20 gennaio 2020

INNO E ODE ALLA GIOIA





Johann Christoph Friedrich von Schiller, compose l’Ode alla Gioia (An die Freude) nel 1785 e riuscì a pubblicarla l’anno dopo su “Thalia”, una rivista che Schiller aveva lanciato nel 1784, durante il suo periodo come poeta teatrale al Mannheim Theater.
Nel 1808, Schiller ripubblicò una versione leggermente rivista, cambiando due versi della prima strofa e omettendo l’ultima strofa.
In sintesi, la prima versione dell’Ode alla Gioia era composta da nove strofe di otto versi ciascuna, poi ridotte a otto strofe, nella seconda versione.
Nell’ ode, la gioia è intesa non come mera beatitudine, ma come effetto ottenuto quando gli uomini, liberandosi da ogni sentimento di cattiveria, si uniscono in un abbraccio collettivo di fraterno amore, intonando al contempo un canto di lode al Padre Celeste di tutti noi.
Chiaro è, dunque, l’elevato messaggio di pace e amore universale racchiuso nei versi.


Lo stesso messaggio che voleva trasmettere Ludwig van Beethoven quando compose la sua ultima sinfonia, la “Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125”, e proprio per essere inequivocabile nello scopo, il compositore decise di inserire nel finale del Quarto Tempo il testo di Schiller.
La sinfonia -nota anche come Sinfonia corale- sublime risultato di un lavoro durato più di otto anni, fu eseguita per la prima volta il 29 aprile del 1823  a Vienna e continua ad essere delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico.
Per i suddetti motivi, il tema del finale della Nona Sinfonia, riadattato da Herbert von Karajan, è stato scelto nel 1972 come Inno europeo.


L’Ode alla Gioia,  già estremamente popolare al momento della sua creazione, fu musicata anche da altri compositori tra cui: Franz Schubert nel 1815  con il "Lied An die Freude"  per voce e piano; Pjotr Iljitsch Tschaikowski  nel 1865  con un "Componimento per voci soliste, coro e orchestra", in traduzione russa; Pietro Mascagni nel 1882 con una cantata "Alla gioia", su testo italiano di Andrea Maffei e, nel 1892, Johann Strauss II con il valzer "Seid umschlungen, Millionen" ("Abbracciatevi o milioni di uomini").



ODE ALLA GIOIA

O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.

Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.

L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!

Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!

Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero Fratelli,
sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.

Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

Friedrich von Schiller


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