Orso in piedi, Capo Sioux)



Per far volare in alto il cuore...

LA BELLEZZA DEGLI ALBERI 

La bellezza degli alberi,
la morbidezza del cielo,
il profumo dell'erba,
mi parlano.
La vetta della montagna,
il tuono del cielo,
il ritmo del mare,
mi parlano.
La debolezza delle stelle,
la freschezza del mattino,
la goccia di rugiada del fiore,
mi parlano.
La forza del fuoco,
il sapore del salmone,
il percorso del sole,
e la vita che non va mai via,
mi parlano.
E il mio cuore vola in alto.

(Capo Dan George)

POST PIU' POPOLARI

SANTA CHIARA D' ASSISI - 11 Agosto

SANTA CHIARA D' ASSISI "Per la grazia di Dio, l'anima dell'uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è...