Anche la vita amorosa di Giuseppe Garibaldi fu appassionata e tumultuosa...
Più che amante,
Giuseppe Garibaldi fu amato. Cadevano ai suoi piedi tutte le donne, dalle
serve, alle nobildonne.
“Se le intellettuali- scrive Luca Goldoni nel suo libro “Garibaldi. L’amante dei due mondi” (ediz.Bur) - lo vedono incarnare gli ideali di un mondo nuovo, le femmine semplici sono stregate da un uomo quasi umile come loro, che sta dominando la scena mondiale. Ovvio il ruolo giocato dal suo aspetto fisico: i lunghi capelli di grano, la faccia leonina incorniciata da una barba selvatica, lo sguardo limpido e cangiante come il topazio dal celeste al verde”.
“Se le intellettuali- scrive Luca Goldoni nel suo libro “Garibaldi. L’amante dei due mondi” (ediz.Bur) - lo vedono incarnare gli ideali di un mondo nuovo, le femmine semplici sono stregate da un uomo quasi umile come loro, che sta dominando la scena mondiale. Ovvio il ruolo giocato dal suo aspetto fisico: i lunghi capelli di grano, la faccia leonina incorniciata da una barba selvatica, lo sguardo limpido e cangiante come il topazio dal celeste al verde”.
Il patriota era un
rude soldato, ma quasi femmineo nella cura della persona. Idolatrato da mezzo
mondo, ma ancorato ai valori della semplicità e della solitudine. Carico di
gloria e pieno di debiti. E il suo magnetismo derivava anche dalla sua
personalità che a molti rimase sconosciuta, quasi inafferrabile. E le donne
pretendevano di impadronirsene sentimentalmente. Era davvero venerato. Una
nobildonna inglese Lady Shaftesbury lo pregò di donarle una ciocca di capelli. Molte di loro, dopo la
passione iniziale, ricopriranno per il patriota solo un ruolo materno.
Orso, ruvido,
maldestro, genuino fino alla sgarbo, Garibaldi ebbe tante spasimanti, tra cui
una ortolona genovese e vedova. La contessa Maria Martini della Torre, che pazzamente
invaghita del suo idolo, lasciò il marito e, si offrì a Garibaldi come compagna
“indivisibile” nella gloria e nella sventura. Ma il generale non ne fu mai
innamorato. La nobildonna, per questo, tenterà il suicidio, alla fine sarà
rinchiusa in manicomio, circondata, racconta Goldoni, da panni rossi come le
mitiche camicie. Quelle color sangue, che secondo il giornalista, erano
destinate in gran parte ai macellai di Buenos Aires.
Madame Louise Colet, una poetessa spregiudicata. La moglie del poeta Lord Byron, Anne Isabelle, che gli procurò molto denaro. Mrs Deidery, una gentildonna londinese, che pur di
vivere accanto a Garibaldi, si addosserà il compito di educare i suoi figli
inquieti. Mrs Mary Selly, moglie del deputato inglese Charles,
che aveva ospitato Garibaldi nelle sua villa all’isola di Wight.
Ma le storie
importanti furono altre. Ebbe tre mogli ufficiali. Anita Ribeiro de Silva, conosciuta in
Brasile, il suo unico grande amore. L’accompagnò nel periodo più drammatico
della sua vita e morì di meningite a ventotto anni, dopo avergli dato quattro
figli Menotti eRicciotti, Rosina e Teresita.
Per Anita, dagli
occhi e i capelli neri, fu un vero colpo di fulmine. Era il 27 luglio del 1839,
quando la conobbe. Anita aveva diciotto anni ed era sposata, ma il consorte, in
guerra dalla parte dei governativi, da tempo non aveva dato notizie di sé. Era analfabeta,
ma seppe dargli tanto amore. Riuscì ad accendergli il cuore, accogliendo la sua
povertà e facendo tesoro della sua ricchezza interiore. Dopo la morte di Anita,
Garibaldi conobbe Emma Roberts, una nobildonna vedova, ricca, molto corteggiata, non più
giovanissima, interessante, ma non bella. Si sarebbero sposati. Ma alla fine
Garibaldi capì che i loro mondi erano diversi. “No, non posso farcela- disse
Garibaldi (si legge nel libro, ndr), non mi ridurrò mai a una mummia come i
vostri amici, fasciati di bende d’alta sartoria”. Rimasero amici, e lei
continuò a finanziare le sue imprese”.
Battistina Ravello, una servetta di Nizza trapiantata a Caprera, che Garibaldi
trattò come moglie, ma che non sposò mai, anche se gli dette una figlia. Fu
un’amante di serie B, con cui il generale soddisfò rudemente le sue voglie dopo
una lunga astinenza.
Esperance von Schwartz Brand, una baronessa inglese, raffinata, che a quindici anni dovette
sposare il socio del padre, Alexander Brandt, il quale si suicidò dopo il
matrimonio. Anche le seconde nozze non andarono bene. Il marito chiese il
divorzio dopo pochi anni. Era una pasionaria, una valchiria. Colta,
affascinante e il suo salotto era frequentato da letterati e politici. “Una
femmina- scrive Goldoni- abituata a condurre la danza”. Garibaldi le chiese di
sposarlo, ma Esperance rifiutò. Aveva capito la differenza tra sognare
un’avventura romantica ed una normale convivenza..
“Fra i due-
aggiunge lo scrittore- probabilmente per colpa di Garibaldi, mancò la magia che
trasforma l’affetto in passione”. Continuò a provare per il condottiero affetto
e attrazione.”
Se si eccettua
Anita, fra tutte le donne che s’invaghirono di Garibaldi- si legge nel libro-
Esperance detiene saldamente il record delle migliaia di chilometri macinati
per raggiungerlo o accorrere a una chiamata, a cavallo, in treno, in carrozza,
in piroscafo”.
Ma le loro origini erano molto diverse.
Lei nobile, lui figlio
di un marinaio.
In un libro di memorie Esperance, che rappresentava la versione
elaborata di Anita, scrisse di Garibaldi: “Era un astro nel cielo, ma come la
luna lasciava scorgere grandi macchie scure”.
Giuseppina Raimondi, marchesina lombarda, sposata all’età di cinquantadue anni.
Cinque minuti dopo il sì , un garibaldino consegnò al Generale una busta in cui
era scritto che la donna era incinta di un altro, il tenente Luigi Caroli. Dopo
l’annullamento del matrimonio con Garibaldi, Giuseppina, che dette alla luce un
bimbo nato morto, si risposò con il conte Ludovico Mancini.
Francesca Armosino, un’altra serva trapiantata da Asti a Caprera, che sposò in tarda
età dopo una lunga trafila burocratica e che gli diede tre figli. Donna
intelligente che lo accudì quando si ammalò.
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