31 marzo 2014

VIOLETTE- Luis Cernuda


"Presagio di primavera. C’è già odore di violette − eppure non ci sono ancora!"
Peter Altenberg

VIOLETTE

    Leggere, roride, melodiose,
oscura luce viola che s'insinua,
in verdi valve perla vegetale,
sono un grido di marzo, un sortilegio
d'ali nascenti nella tepida aria.
    Calme sorridon, fragili, fedeli,
con muto incitamento, come affiora
il sorriso da fresco labbro umano.
Ma la forma di grazia non illude:
non promessa cui segua tradimento.
    Nel muovere alla morte vittoriose
reggono un tratto, esse pur sì fragili,
nella corolla il tempo; il loro istante,
esempio dell'effimera bellezza,
si fa viva malia nella memoria.

Luis Cernuda (1902-1963)

FIORITA DI MARZO-Ada Negri


Riempiamoci gli occhi con colori della fioritura primaverile prima che il vento se li porti via e diventino solo un  tenue ricordo...

FIORITA DI MARZO

La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido il passo con cui tocchi
il suolo, e al tuo passar l'erba germoglia,
o Primavera, o gioia de' miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell'orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, ne' loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l'aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza,
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di Marzo, o Giovinezza...

Ada Negri


Che dice la pioggerellina di marzo-A.S.Novaro



Che dice la pioggerellina di Marzo? Sicuramente ha avuto tempo e modo di dire moltissime cose perché in pratica è piovuto tutto il mese…

CHE DICE LA  PIOGGERELLINA DI MARZO

Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d'oro?
 Passata è l'uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia
domani uscirà Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d'aie,
di nidi,
di gridi
di rondini, ed anche
di stelle di mandorlo, bianche... 
Ciò dice la pioggerellina
di marzo che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d'oro.
Ciò canta, ciò dice;
e il cuor che l'ascolta è felice.

Angiolo Silvio Novaro 

30 marzo 2014

QUANDO TI FERISCE UN ANGELO -Gaspy


Il dolore deve essere devastante quando è quello che credi un angelo a ferirti, perché proprio non te lo aspettavi...

QUANDO TI FERISCE UN ANGELO 

Accadde che, vestito di poesia, 
Un angelo scendesse giù dal cielo 
E tutto intorno a me fu fantasia 
E ancor l’ inverno a me non fu più gelo. 

Furon momenti intensi, palpitanti, 
gioie che non parean aver fine. 
Attimi grandi, folli, inebrianti, 
la tenerezza non parea aver fine. 

Ma mutò a un tratto di color quel telo, 
il riso si mutò in un ghigno amaro 
sol frecce lanciate contro il cielo 
a ricader su me con dolor raro :

sanguina il cuore di amarezza affranto 
la ferita è profonda in fondo al cuore. 
Paré demone, atroce il disincanto 
colpì a fondo l’ angel massacratore. 

