18 marzo 2021

18 MARZO Giornata nazionale per le vittime italiane del covid - poesie tratte da "IL DOLORE DELLA CASA" di Gian Piero Stefanoni




 Era il 18 marzo 2020 quando a Bergamo, una delle città più colpite dalla prima ondata di Covid -19, i camion dell’esercito sfilavano con il loro funebre carico, trasportando fuori città le centinaia di bare che non trovavano più posto nel cimitero.
Le immagini, drammaticamente indimenticabili, hanno suscitato commozione e terrore in tutti e proprio in memoria di quel doloroso ricordo, il Senato ha approvato rapidamente la legge che istituisce la Giornata nazionale per le vittime della terribile pandemia da celebrare, per l'appunto, ogni 18 marzo. 
La cerimonia commemorativa si è svolta a Bergamo, dove è stata deposta una corona di fiori al Cimitero Monumentale e il presidente del Consiglio ha richiesto anche l’esposizione a mezz'asta delle bandiere nazionali ed europee sugli edifici pubblici e un minuto di silenzio.


Le chiamiamo vittime, ma ognuna di loro aveva un'identità e una famiglia alla quale sono state strappate e la pandemia non ha guardato in faccia nessuno, portandosi via persone di ogni età.
Molte di queste vittime hanno contratto il virus e perso la vita per svolgere generosamente il loro lavoro, in luoghi a stretto contatto con i contagiati, con mascherine e occhiali obbligatori tenuti così a lungo da lasciare dolorosi segni.
A loro va un riconoscente, enorme GRAZIE!
A rappresentazione di queste vittime, ho scelto alcune poesie tratte dalla raccolta "Il dolore della casa", dedicate ai compianti del Covid.
Non resta che augurarci che la pandemia diventi presto solo un funesto ricordo…

 Disegno di Paola, ausiliaria di Siena, per dare forza 
e augurare buona Pasqua ai “bianchi guerreri”.


 CHIARA FILIPPONI

Anestesista di Portogruaro, primo medico deceduto in Italia (per concausa) da corona virus il 7.3.2020. 


Sei stata la prima,
da te che gestivi il sopore del corpo
la coscienza: il camice
pronto a cedere ha ceduto,
persa la presa nel sonno.


Del virus hai detto
l'acritica funzionalità del colpo,
la fragilità della scienza
nell'immagine di un silenzio
che però ora non tocca.
Le perle infatti
ancora circondano la bocca,
nel sorriso, nella luce digitale della nostra foresta.

(Gian Piero Stefanoni)




DANIELA TREZZI

Infermiera di trentaquattro anni della terapia intensiva del San Gerardo di Monza (uno dei maggiori fronti della pandemia). Si è tolta la vita il 24 marzo: "Viveva in un pesante stress per la paura di aver contagiato altri" (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche).

Dobbiamo ricordare i vivi
grazie anche a chi, per loro,
vivo non è più.  Che non è
un facile bando la regola della memoria
ma nei fatti del sangue il passaggio,
l'ossigenato fluire dalle mascherine
da una esistenza offesa. 

Con te però il sudario 
raccoglie lo scrupolo, il terrore 
esploso negli occhi di un dare infetto, 
dentro le corsie una malattia d'amore
probabilmente vinta. 

Resta un qualcosa di più grande
però in ciò che t' ha spazzata,
di più vasto. La donna che teme, 
e che avanza se cade infatti non è muta 
nel grido della terra che reclama,
che in te ancora può. E non cessa.

(Gian Piero Stefanoni)


LI WENLIANG

Oculista all'ospedale centrale di Wuhan uno dei primi medici a riconoscere la pericolosità della polmonite di Wuhan lanciando l'allarme sul virus il 30.12.2019. Ammonito dalla polizia "per aver fatto commenti falsi su internet" muore dopo aver contratto il Covid-19 sul  lavoro il 7.2.2020.  Il 2 aprile dello stesso anno è stato dichiarato martire ed eroe nazionale.

La legge smentisce- 
e punisce- i fabbricatori 
di notizie fuori dallo stato.

Per questo ti pronuncia del virus
il primo segno, l'incredulità 
nel destino di Cassandra.

Ma tu giovane oculista 
hai risposto 
all'elementare rispondenza 
del dato, al confine invisibile 
che pronuncia della scienza l'allarme.

A questo educato, 
a questo esposto
nella norma della cura, 
nella norma dell'assenso  
che è della vita ora riposi.

(Gian Piero Stefanoni)


LAMENTAZIONI

Ricomincia da ciò che sai,
da ciò che puoi cuore mio 
ora che la sera muta i legami
e la notte non ha corpo
a cui cedere il sangue.

Ricomincia dalle tue morti,
dagli abbandoni precoci, 
reimpara l'assenza, la misura 
esatta e sola della carne.

Qui freme la sottrazione
la parte mutila del mondo,
accorda in una medesima nota
una vita che non ha terra, 
e che non torna.

Siamo nel grande pianto.

(Gian Piero Stefanoni)

Ringrazio Gian Piero Stefanoni, gentilissima persona ed eccellente  poeta, per avermi concesso di pubblicare le sue poesie. 







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