18 aprile 2018

SONETTO XXXIII- William Shakespeare


Vi auguro una splendida giornata con uno dei Sonetti che William Shakespeare probabilmente compose tra il 1591 e il 1604, stagione della sonettistica elisabettiana, impegnandovisi soprattutto quando una violenta epidemia di peste provocò la chiusura dei teatri di Londra.
Rimasti inediti fino al 1609, i Sonetti (154 in totale) sono stati tradotti da autori illustri come Ungaretti e Montale, tuttavia ho preferito scegliere la traduzione più "agevole" dello studioso veneto Giovanni Cecchin...

SONETTO XXXIII

Più d'una volta ho visto lo splendido sole del mattino
blandire le cime dei monti con sovrano sguardo,
baciare con raggiante volto i verdi prati,
indorare pallidi ruscelli di magica alchimia;
e, presto, vilissime nubi sopravvennero
a lacerare la sua divina faccia
e lo nascosero al mondo sbigottito,
inducendolo con vergogna a tramontare.
Così pure, un mattino, sfolgorò il mio Sole
e m'investì del suo splendore;
ma, ahimé, non fu mio che per un'ora:
una massiccia nube adesso me l'ha sottratto.
Tuttavia, per questo, il mio amore non cessa:
come al sole del cielo, anche ai terrestri capita d'offuscarsi.

( dai Sonetti )
  William Shakespeare

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