Gaspy 


PERCHE' GLI ASINI HANNO IL MUSO BIANCO




PERCHE' GLI ASINI HANNO IL MUSO BIANCO

Tutti sanno che l'asino è forte, docile, tranquillo e molto affettuoso, ma soprattutto è l'animale più paziente e quello che sopporta le some più pesanti. 
Gli asini sono anche quelli che patiscono le maggiori pene dai bambini, soprattutto quando questi li portano al pascolo.
Come si sa, i bambini percuotono l'asino con bastoni, gli tirano pietre, gli saltano in groppa e si fanno trasportare in cinque o sei alla volta.
 L'asino, sempre paziente, li lascia fare senza opporsi o diventare aggressivo. Un bel giorno, alcuni angeli si rivolsero al Signore dei Mondi e gli dissero: "Signore! Osserva l'asino :  è l'immagine della pazienza e della resistenza,non pensi che anche lui avrebbe diritto al Paradiso?"
Il Signore diede subito ragione agli angeli e, senza esitare, ordinò che l'asino fosse condotto in Paradiso.
Gli angeli, allora, volarono subito dall'asino per cantargli la buona notizia, prenderlo con loro e condurlo all'ingresso del Paradiso.
Appena arrivati davanti alla grande e lucente porta del Paradiso, l'asino sporse il muso verso l'interno ma subito s’irrigidì e non volle più proseguire.
 Gli angeli non capivano, non si spiegavano.
Provarono e riprovarono, prima delicatamente poi con forza, a spingere la bestia aldilà della porta, ma ... niente, non c'era verso.
 L'asino aveva, con circospezione, infilato solo il muso, guardato all'interno e subito si era fermato come paralizzato.
 Che cosa stava succedendo?
Perché l'asino non voleva in nessun modo proseguire all'interno di quel mondo magicamente perfetto e felice?
Non passò molto che gli angeli capirono il motivo: a spaventare l'asino sino a non farlo più proseguire era stato il gran numero di bambini che aveva visto sporgendosi dalla porta del Paradiso.
Era troppa la paura che l'asino aveva dei bambini a causa dei tanti maltrattamenti subiti da loro.
Gli angeli, a malincuore, dovettero rinunciare a far entrare l'asino tra i prediletti del Paradiso e lo riaccompagnarono al pascolo.
 Appena tornato sulla terra, tutti si accorsero del cambiamento dell'asino: non era entrato in Paradiso, ma ci aveva messo dentro il muso che, illuminato dalla folgorante luce divina, era diventato bianco!

 Fu così che da allora tutti gli asini nacquero con quella caratteristica, per ricordare quell'assaggio di Paradiso.

(dal web)


IL MIO DIO -Rosa Andronaco


Io penso che si debba amare Dio senza porsi troppe domande … siamo troppo “piccoli” per comprendere la grandezza del Suo disegno!


IL MIO DIO 

Il mio Dio è "umano" e "speciale"
sa essere dolce ma anche severo,
è eterno ma nasce ogni giorno.
ci fa nascere con la felicità
ma poi ci fa conoscere il dolore.
Lui è un pacifico ma con 
la sua vita ha portato le guerre.
Chiede la santità a tutti noi, ma 
lui scelse l’apostolo che lo rinnegò
a capo della sua chiesa.
E’ sempre presente
ma nessuno mai vede il suo volto.
Molti uomini lo considerano superfluo
ma non si muove filo d’erba
senza la sua complicità.
Lui è dolore e allegria…
… il mio Dio è cosi
meraviglioso e sconcertante.

Rosa Andronaco

20 marzo 2014

RITORNI SEMPRE COL MATTINO- C. Pavese



Completamente affascinata dalle poesie di Cesare Pavese, ne propongo altre per approfondirne la conoscenza.
Scritta il 20 Marzo di ormai sessantaquattro anni fa, anche "Ritorni sempre col mattino”, fa parte della raccolta “ Verrà la morte e avrà i tuoi occhi “ del 1950.
La raccolta, pubblicata postuma, comprende dieci poesie (otto in lingua italiana e due in inglese), scritte tra l'undici marzo e il dieci aprile del 1950 a Torino e ritrovate casualmente tra le sue carte dopo la morte dello scrittore.
Sono dieci liriche d'amore dedicate all’attrice americana Constance Dowling, l’ultima musa della sua vita tormentata, la sua ultima illusione e infine l'ultimo  fallimento amoroso che lo fece precipitare nel suo male di vivere.
Dopo aver intravisto uno spiraglio di luce in una speranzosa alba, per lui cala il buio assoluto della notte che non finisce…ma non l'oblio, perché le parole sempre vive delle sue poesie, continuano a scolpirsi nell' anima dei lettori...


RITORNI SEMPRE COL MATTINO
(In the morning you always come back)

Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre ‒
sei la vita, il risveglio.

Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro ‒
è finita la notte.

Sei la luce e il mattino.

20 marzo '50
Cesare Pavese

14 marzo 2014

To C. from C. - Cesare Pavese 11 Marzo



Anche oggi una splendida poesia con lo sfondo di un gelato marzo, scritta da Cesare Pavese  all'attrice Constance Dowling, l’ultima donna  da lui amata...

To  C. from C.

Tu,
screziato sorriso
su nevi gelate -
vento di Marzo,
balletto di rami
spuntati sulla neve,
gemendo e ardendo,
i tuoi piccoli "oh!" -
daina dalle membra bianche,
graziosa,
potessi io sapere
ancora
la grazia volteggiante
di tutti i tuoi giorni,
la trina di spuma
di tutte le tue vie -
domani è gelato
giù nella pianura -
tu, screziato sorriso,
tu, risata ardente.

