19 novembre 2012

La leggenda di Bacco e l’uva-dal web


Simeon Solomon - Bacchus, 1867  
Birmingham Museum and Art Gallery.

LA LEGGENDA DI BACCO E L'UVA

Bacco, ancora fanciullo, scendeva lungo una strada dell’isola di Nasso. Sul mare azzurro volava qualche uccello bianco. In terra era ancora il mite inverno delle isole greche.
Bacco, coperto ancora da una pelle di orsacchiotto, si sentiva contento e cantava. Ad un tratto, coi sandali urtò in uno strano ramoscello. Lo raccolse e l’osservò. Di fuori pareva secco, ma grattando la buccia, sotto un velo marrone, appariva un bel verde lucido.
Il ramoscello era flessibile, e Bacco lo tenne in mano come un frustino.
Dopo pochi passi, si chinò nuovamente. Aveva veduto un osso di uccello.
“Povero uccello, “ esclamò Bacco, “Povero amico dei miei canti, sei stato sorpreso da un cacciatore o dal freddo?”.
Prese con sé anche quell’ossicino e ci infilò dentro il ramoscello già raccolto.
Passò oltre, ma non aveva fatto molti passi, che scorse, sotto un cespuglio, biancheggiar qualcosa.
Si chinò e raccolse un osso di leone.
“Anche tu sei caduto, superbo, e forte leone! “ esclamò Bacco. ,
Prese con sé anche quell’osso che infilò accanto al primo.
Più avanti ancora, vide sul ciglio della strada un osso d’asino
A quella vista Bacco quasi si commosse. Si ricordò che un asino lento c paziente era la cavalcatura del suo buon maestro Sileno.
Prese anche quell’osso e lo infilò insieme con gli altri.
Giunto vicino alle abitazioni di Nasso, volle sguainare dagli ossi il ramo per piantarlo in un orto, ma non vi riuscì.
Avendo fretta, fece una buca in terra e vi piantò il ramoscello con gli ossi.
Partì dall’isola e non pensò più alla barbatella di Nasso.
Bacco tornò sull’isola da grande. L’estate stanca si addormentava e il suo fratello autunno le faceva un letto di foglie gialle.
Bacco era triste nel vedere la campagna così spogliata, quando giunse sotto una nuova pianta , che si era avvolta a un pioppo e lo copriva di larghe foglie.
Di tra le foglie scendevano grappoli di chicchi azzurrognoli, pieni di liquore dolcissimo.
Bacco non aveva mai visto nulla di simile , né aveva mai gustato mai un frutto così squisito
Colse i grappoli e quando fu stanco di rompere tutti i chicchi succulenti con le labbra, mise i grappoli dentro un’anfora e riprese il suo viaggio.
Alla prima fermata vide con dolore che i grappoli si erano pigiati e rotti. In fondo all’anfora colava un liquido vischioso e dolciastro.
Si rimise in viaggio e quando ebbe sete e non trovò fonti vicine bevve di quel liquore.
Ai primi sorsi sentì muoversi in cuore una nuova gioia. Gli pareva di essere leggero come un uccello e come un uccello cantava allegramente.
Ebbe di nuovo sete e bevve ancora. Si sentì forte e ardito.
Camminava a testa alta, con l'occhio fiero e il pugno stretto. Gli pareva d'essere diventato un leone.
Ribevve ancora, ma la forza, invece di aumentare, gli scemò.
Divenne stanco e debole. La testa gli penzolava sul collo, le gambe gli si piegavano sotto. Non era capace di unire due pensieri né di formare una parola. Si sentì più stanco e avvilito di un asino.
Sdraiatosi per terra dormì profondamente.
Al risveglio, si accorse d’essere sulla strada percorsa molti anni prima e di trovarsi nel luogo dove aveva raccolto lo strano ramoscello.
Ripensando agli effetti del dolce liquore, capì che la pianta ricca di grappoli doveva essere nata dal suo ramoscello infilato nei tre ossi d’uccello, di leone e d’asino.
Ammaestrato da quello che gli era accaduto, Bacco insegnò agli uomini come si fa il vino, ma li ammonì di non berne troppo “Bevendone poco “ egli disse “ diventerete allegri come uccelli; bevendone di più , diventerete robusti come leoni; bevendone molto, diventerete stupidi e fiacchi come ciuchi!

(dal web)

Michelangelo Maestri - busto di  Bacco, 1850  

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