6 gennaio 2015

ALTABARRE - Martin Bazin



La leggenda del quarto saggio Re Magio, che non arrivò in tempo a portare il suo dono al Bambin Gesù perché troppo impegnato durante il viaggio ad aiutare i più deboli...

ALTABARRE - IL QUARTO RE MAGIO 

La notte era gelida e nel cielo d’Oriente scintillavano miriadi di stelle.
 Baldassarre, Gasparre e Melchiorre, usciti sulla terrazza del loro castello, scrutavano instancabili il firmamento. 
Quella notte i Re Magi aspettavano che comparisse in cielo un astro nuovo, un segno misterioso: una stella diversa da tutte le altre stelle.
 Era l’annuncio di un evento promesso, la nascita del Salvatore. 
Ed ecco che, dall’infinita profondità dei cieli, l’astro apparve ai loro occhi: somigliava ad un enorme disco di fuoco da cui scaturivano migliaia di riflessi e raggi colorati. 
I Magi se ne stettero immobili, non osando parlare in presenza di quel segno di Dio. 
Fu in quel momento che Altabarre, il fratello più giovane di Baldassarre, li raggiunse e ruppe il silenzio: 
Questo è senz’altro il segno annunciato. La promessa sta per realizzarsi.
 Presto, dobbiamo partire. 
Baldassarre, Gasparre e Melchiorre si prepararono in fretta e ben presto una fastosa carovana di cammelli, dromedari e cavalli s’incamminò verso le montagne del deserto d’Arabia. 
I Re Magi non staccavano lo sguardo dall’astro che li precedeva indicando la strada. 
Ognuno di essi recava con se doni preziosi per il neonato: Baldassarre portava uno scrigno d’oro fino, Gasparre un profumato vaso d’incenso e Melchiorre una preziosa fiala di mirra. 
Avevano già fatto una mezza giornata di cammino, quando il giovane Altabarre si accorse che, nella fretta, aveva dimenticato i suoi doni. 
Proseguite senza di me disse al fratello maggiore. Io torno al castello a prendere il mio dono. 
Vi raggiungerò più tardi, con il miei servitori.
 Fu così che Baldassarre, Gasparre e Melchiorre, seguendo la steriosa, raggiunsero il posto dov’era nato il piccolo Re del cielo, il Signore dell’universo .
 I tre Re Magi si prostrarono davanti a Bambino e, dopo averlo adorato, deposero ai suoi piedi l’oro, l’incenso e la mirra . 
Intanto Altabarre, ormai molto in ritardo, riuscì a partire, assieme a due compagni di viaggio, soltanto quando le prime luci dell’alba rischiararono l’orizzonte.
 Alzando gli occhi al cielo, Altabarre non vide più il misterioso astro. Ma s’incamminò verso le montagne scoscese, nonostante avesse perso la sua guida celeste.
Dopo molte ore di cammino, quando il sole era alto nel cielo, i viaggiatori s’imbatterono in un poveruomo, steso nella polvere: era un pellegrino esausto per la lunga marcia, malato e febbricitante. 
Altabarre si disse: «Se mi occupo di questo poveretto, arriverò ancor più in ritardo, ma certo non posso abbandonarlo cosi!», 
Aiutato dai compagni, Altabarre diede da bere al viandante ne medicò le ferite e gli bagnò la fronte con acqua fresca. 
Infine sistemò il viaggiatore sul suo cavallo e, con grande cura, lo condusse alla città più vicina dove chiese all’albergatore di averne cura finché fosse guarito.
Per pagare l’albergatore, Altabarre gli diede uno splendido zaffiro, che l’altro accettò con evidente piacere. Solo dopo la partenza, Altabarre si rese conto di avere speso uno dei doni destinati al Salvatore bambino. 
Un po’ rattristato continuò il cammino che ora gli sembrava sempre più lungo.
 Dopo molti giorni raggiunse Betlemme, dove era nato il piccolo Re del cielo. 
Il suo cuore traboccava di gioia al pensiero di poter finalmente vedere con i propri occhi il misterioso Bambino annunciato dalla stella. 