11 marzo '50
Cesare Pavese

(da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi Einaudi editore)


10 marzo 2014

NEVE DI SERA - Nicola Lo Conte


Un soffio di fresca neve per un piccolo brivido di gioia!

NEVE DI SERA

Rigida notte invernale,
tersa,
fredda,
immobile.

Il cielo senza luna
luccica appena di stelle!
In fondo strane casupole ammucchiate,
coi tetti imbiancati di neve,
come a vincere la notte,
e colline fino a ieri sconosciute,
e alberi scheletrici
coi rami eternamente protesi!

Il tempo si è fermato,
ogni luce si spegne...
eppure tutto vive:
vive la natura,
vive quell'albero,
io vivo!

Ad un tratto,
polvere di neve sui miei occhi,
portata da un soffio di vento...
poi un brivido di freddo
sotto la pelle...
come una piccola gioia.

(Nicola Lo Conte)

TU VENTO DI MARZO- Cesare Pavese


La terra è ancora così fredda e il vento di marzo soffia gelido spargendo scaglie di neve, ma c'è la speranza della primavera alle porte a rendere tutto più dolce!
Splendida, anche se provoca un profondo brivido, questa poesia di Cesare Pavese, scritta solo pochi mesi prima di togliersi la vita, solo pochi mesi prima di consegnarsi al gelo eterno...

TU VENTO DI MARZO

Sei la vita e la morte.
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda -
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
- anemone o nube -
il tuo passo leggero
ha violato la terra.
Ricomincia il dolore.

Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi più non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.

Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo
sono un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.
Sangue di primavera,
tutta la tetra trema
di un antico tremore.

Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
e il torrente del cuore
si è ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose -
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.
E', il mattino, è l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.

La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.

Cesare Pavese 1908-1950
(da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi Einaudi editore)

5 marzo 2014

QUARANTA GIORNI - Roberto Laurita



L’augurio di una proficua Quaresima, che ci prepari nello spirito a comprendere il significato più profondo della Pasqua ...

QUARANTA GIORNI

Quaranta giorni davanti a noi, Gesù:
ecco un dono prezioso
per la nostra vita di fede,
un'occasione per sperimentare
una nuova primavera dello Spirito.

Quaranta giorni per ritrovare
un rapporto autentico con te:
per togliere le maschere
che abbiamo posto sul nostro volto,
per ascoltare la tua parola
e fermarci ai tuoi piedi
lasciando che essa raggiunga
il profondo dell'anima.

Quaranta giorni per abbattere
ogni muro che ci separa
dai nostri fratelli
e spezzare via sospetti e dubbi
che ci bloccano quando tentiamo
un gesto di amore e di solidarietà,
una parola di consolazione e di tenerezza.

Quaranta giorni per riscoprire
un equilibrio nuovo nella vita
e sbarazzarci di tanta zavorra
che ingombra e impedisce di camminare,
per avvertire la fame di un cibo
capace di cambiare l'anima
e dissetarsi alla sorgente della vita.

Quaranta giorni per condividere
una preghiera costante,
una fraternità rinnovata,
una Parola viva ed efficace.

Quaranta giorni per cambiare
e celebrare la tua Pasqua!

Roberto Laurita


MERCOLEDI' DELLE CENERI


MERCOLEDI' DELLE CENERI

Con il Mercoledì delle Ceneri inizia il primo giorno della Quaresima, cioè periodo di pentimento e purificazione prima della Pasqua: tutti i cattolici sono tenuti a far penitenza e a osservare il digiuno e l'astinenza dalle carni.
Sostanzialmente questo periodo vuole ricordare i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico.
Si dice abitualmente che la durata della Quaresima è di quaranta giorni: in realtà il calcolo esatto nel rito romano arriva a quarantaquattro giorni, perché la Quaresima comincia il Mercoledì delle ceneri, ma finisce il Giovedì Santo, inoltre non si considerano le domeniche, poiché in tali giorni non va seguito il digiuno.
Mentre per il rito ambrosiano la Quaresima inizia la domenica dopo il mercoledì delle ceneri e termina anch'essa con il Giovedì Santo per un totale di quaranta giorni esatti.
Nella determinazione della durata ebbe grande peso il numero quaranta che ricorre nell'Antico Testamento molte volte:

- quaranta i giorni del diluvio universale
- quaranta i giorni passati da Mosè sul monte Sinai
- quaranta i giorni che impiegarono gli esploratori ebrei per esplorare la terra in cui sarebbero entrati
- quaranta i giorni camminati dal profeta Elia per giungere al monte Oreb
- quaranta i giorni di tempo che, nella predicazione di Giona, Dio dà a Ninive prima di distruggerla.

Anche nel Nuovo Testamento ci sono alcuni passi chiave nei quali si parla di quaranta giorni: i quaranta giorni che Gesù passò digiunando nel deserto e i quaranta giorni in cui Gesù ammaestrò i suoi discepoli tra la resurrezione di Gesù e l'Ascensione.
Anche l’esodo del popolo d’Israele nel deserto durò quaranta anni.



Nella Numerologia il numero 40 significa penitenza, la peregrinazione lungo il sentiero della verità per giungere al Cielo secondo Sant’Agostino.

Secondo alcune correnti religiose la stessa anima dopo la morte del corpo fisico attenderebbe 40 giorni prima di essere “giudicata” o reincarnarsi in un nuovo corpo.
Il primo giorno di Quaresima è detto delle Ceneri, perché durante la funzione liturgica il celebrante sparge un pizzico di cenere benedetta sulla testa o sulla fronte dei fedeli, per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronarli all’impegno penitenziale durante il periodo quaresimale.
Il rito è molto antico, anteriore a Papa Gregorio I (VI secolo) e si svolgeva con le parole: «Sacra illa verba: Memento homo, quia pulvis es et in polvere reverteris» (Sacre quelle parole: Ricorda uomo, perché polvere sei e polvere tornerai).
Le parole «quia pulvis es et in polvere reverteris» compaiono nella versione latina della Bibbia (Genesi 3,19) quando Dio, dopo il peccato originale, scaccia Adamo dal giardino dell’Eden condannandolo alla fatica del lavoro e alla morte.
La Bibbia contiene molti esempi di persone che utilizzavano la cenere come simbolo di pentimento e (Genesi 18:27; 2 Samuele 13:19; Ester 4:1; Job 2:8; Daniele 9:3; Matteo 11:21). 


CENERE IN TESTA 
ACQUA SUI PIEDI

Cenere in testa per ricordare la cacciata
dal Paradiso dopo il peccato originale:
«Con il sudore della fronte mangerai
il pane finché non tornerai
alla terra, perché da essa sei tratto:
polvere sei e polvere tornerai!»

Cenere in terra e acqua sui piedi
per una conversione vera e sincera
che parta da noi e giunga agli altri.
Signore concedimi la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare, il coraggio
per cambiare quelle che posso e la saggezza
per riconoscere la differenza e sentirti
sempre al mio fianco in questo mio transito
breve dove i sogni s’incrociano col tramonto.

Pasquale Zolla


4 marzo 2014

CANZONA DI BACCO - L. De' Medici

Bacco e Arianna in letizia - Jo Nani

Terminiamo con la "Canzona di Bacco" o "Il trionfo di Bacco e Arianna", componimento poetico scritto probabilmente nel 1490 che fa parte dei Canti carnascialeschi di Lorenzo de’ Medici, chiamato anche Lorenzo Il Magnifico, signore di Firenze nella seconda metà del ’400, grande mecenate e uomo di cultura.
Questi canti abitualmente venivano eseguiti durante le feste di carnevale da un gruppo di maschere camminanti sulla strada o collocate sui carri.
Questo componimento è un invito a godere la vita e la giovinezza... che fuggono via veloci senza voltarsi indietro!

CANZONA DI BACCO

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da loro esser ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se son gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun femmine e maschi;
Ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò ch’ha a esser, convien sia.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Lorenzo De' Medici 

Ritratto di Lorenzo il Magnifico

POST PIU' POPOLARI

SANTA CHIARA D' ASSISI - 11 Agosto

SANTA CHIARA D' ASSISI "Per la grazia di Dio, l'anima dell'uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è...