Ma, ahimè, per Altabarre era ormai troppo tardi! Scoprì infatti che i genitori con il Bambino erano fuggiti in Egitto per evitare la furia omicida del re Erode. 
Costui, per non rischiare che un altro re occupasse il suo trono, aveva ordinato che fossero uccisi tutti i bambini di Betlemme sotto ai due anni.
 La città era pattugliata da soldati a cavallo, mentre gli sgherri ultimavano il loro orribile compito. 
Mentre entrava in città, Altabarre s’imbatte in una giovane donna che, con il figlio in braccio, correva disperata.
 Un soldato a cavallo, con la spada sguainata, la stava inseguendo per uccidere il bambino. 
Altabarre s’interpose tra la madre e il soldato. 
Prese sotto la sua protezione i due perseguitati e chiese al soldato di Erode di risparmiarli in cambio di un magnifico rubino.
Il soldato restò sbalordito per l’offerta: sarebbe diventato ricco! 
Dopo tutto gli veniva assai meglio farsi pagare per lasciar vivere quel bambino che non per ucciderlo. .. 
Accettò la proposta e se ne andò via. 
Il giovane Altabarre restò per un po’ di tempo a Betlemme, presso dei pastori che custodivano i loro greggi sulle alture circostanti. 
I pastori l’avevano subito accolto con grande gioia e gli avevano mostrato la stalla dove era nato il Bambino. Gli avevano raccontato della notte misteriosa e del canto degli angeli. 
Poi Altabarre si rimise in viaggio, deciso a raggiungere l’Egitto per ritrovare il Salvatore e offrirgli l’ultimo dono rimastogli: una rarissima perla orientale. 
Passarono i giorni, le settimane e i mesi, e Altabarre continuava nel suo vagabondaggio alla ricerca del Salvatore. 
Dopo aver trascorso parecchi anni in Egitto, egli ritornò in Palestina pensando che probabilmente il Re tanto a lungo cercato fosse già ritornato nel suo paese d’origine. 
Sfortunatamente, per affrontare quest’ultimo viaggio, egli dovette vendere anche la sua preziosa perla. 
Giunto in Palestina, senti parlare di un grande profeta, che percorreva il paese ammaestrando le folle: lo chiamavano «Maestro», «Rabbi» o «Signore». 
Anche Altabarre volle incontrare quest’uomo e si recò sulla montagna.
 Infatti gli avevano detto che li si trovava il Maestro, con una grande folla di discepoli che 10 seguiva ovunque. 
Appena Altabarre lo vide, non seppe trattenere le lacrime: quella voce, quelle parole, quei gesti gli toccavano il cuore. 
Il Maestro diceva: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, ed io vi ristorerò.
 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime». 
«Chi avrà abbandonato tutto, casa, famiglia, ricchezze, per seguirmi, avrà in ricompensa un tesoro in cielo e la vita eterna». 
«Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, non perderà la sua ricompensa». 
E aggiungeva: “Quello che avrete fatto la più piccolo tra i miei fratelli, l’avete fatto a me!”.
La notte seguente, Altabarre fece un sogno che lo riempi di gioia e di speranza.
 Vide venirgli incontro il Maestro, accompagnato da Baldassarre, Gasparre e Melchiorre: il primo portava uno scrigno d’oro fino, il secondo un profumato vaso d’incenso e il terzo una preziosa fiala di mirra. 
Poi il Maestro s’avvicinò ad Altabarre e lo ringraziò per i doni che avrebbe voluto offrirgli il giorno della sua nascita. 
E, mentre parlava, aprile mani e mostrò, al quarto dei Re Magi, uno zaffiro di un purissimo azzurro, un rubino di un rosso splendente e una rarissima perla orientale.

(Martin Bazin, Edizioni Paoline, 1996)




1 gennaio 2015

PREGHIERA PER L' ANNO NUOVO - dal web

                               

                               
      Per cominciare luminosamente  l’anno nuovo e con la migliore compagnia...

PREGHIERA PER L’ANNO NUOVO

Cominciare un anno, con te, o Signore,
è salire sull'aurora di un primo luminoso mattino
e guardare con stupore la vita.
Cominciare un anno, con te, o Signore,
è presentarsi alla porta del futuro
con il cuore vestito di speranza e con le mani aperte al fratello.
Cominciare un anno, con te, o Signore,
è far spuntare la gemma della nostra vita nuova
modulata dall'amore.
Cominciare un anno, con te, o Signore,
è presentarsi ai fratelli e alle sorelle
e dir loro: «Diamoci la mano e cantiamo la musica della pace».
Cominciare un anno, con te, o Signore,
è sentirsi abbracciati da te
e insieme a te iniziare a costruire la civiltà dell'uomo nuovo,
solidale con le cose e con ogni uomo.
Cominciare un anno, con te, o Signore,
è mettersi in attento ascolto della tua Parola
e restarne gioiosamente meravigliati.

( dal web)

31 dicembre 2014

L'ADDIO - Giovanna Nigris




Pronti per l'addio al vecchio anno?
Brindiamo allora a uno scintillante anno nuovo...

AUGURI!



L' ADDIO 

Addio Anno passato,
ormai sei tu come ultimi
granelli di sabbia
raccolti
in fondo a una clessidra.
Quanto hai donato
e portato via,
volteggia libero
nella brezza dell' universo
e si dissolve come
i ricordi che tornano a sera
a raccontarci favole irreali,
un sogno inventato
del tempo che non e' piu'.

Giovanna Nigris

21 dicembre 2014

INVERNO - F. M. Martini


L' autunno è andato via senza neppure salutare e l'inverno è arrivato senza bussare...

INVERNO

Autunno, ancora ti cercai stamane
senza trovarti: te n’eri partito
coi piedi rossi di mosto,
rigato di pioggia sottile,
senza un canto o un grido.
L’ora del giorno t’inseguì per poco
dal campanile del convento dove
le sorelle pregavano per tutte
le stagioni d’Iddio: ma non volgesti
neppure il capo. E dopo,
l’acqua cadde a rovesci, a schianti, a rombi
e fu inverno… 

(F. M. Martini)

LEONID AFREMOV - Pittore impressionista




Se dovessimo sentire nostalgia dei colori autunnali, possiamo sempre ritrovarli in queste splendide opere...

LEONID AFREMOV
 storia di un impressionista contemporaneo


Monet, Manet, Degas, Renoir, Morisot. Tutti conoscono questi importanti artisti che durante l’800 diedero vita ad una delle correnti più famose del panorama artistico mondiale: l’ Impressionismo. Inizialmente malgiudicati e snobbati dalla critica troppo classicista per opere che venivano definite “incompiute”, divennero presto promotori e innovatori, stravolgendo l’idea d’arte del popolo e del mondo.


Oggi, neanche a dirlo, l’Impressionismo è amato ed elogiato come uno degli stili più importanti della storia, basti pensare ai diversi musei parigini che ne accolgono le opere (Louvre, Marmottan, Musèe d’Orsay, Orangerie). Ma quello che in pochi sanno è che in quest’epoca, tra artisti che dipingono virtualmente e opere astratte piuttosto bizzarre, c’è chi continua a preferire questo stile al progresso che indubbiamente li porterebbe a dipingere su una tavoletta grafica piuttosto che con tempere e colori ad olio. E il bielorusso Leonid Afremov è uno di questi nostalgici, ma con un tocco decisamente particolare.


Nato a Vitebsk (stessa città natia del pittore Marc Chagall) nel 1955 da genitori ebrei, Afremov ebbe un’infanzia particolarmente travagliata a causa della sua religione, all’epoca ancora malvista sotto il dominio russo. Studiò nella scuola d’arte di Vitebsk, uscendone come uno dei membri più importanti che l’università avesse mai avuto. 


Lavorò in diversi campi, da designer di loghi a scenografo presso un teatro locale, finché intraprese la strada del free lance, lavorando spesso nella creazione di poster per fattorie e scuole, e a casa cominciò a realizzare i suoi primi lavori nella speranza di poterli vendere. Tuttavia le sue opere non riscontrarono un gran successo, e i suoi dipinti vennero consegnati e perlopiù regalati ad amici e parenti.


Dopo il disastro di Chernobyl, nel 1986, e i continui problemi dovuti all’antisemitismo bielorusso, Leonid Afremov decise di emigrare all’inizio degli anni ’90 con la sua famiglia verso Israele, in seguito alle leggi di Gorbaciov che permettevano l’emigrazione ai cittadini sovietici.


Nonostante nella nuova patria riuscì ad allestire qualche mostra, anche qui il pittore venne disprezzato e ghettizzato: la famiglia si trovò quindi immersa in una situazione economica piuttosto delicata, costringendo il figlio sedicenne di Afremov a vendere i quadri del padre porta a porta. Sorprendentemente quest’azione si rivelò fruttuosa: la vendita porta a porta divenne piuttosto redditizia, tanto che permise ad Afremov di aprire dopo pochi anni una sua galleria d’arte.


Ma l’odio antisemita non gli diede pace, e nonostante i diversi tentativi di farsi conoscere, nel 2002 Afremov si vide costretto a ripartire, stavolta verso gli Stati Uniti, nella speranza di essere riconosciuto per la sua bravura artistica.Sul suolo americano le gallerie d’arte richiesero all’artista solo e soltanto dipinti a tema ebraici o musicali, limitando di molto le idee e la creatività del pittore. 


Nel 2004 la svolta: il figlio di Afremov fu iniziato ad eBay, il famoso sito di compravendita online, dove i quadri del padre andarono a ruba per centinaia e a volte migliaia di dollari. L’artista venne invitato a diversi talk show locali, dove la sua arte venne definita calma e rilassante da diversi psicologi e psichiatri, i quali pubblicarono i suoi quadri presso diverse riviste.


Più tardi aprì un suo sito per la compravendita online delle sue opere, ma che per problemi di salute venne diretto e gestito dai figli. Nel 2010 Afremov decise di trasferirsi in Messico, a Playa del Carmen, dove tuttora risiede con sua moglie ed i suoi figli che continuano a gestire per lui il suo sito. I suoi dipinti sono pregni di colori accesi, e spesso rappresentano paesaggi notturni sotto la pioggia: ma nessuno comunica solitudine o tristezza. 


Sono paesaggi reali, impregnati di luci, persone, danze, musica che sembra trapelare dalle sue opere. Certo, il suo modo di pitturare non è così innovativo (usa prettamente colori ad olio spalmati sulla tela con la spatola), ma è dietro l’idea che si nasconde la vera bellezza.


Un sogno, un’utopia più reale che mai, per un artista che non ha avuto vita facile, ma nonostante ciò si aggrappa fortemente alla vita, mai spenta e sempre colorata di mille luci. Come una persona che vaga, nella notte, con il suo ombrello, circondato dal conforto che dopo la tempesta vale sempre la pena guardare attorno a sé le luci che lo circondano.

(articolo di Martina Marotta)



Leonid Afremov

20 dicembre 2014

INCONTRO D' AUTUNNO - Anton Vanligt



Ancora poco e non sarà più autunno: salutiamolo con una romantica poesia in tema...

INCONTRO D' AUTUNNO

Una musica lieve
come d’incanto guidava i miei passi,
scricchiolìo di foglie
e danza di polvere nel vento…
sapevo che ci saremmo incontrati
in una giornata d’autunno.
Il cielo doveva essere esattamente così:
velato e rispettoso della tua figura fine.
La strada. 
Ho sempre immaginato fosse questa:
costeggiata d’alberi e foglie dai mille colori.
Colore e Musica, Profumo e Suono…
e tu… Poesia.
Questa è la perfezione in cui opera il Destino!

Anton Vanligt

Leonid Afremov - Sotto un ombrello

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